Cosa significa l’acquisto di Weston McKennie per la Juventus

E anche per il calcio americano e per la Serie A.

Al netto delle operazioni già completate in precedenza, per esempio quelle che hanno portato in bianconero Arthur e Kulusevski, la Juventus sta operando sul calciomercato con un approccio per sostituzione, o per successione: Pirlo ha annunciato in conferenza stampa la fine dell’avventura di Higuaín a Torino, e le maggiori indiscrezioni/suggestioni su nuovi giocatori in arrivo riguardano proprio degli attaccanti, per la precisione Milik, Dzeko, Luís Suárez. L’altro affare in uscita già portato a termine è il passaggio di Matuidi all’Inter Miami; e infatti la Juve ha subito coperto quello slot acquistando Weston McKennie dallo Schalke 04.

In virtù di tutto questo, si può iniziare a parlare di McKennie alla Juventus come di un’operazione logica, imbevuta di buon senso: gli uomini-mercato bianconeri hanno “scambiato” un giocatore alla fine della carriera (Matuidi ha compiuto 33 anni ad aprile) con un altro di 22 anni, già formato nel calcio europeo ma con ampi margini di crescita. Del resto McKennie ha accumulato 91 partite totali tra Bundesliga, Coppa di Germania e Champions League – sei apparizioni nella stagione 2018/19 – e conta 19 presenze e sei gol segnati nella Nazionale americana, quindi parliamo di un elemento che ha già dimostrato di poter stare in un certo contesto e ora tenterà l’accesso a un livello superiore. Anche da dal punto di vista tecnico-tattico, il passaggio da Matuidi a McKennie è una scelta coerente: il texano – è nativo di Little Elm, centro abitato nella contea di Denton, 40 miglia a Nord-Ovest di Dallas – è un centrocampista estremamente dinamico, potenzialmente perfetto da utilizzare in un reparto a tre con il compito composito di pressare gli avversari e appoggiare l’azione offensiva.

Le differenze che ci sono tra lui e Matuidi, però, cominciano a “spiegare” le intenzioni di Pirlo, l’approccio tattico del nuovo allenatore bianconero: il francese era ed è un centrocampista con un fisico filiforme, in grado di garantire equilibrio difensivo quando i compagni tengono un atteggiamento aggressivo, ma soprattutto rimanendo a protezione del proprio spazio – e infatti sia Sarri che Allegri lo hanno spesso schierato come quarto di centrocampo dal lato di Cristiano Ronaldo, dato che le caratteristiche del portoghese non consentono di chiedergli troppo in fase di non possesso. McKennie, invece, è un giocatore più esplosivo (è alto 184 centimetri e pesa 85 kg), che ha bisogno di tenere un ritmo alto per poter essere efficace. Non a caso, Pirlo ha detto che la sua Juventus sarà una squadra «che abbia il possesso della palla e che, quando la perde, aggredisca gli avversari e cerchi di recuperarla il prima possibile». Una situazione tattica del genere può determinarsi in un campo corto o anche lungo, non possiamo sapere quale siano le preferenze di Pirlo in questo senso, ma di certo McKennie è più bravo ad agire in spazi ampi, aperti, in cui far valere la sua corsa ad alta intensità e le doti nei contrasti (12,4 tentati ogni 90 minuti, con il 50% di successo).

McKennie è un calciatore che sa pressare l’avversario e che si pone sempre l’obiettivo di ribaltare l’azione. Come abbiamo visto e detto, non ama difendere in maniera cerebrale, e lo stesso discorso vale anche per la fase offensiva: pur avendo una buona padronanza tecnica, soprattutto nello stretto, pensa costantemente di far progredire il gioco, quindi si muove tantissimo per ricevere il pallone, una volta ricevuto tenta sempre di condurlo in avanti, non è egoista ma a volte può risultare un po’ frenetico, soprattutto quando decide di isolarsi sulla fascia e tentare l’azione personale. Anche in questo è differente da Matuidi, e in generale è un elemento che mancava nella rosa della Juventus: il francese è un giocatore estremamente intelligente nella comprensione e nell’attacco dello spazio, ma spesso manca di lucidità tecnica al momento del tiro o dell’ultimo passaggio, anche a causa della grande mole di lavoro in fase difensiva; McKennie è talmente intenso nel suo gioco e nei suoi movimenti che la cifra qualitativa delle sue giocate, pur non essendo eccelsa, non risente praticamente mai della stanchezza. Questo, come detto, lo rende differente rispetto ai centrocampisti a disposizione di Pirlo, i vari Bentancur, Arthur, Rabiot; forse solo Kulusevski possiede questo tipo di atletismo, ma è sicuramente più creativo, meno presente nella fase difensiva.

Un po’ di azioni interessanti di Weston McKennie, in fase difensiva e in fase offensiva

Oltre al campo, ovviamente, c’è tanto altro da dire su questa operazione. McKennie, infatti, è il primo calciatore Usa nella storia della Juventus, il terzo di sempre con una reale prospettiva di utilizzo dopo Lalas e Bradley. È un evento importante per il soccer Nordamericano, non tanto perché è stata aggiunta un’altra nazione al “planisfero” dei giocatori statunitensi o canadesi, ma per il prestigio mondiale della società bianconera. McKennie appartiene a quella New Wave che potrebbe finalmente dare una dimensione d’élite al calcio e alla Nazionale degli Stati Uniti, e questa è una sensazione che si origina diversi anni fa, ben prima del trasferimento in Italia: già nel 2018, quando ha lasciato l’Academy del FC Dallas per unirsi allo Schalke 04, veniva presentato e intervistato come «una stella emergente del calcio americano»; il suo imminente passaggio alla Juventus, su Sport Illustrated, è stato definito «una sfida enorme per McKennie, un’opportunità meritata per un giocatore che è stato un ingranaggio centrale nello Schalke e che rappresenta il futuro della Nazionale americana».

L’approdo di McKennie a Torino – con la formula del prestito a tre milioni più diritto di riscatto a 18 – è una notizia importante, forse addirittura storica, per un movimento alla ricerca di legittimazione come quello statunitense. Ma anche la Juventus potrebbe averne dei benefici, a livello di notorietà e diffusione del marchio nel mercato Usa, potenzialmente vastissimo e già molto legato alla figura di Pirlo. In più, c’è un ultimo aspetto di cui tener conto: negli ultimi mesi, McKennie è stato uno dei calciatori con base in Europa più attivi sul fronte delle proteste antirazziste, infatti è stato il primo atleta della Bundesliga a manifestare apertamente il proprio sostegno a Black Lives Matter, indossando una fascia con la scritta “Justice for George Floyd”. Successivamente, in un’intervista pubblicata su Forbes, ha spiegato che «come americano, per me era una responsabilità prendere posizione in merito a quanto sta succedendo nel mio Paese, e ho pensato che il l’unico campionato europeo tornato in campo dopo il lockdown potesse essere la piattaforma giusta per esprimere dissenso, per chiedere giustizia». Non sarà una caratteristica determinante per il suo impatto sulla Juve o sulla Serie A, ma di certo dice qualcosa di significativo su di lui, sulla persona che è.