Si tratta probabilmente della vera grande notizia di calciomercato di questa strana parentesi estiva, anche se ne stiamo sentendo parlare pochissimo: Lucy Bronze ha lasciato l’Olympique Lione per il Manchester City. Per chi non seguisse il calcio femminile, un piccolo chiarimento. Lucy Bronze è una delle migliori calciatrici al mondo: è arrivata al secondo posto dell’ultima classifica del Pallone d’Oro, e nel ruolo di terzino destro non ha rivali, al punto da essere una giocatrice che, sommando atletismo e tecnica, riesce a spostare gli equilibri come poche. Quando, nel 2017, è arrivata al Lione, ha cambiato il volto della squadra, allargando il baricentro del gioco e facendo fare alle francesi un chiaro salto di qualità: all’epoca, il Lione aveva già vinto due Champions League grazie a giocatrici fenomenali come Ada Hegerberg, Eugénie Le Sommer e Dzsenifer Marozsán, ma entrambi i due titoli erano arrivati ai calci di rigore. Le tre edizioni successive all’arrivo di Bronze sono state conquistate in scioltezza, dimostrando una schiacciante superiorità sulle avversarie (4-1 al Wolfsburg nel 2018, 4-1 al Barcellona nel 2019, e 3-1 di nuovo al Wolfsburg poche settimane fa).
Ma il trasferimento di Bronze ha un valore che travalica quello tecnico: la più importante calciatrice inglese in attività, a nemmeno 29 anni, sceglie di abbandonare il club più forte del mondo per fare ritorno in quello che aveva lasciato tre anni fa, e che in quest’ultima stagione si è fermato appena agli ottavi di Champions League, e che non vince il campionato dal 2016. Una decisione motivata dal cambio di prospettiva del calcio inglese di questi anni, che vede investimenti sempre più massicci sulle donne.
Non che mancassero le stelle, alla Women Super League, ma fino adesso si era trattato di ragazze pescate in giovane età e su cui i club avevano scelto di scommettere: Vivianne Miedema, Maria Thorisdottir e Ji So-yun sono diventate campionesse in Inghilterra. Lo scorso autunno, però, il Chelsea annunciava il clamoroso ingaggio della fuoriclasse australiana Sam Kerr, che ha lasciato il Chicago Red Star rifiutando a sorpresa la chiamata dei club del suo paese: il suo arrivo è stato il primo segnale che la Super League stava provando a prendersi un ruolo di primo piano.
Oggi, Lucy Bronze al City conferma che questa è la strada scelta dall’Inghilterra. Lasciando il campionato più competitivo d’Europa, la giocatrice di Berwick-upon-Tweed sposa un progetto che è molto più grande di quello delle Citizens, ma abbraccia l’intero campionato. «La WSL è cambiata enormemente negli ultimi anni», ha spiegato, «il posto in cui bisogna essere in questo momento, per giocare a calcio, è decisamente l’Inghilterra».
E non è l’unica a pensarlo: dal Lione la segue un’altra nazionale inglese, Alex Greenwood, che gioca sempre in difesa ma sulla fascia opposta. C’è anche una terza finalista dell’ultima Champions League che si è aggiunta alla lista, passando però dal Wolfsburg al Chelsea: si tratta della danese Pernille Harder, giocatrice dell’anno dell’ultimo campionato tedesco e una delle più prolifiche attaccanti al mondo, che a Londra giocherà assieme a Magdalena Eriksson – fortissima difensore svedese, capitana del club e compagna di Harder nella vita di tutti i giorni – e farà da spalla d’attacco di Kerr.
Quando ha parlato in esclusiva al Telegraph, Harder ha spiegato che uno dei motivi che l’hanno spinta a trasferirsi è la cura che il Chelsea dedica alle sue tesserate: «Sapevo che sono molto professionali, che seguono tutto. Nutrizione, mestruazioni, il tuo fisico; si prendono veramente cura delle giocatrici e danno loro tutto ciò che serve per crescere. Sapevo che volevo farne parte». Le Blues hanno speso 250.000 sterline per strapparla al Wolfsburg, una cifra che non ha precedenti in questo sport, e che alza ulteriormente l’asticella tecnica ed economica della Super League.
Contemporaneamente, il Chelsea ha preso anche la centrocampista tedesca Melanie Leupoltz dal Bayern Monaco. Francia e Germania sono da circa un decennio i due principali campionati europei (18 delle ultime 20 finaliste della Champions League provengono da questi tornei), quelli meglio strutturati e con le maggiori capacità di spesa, ma il fatto che oggi due delle loro giocatrici simbolo, Bronze e Harder, abbiano scelto di trasferirsi in Inghilterra è un altro segnale dell’inversione di rotta, che sta spostando il baricentro del potere del calcio europeo verso l’Inghilterra.
Negli anni passati, le stelle del calcio statunitense che decidevano di avventurarsi in Europa lo facevano scegliendo proprio club di queste due nazioni: Alex Morgan e Megan Rapinoe al Lione, Tobin Heath e Lindsey Horan al Psg, Alyssa Naeher al Turbine Potsdam, Ali Krieger al Francoforte. In questa sessione di mercato, invece, abbiamo già assistito al passaggio di Rose Lavelle e Sam Mewis al City, a quello di Christen Press e Tobin Heath al Manchester United, e quello delle australiane Steph Catley e Caitlin Foord (entrambe precedente nel campionato statunitense) all’Arsenal. In aggiunta, il Chelsea ha messo sotto contratto Jessie Fleming, 22enne promessa del calcio canadese con un esordio in Nazionale a 15 anni, fresca di laurea alla Ucla. In ultimo, pochi giorni fa proprio Alex Morgan, la calciatrice più pagata al mondo, si è accordata con il Tottenham fino a fine 2020.
«Stiamo assistendo a un sacco di investimenti nel calcio femminile ovunque in Europa, le cose migliorano di anno in anno», ha detto, appena arrivata al City, Lavelle. «Il Manchester City è uno dei migliori club al mondo. Volevo farne parte e penso che questa sia per me una grande opportunità». Sentire una delle più forti centrocampiste al mondo, che a soli 25 anni è considerata uno dei perni degli Usa, parlare di un club europeo come di una “grande opportunità” dovrebbe dare l’idea del cambiamento in atto.
Un cambiamento che la Football Association ha sostenuto fin da subito, aumentando gli investimenti e affidando, nel 2018, la panchina della Nazionale a Phil Neville: non un allenatore di primo piano, ma un nome molto conosciuto e riconoscibile tra i fan del calcio maschile. Proprio mentre Lucy Bronze si trasferiva in Francia, la FA lanciava il programma Gameplan for Growth, grazie al quale attualmente risultano 3,4 milioni di donne praticanti in tutto il paese, ovvero il doppio rispetto a quando il progetto è iniziato.
Pochi giorni fa, sempre la FA ha rivelato che fin da inizio anno i compensi e i bonus per le partite in Nazionale tra maschi e femmine sono stati equiparati, facendo dell’Inghilterra la prima grande nazione europea (dopo Norvegia e Finlandia) ad aver approvato l’equal pay, una cosa che molti ritengono economicamente insostenibile (e non solo in ambito sportivo). Il che forse spiega anche perché adesso tante calciatrici statunitensi guardino al paese britannico come nuova meta, dopo che la loro causa contro la Ussf è stata respinta a un giudice federale lo scorso maggio.
La Super League sta chiaramente puntando ad affermarsi come una sorta di NBA del calcio femminile (un obiettivo sempre inseguito, ma finora senza pieno successo, dalla Premier League maschile), forte di un pubblico sempre più in crescita, che ha permesso anche di riempire importanti stadi come il New White Heart Lane e Anfield. Mentre la maggior parte dei campionati femminili sono quasi impossibili da vedere dall’estero, la WSP mette da tempo a disposizione la possibilità di iscriversi gratuitamente sul proprio sito per guardare le partite, e per la prossima stagione sono stati siglati importanti accordi televisivi con Nbc e Dazn per trasmettere alcuni match negli Stati Uniti, in Germania e in Italia.
Le due semifinali conquistate dalla Nazionale nelle ultime edizioni dei Mondiali hanno fatto da traino per il successo di uno sport che, adesso, necessita di un’affermazione a livello di club, finora avvenuta solo nel lontano 2007 con l’Arsenal, unico club inglese ad aver raggiunto la finale di Champions League.