Thierry Henry allenatore è uno spettacolo, e non l’avreste mai detto

Sembra proprio voler entrare in campo e mostrare ai suoi giocatori come si fa.
di Redazione Undici

La carriera di allenatore di Thierry Henry è iniziata da poco, e non proprio benissimo: dopo l’esperienza come assistente di Roberto Martínez, ct della Nazionale belga, l’ex attaccante è diventato tecnico del Monaco ed è stato esonerato dopo aver raccolto appena quattro partite su 20. La nuova avventura in MLS, alla guida dei Montreal Impact, è iniziata più o meno un anno fa.

Neanche in Canada le cose stanno andando molto bene, considerando che la squadra di Henry ha vinto solo sette delle venti gare disputate in questa anomala stagione di MLS, non è riuscita a qualificarsi per la finale del Canadian Championship – torneo calcistico tra tutte le squadre canadesi – e ha perso (1-2 in casa) l’andata dei quarti di finale della Champions League Concacaf.

In realtà non è solo colpa di Henry: i Montreal Impact hanno la 22esima rosa per valore complessivo della MLS, i giocatori più forti e riconoscibili sono Victor Wanyama e Bojan Krkic, e non ci sono altri grandi talenti. Insomma i risultati sembrano essere in linea con la reale della squadra, ma anche con storia della società, che non è mai andata oltre la semifinale dei playoff (raggiunta una sola volta, nel 2016).


Anche lo stesso Henry non sembra essere proprio soddisfatto dei calciatori che ha a disposizione, delle loro doti, come si vede chiaramente nel video sopra (tratto dal profilo Twitter della MLS) che lo ritrae in panchina durante l’ultima gara persa contro il Nashville (0-1). Henry, infatti, si agita tantissimo, ce l’ha con molti suoi calciatori, sembra voler davvero entrare in campo e mostrare loro come si fa: le sue istruzioni sono continue, martellanti, arriva a dire a uno dei suoi uomini che «quello che stai facendo non è calcio», ce l’ha spesso con Romell Quioto, 29enne attaccante honduregno. Al termine del video c’è l’immagine del fischio finale: Henry in realtà si sta ancora disperando, poi però si ricorda che è arrivato il momento di dare il pugno al suo collega, e allora si calma un attimo. Non è difficile immaginare cosa sia successo nello spogliatoio degli Impact, dopo pochi secondi.

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