Ferrán Torres attaccante è la nuova invenzione di Guardiola?

Tre gol in altrettante partite di Champions giocate in un ruolo tutto nuovo.

Questa estate, dopo molti anni, non siamo rimasti impressionati dal mercato del Manchester City. Probabilmente è stata colpa di Messi, di un’illusione che non si è concretizzata nella realtà: dopo il caso del burofax, tutti si aspettavano che il fuoriclasse del Barcellona si sarebbe riunito con Pep Guardiola, ma poi le cose non sono andate così. È inevitabile che le prospettive cambino, se le aspettative riguardano Lionel Messi e poi i nuovi acquisti sono quelli di Nathan Aké, Ruben Dias e Ferrán Torres, anche se la cifra investita è stata comunque alta (oltre 150 milioni per questi tre calciatori). Però, nonostante tutto, proprio l’acquisto di Torres potrebbe rappresentare una svolta per Guardiola, non solo per l’ottimo impatto avuto dal ventenne spagnolo in questo inizio di stagione (tre gol nelle prime tre gare di Champions League, più una rete in Coppa di Lega), ma anche perché Guardiola ha già iniziato a lavorare su di lui con la sua proverbiale inventiva.

Al termine della gara contro il Marsiglia, giocata il 27 ottobre 2020 e vinta per 3-0 dal Manchester City, proprio Guardiola ha rilasciato alcune dichiarazioni su Ferrán Torres, sulla sua prestazione in un ruolo inedito: «Ferrán non è un attaccante, e proprio per questo devo congratularmi con lui: si è sforzato per giocare in una posizione che non gli appartiene. In questo momento non abbiamo grandi alternative in avanti fino al ritorno di Agüero e Gabriel Jesus, però adattare Ferrán in questo ruolo era una soluzione possibile. E ha funzionato bene».

Sono passati sette giorni dalla partita contro il Marsiglia, e ieri sera Ferrán Torres è stato schierato di nuovo come attaccante da Guardiola, in un’altra gara di Champions, contro l’Olympiakos. L’ex Valencia ha segnato un altro gol, ma non è questa la cosa più interessante: la rete è arrivata al termine di un’azione che sembra perfettamente aderente a ciò che Guardiola chiede ai suoi attaccanti, quelli di ruolo e quelli inventati; Torres, infatti, ha prima accorciato la squadra e poi ha attaccato immediatamente la profondità, dando a Kevin De Bruyne la possibilità di esercitare la sua incredibile arte del passaggio decisivo. A quel punto, lo spagnolo ha chiuso l’azione con un gran controllo a seguire e con una conclusione in diagonale che è semplice solo in apparenza.

Certo, anche Guardiola ha dovuto ammettere che la scelta di far giocare Ferrán da attaccante è stata dettata dalle contingenze, più che da un preciso disegno tattico. Questo tipo di conversioni, però, possono nascere un maniera casuale e poi rivelarsi permanenti, perché permettono di scoprire, anzi di esaltare, qualità che prima risultavano invisibili, o molto ben nascoste – come è successo a Dries Mertens nel Napoli, giusto per fare un nome celebre. Rivedere il gol realizzato contro l’Olympiakos – così come quello segnato al Burnley in League Cup – mette però in mostra una grande velocità nello scatto, una freddezza sorprendente sotto porta, tutte doti che potrebbero far comodo a Guardiola anche dopo la fine dell’emergenza in attacco. E che, quindi, potrebbero spingerlo a ripensare il ruolo di Ferrán Torres per i prossimi mesi, anzi per i prossimi anni.

Anche contro lo Sheffield, nell’ultima gara di Premier League, Torres ha giocato come punta pura. Non ha fatto gol, ma è stato molto utile nel ricercato gioco corale del City. Certo, accanto a lui c’è sempre stato Raheem Sterling, un attaccante/esterno tascabile che possiede un incredibile grande senso del gol, un giocatore che sa riempire benissimo l’area di rigore, un partner potenzialmente perfetto per qualsiasi tipo di centravanti. Forse anche questo potrebbe essere un indizio a favore della trasformazione definitiva di Ferrán: la sua capacità di muoversi a 360°, di correre alle spalle dei centrali avversari ma anche di allargarsi sulle fasce e/o di accorciare verso il centrocampo, il tutto senza perdere velocità e qualità nel controllo del pallone, potrebbe spingere Guardiola a disegnare un sistema alternativo per il City, in cui Torres occupa lo slot di pivote offensivo che esplora tutto il campo, mentre i suoi compagni – Sterling in testa – possono inserirsi negli spazi lasciati liberi. Anche Gabriel Jesus potrebbe adattarsi bene a questo nuovo assetto – poco meno di un anno fa Guardiola l’ha utilizzato come esterno offensivo in una partita di un certo peso, in casa del Real Madrid – mentre invece un attaccante più classico, almeno nei movimenti, come Sergio Agüero, potrebbe essere meno adattabile.

In realtà anche questo punto spinge in favore della nuova ipotesi tattica: il Kun è assente o comunque gioca in maniera intermittente da molti mesi a causa di vari infortuni, ha compiuto 32 anni a giugno e ha il contratto in scadenza nel 2021. Insomma, l’idea che il City e Guardiola possano aver creato o possano creare una successione interna ad Agüero, tra l’altro attraverso una nuova intuizione, una nuova “invenzione”, non è così campata in aria. Già contro l’Olympiakos, nella ripresa, Guardiola ha ritrovato Gabriel Jesus: il brasiliano si è posizionato subito nello slot di centravanti, e ha anche trovato il gol, mentre Ferrán Torres si è spostato sull’esterno, in quello che è sempre stato il suo ruolo naturale – a destra o a sinistra, indifferentemente. Le prossime partite diranno qualcosa in più su questa suggestione tattica, ma per ora una soluzione d’emergenza ha funzionato davvero bene. Per un allenatore come Guardiola, potrebbe essere l’inizio di una storia molto interessante.