Com’è il gigantesco piano degli Warriors per riempire la loro arena nelle partite Nba

Capienza ridotta, test rapidi per tutti i tifosi, un nuovo filtraggio dell'aria.

Nel mondo dello sport post-pandemia, il modello-bolla della Nba è tra quelli che hanno funzionato meglio. Sfruttando le particolari caratteristiche del campionato, e le strutture ricettive e sportive di Disney World, in Florida, l’ultimo campionato si è concluso in maniera più o meno “regolare”, permettendo lo svolgimento dei playoff e tutelando la salute dei giocatori e di tutte le altre figure coinvolte nelle partite.

In vista dell’inizio della prossima stagione – già fissato per il 22 dicembre – sono però allo studio dei nuovi progetti più o meno segreti per permettere ai tifosi di assistere alle partite – dato che il sistema-bolla non può essere la nuova normalità. Secondo quanto appreso da Espn, l’idea più ambiziosa e strutturata è quella proposta dal proprietario dei Golden State Warriors, Joe Lacob, che ha intenzione di riaprire il Chase Center di San Francisco al 50% della sua capienza. Il progetto prende il nome di “Operazione DubNation” e ha l’obiettivo di essere un vero e proprio protocollo da far seguire a tutti i team. In realtà, sempre secondo Espn, il piano dei Warriors è in cantiere fin dall’11 marzo, ovvero dal giorno in cui la lega ha deciso di chiudere le porte dei palazzetti al pubblico. I Warriors non hanno giocato nella propria arena le ultime 17 partite in programma per la scorsa stagione e secondo le stime di Lacob questa chiusura ha sottratto circa 50 milioni di dollari alle casse dei Golden State Warriors.

Il progetto prevede che i tifosi vengano testati presso il Chase Center o nei punti di raccolta circostanti entro 48 ore dalla partita tramite l’utilizzo di test rapidi di PCR che sono sempre più utilizzati negli Stati Uniti. Questi test sono in grado di rilevare tracce di materiale genetico del virus entro 15 minuti ma al momento sono ancora piuttosto costosi. Lacob ritiene che sia essenziale utilizzare proprio questo tipo di test rapido perché fornisce risultati accurati quasi nel 99% dei casi.

Il piano dei Warriors prevede anche l’obbligatorietà nell’indossare la mascherina e il rigido mantenimento delle distanze sociali. Inoltre, verrà creato un innovativo sistema di filtraggio dell’aria che avrà la capacità di utilizzare al 100% l’aria esterna e di spurgare ciò che invece resta all’interno dell’edificio. «Entro la primavera, i test rapidi saranno prodotti in quantità prossime a 100.000 unità al giorno. Sto cercando di mostrare al mondo, in particolare al mondo dello sport, e alla California, un modo per uscire da questa situazione. Un modo sicuro per far sì che la gente venga ad un evento e che cammini in totale sicurezza in uno spazio non all’aperto», ha spiegato Lacob. Al momento, secondo ciò che riporta ESPN, il Dipartimento della Sanità di San Francisco sta ancora valutando il piano dei Warriors anche perché al momento proprio a San Francisco è in atto la seconda ondata di contagi.

La determinazione di Lacob è legata alla sostenibilità del business ma anche alla necessità di tornare a dare lavoro a tutti coloro che in questo momento sono in difficoltà economiche per via della chiusura delle arene: «Giocare un’altra stagione senza pubblico significherebbe perdere addirittura 400 milioni di dollari e questo, per qualsiasi società sportiva, non è sostenibile. Senza pubblico, la Nba è destinata a morire. E poi ci sono migliaia di persone nel mondo dello sport, dello spettacolo, non solo del basket, che non possono mettere il cibo in tavola, che non possono provvedere ai loro figli». Lacob – che ha conseguito un master in sanità pubblica – si è detto disposto a spendere fino a 30 milioni di dollari per testare ogni singolo tifoso prima di farlo partecipare a un match e per assicurare la massima sicurezza ai giocatori e a tutte le persone coinvolte nell’evento.