Il Leeds sta facendo esattamente ciò che ci aspettiamo da una squadra di Bielsa

Segnare molti gol, subirne altrettanti e mostrare un gioco brillante, ambizioso, senza compromessi.

Nel brevissimo periodo a cavallo tra la stagione calcistica 2019/20 e la stagione calcistica 2020/21, tutti i media hanno parlato tantissimo di ciò che sarebbe successo di lì a poche settimane, cioè quando il Leeds United e Marcelo Bielsa sarebbero sbarcati insieme in Premier League – il club del West Yorkshire mancava nella massima serie dal 2004, per il tecnico argentino sarebbe stato l’esordio nella lega più seguita e influente del mondo. C’erano tutti gli ingredienti perché l’impatto fosse fragoroso, senza mezze misure: un club dalla storia prestigiosa, il gioco ambizioso e identitario a cui Bielsa non avrebbe mai rinunciato, neanche al cospetto di alcune delle squadre più forti d’Europa, e poi un gruppo di giocatori giovani e interessanti, assemblato perché potesse crescere, migliorare, proprio grazie all’approccio di un manager diventato idolo assoluto fin dal primo giorno di lavoro in Inghilterra.

Ebbene, è andata e sta andando proprio così. Il Leeds è una delle squadre più divertenti da veder giocare, anzi i numeri dicono che le partite dello United sono quelle in cui si realizzano più reti in tutti i campionati top in Europa: finora, infatti, la squadra di Bielsa è quella che mette insieme più gol (60) tra quelli segnati (30) e quelli subiti (30) in gare di campionato; al secondo posto di questa particolare classifica c’è il Brest, che in Ligue 1 ha segnato 28 gol e ne ha subiti 31 (totale, 59), poi ci sono Bayern Monaco, Liverpool e Montpellier.

Ovviamente queste cifre sono il frutto di un’idea che non ammette compromessi, come da tradizione per Bielsa: lo stesso ex allenatore di Athletic Bilbao e Marsiglia, tra le altre, ha spiegato che «lo stile di gioco è quella cosa per cui vieni criticato se perdi, ma elogiato se vinci». È un modo per far capire che i risultati, nella sua visione, sono importanti ma fino a un certo punto. C’è altro di cui tener conto: la visione, il progetto tattico, il percorso di crescita dei giocatori, dal quale passa lo sviluppo del club.

Probabilmente, il giudizio più centrato e interessante su questi primi mesi del Leeds United e di Bielsa in Premier League è stato quello di Gary Neville: «È una squadra che gioca bene, ma il punto è un altro: tutti i giocatori del Leeds non hanno paura di passarsi continuamente il pallone, di creare triangoli in campo, vogliono assumersi costantemente la responsabilità, non la rifiutano mai». Ecco, era proprio quello che ci aspettavamo da una squadra di Marcelo Bielsa. E i risultati gli stanno dando ragione, a livello individuale e collettivo: nell’ultima, spumeggiante partita contro il West Bromwich Albion (vittoria in trasferta per 0-5), ben sette giocatori di movimento hanno segnato un gol e/o hanno servito un assist decisivo, e tra l’altro è la seconda volta che succede durante questa stagione (la prima risale alla gara vinta per 5-2 contro il Newcastle); i 23 punti conquistati in 16 gare di Premier League sono una sorta di piccola assicurazione sulla salvezza, considerando che nessuna neopromossa è mai retrocessa, a fine stagione, dopo un inizio così incoraggiante.

Gli highlights di un monologo, non di una partita di calcio

Certo, come si evince dai dati relativi ai gol ci sono stati anche delle sconfitte dure, pesanti, nel punteggio e nelle proporzioni: appena dieci giorni fa, la squadra di Bielsa ha perso per 6-2 in casa del Manchester United; a novembre ha incassato otto gol in due partite consecutive contro Leicester City e Crystal Palace; a inizio stagione è stata eliminata dall’Hull City, squadra di terza divisione. Insomma, veder giocare e/o sostenere il Leeds United è come salire sulle montagne russe: sai che potresti divertirti ma anche avere tanta paura, in ogni caso resterà un’esperienza estremamente coinvolgente. Che ricorderai perché ti segnerà profondamente, nel bene o nel male. Vale anche per i giocatori, certo. Alcuni componenti della rosa di Bielsa, infatti, stanno vivendo una grande annata: l’attaccante Bamford, per esempio, aveva messo insieme appena quattro partite in Premier prima di questa stagione e ora, con dieci gol segnati, è il capocannoniere della squadra e il terzo giocatore britannico più prolifico della lega (dopo Calvert-Lewin e Vardy); anche altri atleti dal passato poco illustre, tra cui i difensori Dallas, Ayling e Klich, tutti tra i 29 e i trent’anni, stanno riuscendo a imporsi anche ai massimi livelli. Al contrario, giocatori con una carriera più prestigiosa alle spalle hanno fatto più fatica, soprattutto a inizio stagione: Rodrigo, Raphinha e Hélder Costa, tre colpi del mercato estivo, non hanno superato il 50% del minutaggio da titolari e hanno messo insieme sei gol in tre. Inevitabile che uno come Bielsa, almeno inizialmente, abbia preferito schierare Bamford oppure Jack Harrison, esterno di proprietà del Manchester City al suo terzo anno a Elland Road. Ora, però, soprattutto Rodrigo e Raphinha – entrambi a segno nell’ultima gara contro il WBA – sembrano essere entrati nei complessi meccanismi di Bielsa.

In ogni caso, se l’obiettivo era ed è la ricerca del progresso, proprio l’ultima gara contro il WBA ha mostrato che lo United ha scelto una strada tortuosa ma giusta. La netta affermazione degli uomini di Bielsa segna una differenza netta rispetto a un avversario che solo pochi mesi fa lottava proprio con il Leeds per il titolo di Championship, e ora ha già cambiato allenatore (Allardyce ha preso il posto di Bilic) ed è in piena zona retrocessione, nonostante un investimento di 40 milioni di euro sul mercato. Certo, il Leeds ha speso più del doppio (106 milioni) per potenziare la rosa di Bielsa, ma l’ha fatto rispettando un progetto che sta portando frutti a ogni livello – tecnico, tattico e soprattutto di risultati. E in più sta dando vita a una squadra-brand, a un fenomeno di intrattenimento calcistico che magari quest’anno non potrà andare oltre la salvezza, ma nel frattempo avrà fatto divertire tutti, tifosi, analisti, semplici spettatori esterni, neutrali.