Il successo di Cortina 2021 è una finestra sul futuro

I Mondiali di Sci Alpino si sono svolti in un piccolo centro durante la pandemia, eppure tutto ha funzionato alla perfezione: è un segnale di speranza in vista del ritorno del pubblico e soprattutto delle Olimpiadi invernali del 2026.

Le piste sono tornate bianche, completamente bianche. Niente blu, niente rosso, niente tavolozza di colori da cartelloni di sponsor. Niente più paletti, niente più porte, niente più tracce blu che disegnano il tracciato della gara. Resta la pendenza, resta la neve, restano i ricordi. L’assenza di turisti, sciatori della domenica, appassionati vari depotenzia la vita, ma lascia spazio alla natura. Cortina e le sue Dolomiti così non si sono mai viste. I ricordi sono le immagini di un Mondiale che non ha portato grandi soddisfazioni alla nazionale italiana di sci alpino, ma che ha lasciato a Cortina diverse cose da annotarsi per il presente e per il futuro.Perché questo era il primo evento globale organizzato in piena pandemia e localizzato in una piccola realtà. Prima c’erano state le la final eight di Champions League ed Europa League, i playoff e le finals Nba, Roland Garros, Us Open e Atp Finals per il tennis e – in contemporanea con i Mondiali di sci – gli Australian Open. E però a differenza di Cortina 2021 tutti gli altri sono stati fatti o in grandi realtà o in mesi estivi, oppure hanno subito slittamenti proprio perché potessero essere organizzati.

I Mondiali di Sci sono cominciati il giorno in cui avrebbero dovuto cominciare, senza ritardi, senza problemi. Cosa tutt’altro che scontata in un periodo così. Atleti, allenatori, giornalisti e addetti ai lavori vari hanno promosso Cortina: l’evento si è svolto con pochi casi di positività, che hanno solo sfiorato gli atleti e che sono rimasti in linea con il dato nazionale, anche grazie a un imponente dispiego di mezzi per gestire bolle di diversi colori, tamponi e contact tracing. Le piste sono state considerate tutte perfette e, al netto del meteo che ha condizionato le prime giornate di gara, i tracciati erano meravigliosi e il contesto in cui si svolgevano le competizione era unico, per paesaggio, prestigio, condizioni generali.

Se c’è qualcosa che ha funzionato meno è stata la logistica: traffico e parcheggi vanno sicuramente migliorati. Secondo molti dei presenti a Cortina nelle due settimane di gara, se ci fosse stato il pubblico l’intera conca avrebbe avuto diversi problemi di gestione di spazi e mobilità. E questa è certamente una lezione da tenere presente per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026: è pur vero che Cortina ospiterà solo le gare femminili, oltre al curling e a bob, slittino e skeleton, lasciando a Milano tutte le altre competizioni, ma la cittadina dolomitica deve ancora centrare i cinque cerchi della viabilità e, appunto, della logistica.

Le due settimane di Mondiali sono state piene di storie, di idee, di contenuti. Il corollario perfetto al risultato sportivo e ciò, sia pur limitato dall’assenza del pubblico, è stato un risultato eccezionale. I media hanno lavorato hanno raccontando una Cortina diversa da quella che conosciamo per la sua storia e da quella che fa parte del nostro immaginario. Si sono concentrati sull’agonismo, lasciando gli stili di vita, le connessioni con gli altri mondi sullo sfondo. Il contesto e l’ospitare una competizione così importante in Italia ha offerto anche l’assist perfetto, proprio nel momento in cui il Paese dibatteva di riaperture, di ristori, di settori in crisi e su come aiutarli, di parlare di che cos’è la montagna per noi. Per l’Europa, ma soprattutto per l’Italia.

E così lo studio presentato da Banca Ifis sulla filiera dello sport system di Montagna ha assunto un significato particolare: parliamo di una filiera che genera un fatturato annuo di oltre 6 miliardi di euro e impiega circa 30mila addetti, composta da 550 imprese attive nei comparti della calzatura, dell’abbigliamento e delle attrezzature sportive, di cui circa 200 altamente specializzate e concentrate nel distretto di Asolo e Montebelluna: polo dove si realizzano il 25% dei pattini in linea, il 50% delle scarpe da montagna tecniche, il 65% dei doposcì e il 75% degli scarponi da sci su scala mondiale.

Cortina ha ospitato per la terza volta i Campionati Mondiali di sci alpino dopo l’edizione del 1932 e le gare delle Olimpiadi del 1956, che allora valevano anche per assegnare le medaglie iridate (Alexis Boichard/Agence Zoom/Getty Images)

Come l’ha definito il Market Watch Pmi dell’ufficio studi di Banca Ifis: «Si tratta di un settore d’eccellenza, che anche durante e dopo la pandemia ha dimostrato di possedere gli strumenti per resistere alla crisi ma anche per crescere nel nome dell’innovazione». Secondo i dati raccolti, il 91% delle imprese è già attivamente impegnato a ridurre il proprio impatto ambientale, mentre sei su dieci stanno ridefinendo il proprio ciclo produttivo attraverso l’adozione di procedimenti ispirati all’economia circolare. Nello specifico, il 54% delle aziende interpellate pratica il riciclo dei rifiuti, il 20% utilizza fonti di energia rinnovabili, il 18% ha ridotto i propri consumi e ha provveduto all’efficientamento energetico, mentre il 9% ha diminuito le emissioni e l’utilizzo di agenti inquinanti; inoltre, il 46% degli operatori intervistati punta allo “zero waste”, una strategia di gestione dei rifiuti che si propone di riprogettare la loro vita ciclica, considerandoli non come scarti, piuttosto come risorse da riutilizzare in veste di “materie prime seconde”; il 33% ricicla i resti di produzione, il 16% riduce l’utilizzo di materiali non rinnovabili e il 6% adotta i principi dell’approccio “circular design” nella fase di progettazione di un nuovo prodotto. Per quanto riguarda invece gli investimenti tecnologici, l’indagine di Banca Ifis ha evidenziato come le imprese del settore stiano puntando molto sull’innovazione e la personalizzazione di prodotto (64% dei produttori) e l’adozione di modelli di servitization, ossia di soluzioni che coniugano prodotto e servizi (56%). Il 45% delle aziende ha già adottato tecnologie 4.0, il 43% ne utilizzano già due o più di due; nello specifico, le quattro tecnologie più utilizzate sono quelle che riguardano la cybersecurity, i big data e l’analytics, i cloud e la simulazione, tutti sistemi avanzati e rivolti alla tutela, all’analisi e allo scambio delle informazioni.

Lo studio è stato ed è ancora uno spunto interessante per capire l’evoluzione di ciò che accadrà in un mercato che ha resistito, ma che deve fare i conti con un ecosistema che la pandemia ha sostanzialmente congelato: le piste chiuse, le montagne senza turisti, gli impianti bloccati. Passerà. Cortina, i suoi Mondiali, i numeri dello sport di montagna, l’eccellenze italiane sono uno stimolo a guardare avanti. Al 2022 e poi oltre. C’è l’appuntamento dei Giochi del 2026, ulteriore boost dopo il fondamentale aiuto che arriverà con il recovery fund. Siamo ancora in una congiuntura sfavorevole, ma stiamo costruendo le basi di una congiuntura favorevole che possa essere anche duratura. L’aiuto dall’esterno, sia i fondi europei, sia il privilegio di organizzare le Olimpiadi invernali prossime sono una spinta. Come l’oh-oh-oh del pubblico delle piste di sci. Come i campanacci alpini che risuonano all’arrivo di un concorrente alla fine di una discesa libera o di uno slalom speciale mondiale.

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