Come si diventa una star degli esports

Hanno meno di vent’anni, sono gli idoli di una nuova generazione, hanno “inventato” uno sport che è tante cose insieme: azione, ma anche intrattenimento. I protagonisti del gaming raccontano la loro realtà fatta di impegno, dedizione, attenzione.

Ancora prima che le abitudini, la pandemia ci ha tolto i nostri spazi: se chiudiamo gli occhi, le nostre rinunce hanno sempre un dove, un luogo che richiama una percezione più definita del concetto stesso. Pensiamo allo stadio, quando immaginiamo una partita di calcio dal vivo; al tavolino di un bar, per una sera passata in compagnia. Gli spazi hanno una valenza particolare perché sono evocativi, perché incarnano un codice comune e condiviso di scenari e sentimenti. Ma cosa succede se quegli spazi sono – anzi: diventano – virtuali? È stata questa la nuova frontiera che ha assorbito il nostro vivere restituendogli una nuova forma, dalle occasioni più ordinarie, come riunioni di lavoro, a quelle più impensabili (concerti, aperitivi, eccetera). Lo sport ha fatto più fatica ad adattarsi alla nuova realtà, ma in compenso non è stato immune da un’evoluzione virtuale che procedeva a lunghi passi già prima della pandemia: il mondo del gaming è più attuale che mai.

Twitch, la piattaforma di proprietà di Amazon che ospita il 91 per cento dei live streaming, ha registrato circa 17 miliardi di ore di contenuti visti in tutto il 2020, con una crescita dell’83 per cento rispetto all’anno precedente. È un’accelerazione formidabile che è arrivata anche in Italia: nel nostro Paese, la fanbase interessata al mondo degli esports è aumentata del 20 per cento negli ultimi dodici mesi. È un nuovo modello di intrattenimento, basato appunto sui videogiochi e oltre: non è solo (o meglio, non necessariamente) la bravura di un gamer a decretare il suo successo, ma anche la sua capacità di interagire con il pubblico, la sua presenza o la sua attitudine a “fare” intrattenimento. Oggi Twitch non può essere più definita una piattaforma dedicata esclusivamente al gaming, e lo dimostra il fatto che il “just chatting” (live talk o semplici dialoghi streamer-user) è balzato al primo posto tra le categorie più seguite sulla piattaforma nell’ultimo trimestre del 2020.

Player, intrattenitori, imprenditori di se stessi: i protagonisti di Twitch (e di Youtube, e di Facebook Gaming) sono qualcosa in più di semplici appassionati videogiocatori, diventando icone di un pubblico che ha in questo mondo il suo approdo naturale. Come specifica Twitch stessa, metà dei suoi utenti ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, mentre il 21 per cento ha dai 13 ai 17 anni. Trenta milioni di visitatori giornalieri che dall’altra parte vedono modelli in cui identificarsi: gente che parla il loro stesso linguaggio, condivide gli stessi interessi, con i quali instaurare un dialogo diretto e immediato. Per gli streamer, dunque, la platea è ampia e sterminata, ma al tempo stesso per essere premiati dal pubblico non basta esserci: bisogna saperci stare. «Le persone online si stufano subito: se in dieci secondi non vedono quello che vogliono, aprono un altro canale per trovare velocemente quello che cercano», dice Federica De Benedettis, meglio nota nell’ambito gaming come Federicas__ e player del team Exeed. Wesley Josuè Caicedo Luque, aka Los Amigos, che oggi ha un canale Youtube da oltre 750mila seguaci, dice: «Per avere successo in questo mondo bisogna continuare a provare: fai qualcosa finché non trovi quello che piace alla gente, o un modo nuovo per farlo. Se hai quell’elasticità mentale per capire come si evolvono il settore e i gusti del pubblico, sai come riuscirci».

E poi ci sono i primi della classe: i fenomeni del gioco, quelli a cui basta la bravura con il pc o con la console per essere seguiti e apprezzati. Per loro, Twitch rappresenta l’allenamento giornaliero in vista dei tornei: «Non meno di otto, nove ore al giorno, tutti i giorni», dice Vincenzo Guastafierro aka Rekins, napoletano classe 2000, del team Exeed, uno dei giocatori italiani più bravi su Fortnite. Da videogiocatore professionista, la preparazione è maniacale: «Abbiamo un coach con cui rivediamo le nostre partite, per capire dove abbiamo sbagliato, e un mental coach che ci insegna delle tecniche che ci tornano molto utili su questi giochi. Sono cose che raccontano che tipo di organizzazione c’è in un team esports, e se la gente conoscesse questi aspetti capirebbe che il nostro è uno sport a tutti gli effetti».

Un miliardo di dollari: i ricavi a livello globale, secondo quanto riportato da Newzoo, una delle principali agenzie di monitoraggio del mondo gaming

Oggi Rekins ha oltre 500mila follower su Twitch ed è il nono streamer italiano più seguito sulla piattaforma. Ma non si tratta di numeri vacui: la sua grande visibilità mediatica gli ha garantito anche un contratto di sponsorizzazione con adidas. «Arrivato a questo punto io non lavoro solo giocando», dice Rekins. «L’immagine è importantissima, e devo badare a curarla: è il veicolo per vendere meglio quello che faccio». Con la regia di adidas, di recente Rekins è anche sbarcato sul canale Twitch della Juventus, dove ha giocato su Fortnite, il suo gioco, e poi su Pes in compagnia del player bianconero Ettorito97. La live è stata un successo, raccogliendo quasi 90mila contatti. Qual è il segreto di Rekins? «La costanza. È il prezzo che devi pagare in questo mondo: se non sei costante, rischi di scomparire in un mese o poco più. Posso concedermi al massimo due giorni liberi. Per me le vacanze non esistono».

Impegno assiduo, costanza e determinazione: senza, nessun gamer o streamer potrebbe sopravvivere. La storia di Los Amigos è esemplificativa: «Nel 2014 ho creato il mio canale attuale, partendo con tutorial di Fifa: era un impegno che portavo avanti in parallelo con il mio lavoro in un’azienda di elettronica. Sono stati tre anni durissimi: sveglia alle cinque e mezza, ritorno a casa alle nove di sera, cena veloce e solo allora potevo dedicarmi a registrazione ed editing delle mie giocate. Finivo a tarda notte, ma era una passione che volevo fortemente diventasse il mio lavoro. Tante volte ho pensato di mollare, quando con appena mille iscritti mi entrava una manciata di centesimi al mese, e con i sacrifici che facevo non ero più sicuro potesse valerne la pena. Ma alla fine ci ho sempre creduto, e quella è stata la chiave per continuare».

«Io ho due community di riferimento», dice Rekins. «Quella più grossa è interessata al mio aspetto competitivo: è come se avessi una tifoseria, circa seimila persone che si collegano ogni volta che partecipo a un torneo. E poi c’è una platea più ridotta, dai mille ai duemila utenti, che mi segue giornalmente, quando mi alleno». I primi vogliono vederlo in azione sul gioco, i secondi sono più interessati alla sua personalità: «Con questi ultimi c’è un rapporto di amicizia, sono persone che ormai conosco. Quanto è importante l’interazione? Tantissimo. Per questi ragazzi noi siamo degli idoli, e poter parlare con noi è fondamentale. Se scrivi a Cristiano Ronaldo, potrà mai leggerti?».

770 milioni di dollari: è l’’investimento stimato per la costruzione di un complesso chiamato Shanghai International Culture and Creative Esports Centre: 6mila persone a sedere

I guadagni degli streamer più conosciuti a livello internazionale possono essere immani: Forbes stima in 17 milioni di dollari le entrate nel 2019 di Tyler Blevins, meglio noto come Ninja, il recordman di Twitch con quasi 17 milioni di follower. Dietro di lui, con circa 15 milioni di dollari incassati, c’è Felix Kjellberg, alias PewDiePie, la star di Youtube trascinato da un canale che conta quasi 110 milioni di iscritti. In Italia i numeri sono certamente più contenuti, e molto variabili. Per tutti, però, la maggior parte dei ricavi arriva da Youtube o da Twitch, a seconda della piattaforma su cui sono più seguiti: i più famosi possono guadagnare tra gli 8mila e i 10mila euro al mese, solo da questi canali. E più sono online, più guadagnano: esistono le “maratone”, dirette streaming che possono durare dalle 24 ore alle settimane. Una live di oltre due settimane, per esempio, può fruttare fino a 12mila euro per uno streamer italiano.

Il modello economico di Twitch si basa su pubblicità e abbonamento. Chi si abbona al canale, con una quota mensile che può variare da 5 a 25 euro, evita gli spot e può beneficiare di alcuni vantaggi – uno stemma speciale in chat, la possibilità di giocare insieme al gamer, oppure essere inserito in una chat su Telegram o Discord. E poi per i gamer più importanti ci sono lo stipendio del team, le sponsorizzazioni e, se sono molto bravi, i guadagni dei tornei. Che, comunque, continuano a rappresentare la fetta più piccola.

Eppure, ancora oggi i gamer italiani devono fare i conti con una realtà quotidiana che non li capisce del tutto: «A volte dire che questo è il mio lavoro mi pesa», dice Federicas__, «non perché me ne vergogno, ma perché so che dall’altra parte può esserci qualcuno che pensa che non stai facendo niente». Per Rekins «a volte manca la giusta mentalità nei genitori: se un figlio di 12 o 13 anni chiede di andare a vedere una partita di esports non viene capito. A me è successo, durante l’esame di maturità, che una professoressa si soffermasse su quello che faccio: la riteneva una cosa assurda, non ci voleva credere. Può essere difficile spiegare alle persone che questo è un lavoro, e che c’è tanto impegno dietro».