Sulla maglia della Croazia agli Europei c’era la bandiera sbagliata

Un errore che ha scatenato anche un piccolo caso politico: il simbolo usato rimandava a uno stato fantoccio, di ispirazione nazionalista, formatosi durante la Seconda guerra mondiale.
di Redazione Undici 01 Luglio 2021 alle 10:53

La Croazia non ha disputato un grande Europeo, anche se la sconfitta agli ottavi contro la Spagna è arrivata in maniera rocambolesca, per non dire folle: la Nazionale vice-campione del mondo ha vinto una sola partita (contro la Scozia) e non ha mai dato l’impressione di poter ripetere, anche solo in parte, lo splendido percorso fatto in Russia tre anni fa. Anche fuori dal campo le cose non sono andate benissimo, soprattutto per via di un caso relativo alle maglie da gioco utilizzate nel corso del torneo. Per le quattro gare disputate al torneo continentale, infatti, Modric e compagni hanno indossato una divisa da gioco sbagliata: la bandiera croata – quella che, per capire, viene apposta sulle maglie per “personalizzarle” in relazione alla partita del giorno, accanto a quella degli avversari – è sempre stata caratterizzata da un errore di stampa.

La bandiera ufficiale della Repubblica di Croazia ha un design con tre bande orizzontali di eguale dimensione, la prima rossa, la seconda bianca e la terza blu, Al centro, c’è lo stemma croato, ovvero uno scudo a scacchi rossi e bianchi debordante la fascia bianca, con il primo scacco rosso, sormontato da una corona costituita da cinque scudetti in rappresentanza delle altrettante grandi suddivisioni della Croazia: Croazia antica (regione di Zagabria), Ragusa, Dalmazia, Istria e Slavonia. Proprio quello stemma è risultato errato nella versione stampata sulla maglia della Nazionale di Dalic: il primo scacco, infatti, era bianco invece che rosso. Per qualcuno potrebbe sembrare un errore veniale, ma in realtà questa differenza ha sollevato un bel po’ di polemiche: il simbolo utilizzato era infatti uguale a quello dello Stato Indipendente di Croazia, uno stato fantoccio istituito su pressione dei regimi totalitari di Germania e Italia durante la Seconda guerra mondiale, e che comprendeva la maggior parte della Croazia e tutta l’attuale Bosnia ed Erzegovina. Il governo di questo stato fu posto sotto il controllo del gruppo nazionalista di estrema destra denominato Ustascia (Ustaše) e del suo Poglavnik (dittatore), Ante Pavelic, fondatore del partito fascista croato.

Per alcuni puristi, si è trattato dunque di un errore con un chiaro riferimento politico, ma le dietrologie sono state subito silenziate: Damir Kumek, titolare dell’azienda che si è occupata della personalizzazione delle maglie disegnate e prodotte dalla Nike, ha spiegato alla testata Sata24 che «la responsabilità è soltanto mia: ho sbagliato a disegnare la bandiera durante l’elaborazione vettoriale, e non me ne sono accorto in tempo. Sono un grafico e mi occupo solo di questo, non ci sono motivazioni politiche o nazionaliste dietro questo errore, solo un’involontaria superficialità». Per tutta risposta, la Federcalcio di Zagabria ha pubblicato una nota ufficiale in cui ha chiesto scusa dell’errore involontario e ha negato qualsiasi volontà di fare propaganda politica.

>

Leggi anche

Calcio
La Coppa d’Africa ha un grande problema: gli stadi sono mezzi vuoti nonostante i biglietti risultino sold out
Si sono quindi creati dei casi paradossali, come nell'esordio dell'Algeria dove c'erano quasi diecimila persone in meno rispetto a quelle previste
di Redazione Undici
Calcio
Il progetto Insuperabili e il grande potere del calcio come inclusione
Intervista a Davide Leonardi, che dal 2012 è un punto di riferimento per gli atleti diversamente abili: così, insieme a BMW, lo sport diventa un mezzo di integrazione.
di Redazione Undici
Calcio
I risultati europei del Bodo Glimt hanno portato molti soldi agli altri club norvegesi, che però non li hanno condivisi con le squadre di seconda divisione
Una decisione che stride con un modello calcistico fondato sulla crescita organica e corporativa.
di Redazione Undici
Calcio
Il ritorno del Sunderland in Premier League ha dato un nuovo impulso anche alla rinascita della città
di Redazione Undici