Ralf Rangnick ha fondato una società di consulenza che ricostruisce società di calcio

E ha già avuto il primo cliente: lo Spartak Mosca.
di Redazione Undici 06 Luglio 2021 alle 15:42

La carriera e l’immagine pubblica di Ralf Rangnick raccontano la storia di un allenatore-dirigente in grado di influenzare il contesto intorno a sé, di creare i presupposti perché una squadra di calcio possa dotarsi di un modello di sviluppo a lungo termine. È andata così per tutte le sue esperienze lavorative: ha portato un club oscuro (l’Ulm) in Bundesliga, poi ha fatto la stessa cosa con l’Hoffenheim partendo dalla terza divisione e, infine, ha dato vita al sistema calcistico Red Bull come direttore sportivo dei primi due club della multiproprietà (il Salisburgo e il Lipsia), fino a diventare responsabile dello sviluppo calcistico di un gruppo che possiede le quote di sei società in giro per il mondo. Questo eloquente curriculum di conoscenze tecniche e strategiche ha suggerito a Rangnick di non accettare offerte da allenatore o dirigente – dopo il mancato approdo al Milan si è parlato dell’interessamento di altri club, tra cui il Tottenham e lo Schalke 04 retrocesso in Zweite Liga – di cambiare lavoro, o meglio di crearsene uno nuovo: in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, Rangnick ha annunciato la fondazione di una sua agenzia di consulenza per società di calcio, allenatori e giocatori.

«Insieme ad altri professionisti», ha spiegato Rangnick, «ci occuperemo di creare contenuti per tutte le figure del mondo del calcio. Il nostro obiettivo è ricostruire una società dalla base, prendendoci cura di allenatori, dirigenti e direttori sportivi, nonché dei giocatori, attraverso la formazione e lo sviluppo di competenze». Secondo l’ex allenatore del Lipsia, «nel calcio c’è ancora spazio per l’aggiornamento delle singole professioni. E non si tratta solo di promuovere le carriere a livello commerciale, quanto di stimolare una crescita organica che parta dall’individuazione dei problemi, e poi passi per la creazione di un modello di lavoro adatto al contesto». Esattamente quello che ha fatto lui con l’Hoffenheim e il Lipsia, solo che ora il suo obiettivo è farlo per tutti, da libero professionista, senza legami contrattuali classici.

La prima società che si è rivolta alla società di Rangnick, per sua stessa ammissione, è stata lo Spartak Mosca: il club russo, reduce dalla vittoria nella Coppa nazionale, «ha chiesto alla mia agenzia un’analisi dello status quo sportivo, e noi abbiamo risposto inviando una presentazione completa che potrebbe portare a un cambiamento significativo nei risultati tecnici e finanziari». La scelta di Rangnick, almeno per il momento, è netta e delineata. E presuppone l’addio alla carriera di allenatore o dirigente in senso tradizionale: «In questo momento ho la sensazione che la mia nuova agenzia possa offrire un pacchetto completo di supporto per una società di calcio, ed è così che voglio restituire qualcosa a questo sport. Potrei lasciare in futuro questo nuovo lavoro? Ci vorrà un’offerta davvero speciale per convincermi», ha concluso.

>

Leggi anche

Calcio
Elogio di Mattia Zaccagni, giocatore sottovalutato ma sempre decisivo, uomo-simbolo della Lazio
La squadra biancoceleste ha vissuto un inizio di stagione complicato, in tutti i sensi possibili. Ora sta rinascendo, nel segno di Sarri e del suo capitano.
di Redazione Undici
Calcio
L’Union Saint-Gilloise è diventata la squadra per cui tifano molti degli impiegati negli uffici dell’Unione Europea
Il club belga si presta perfettamente a essere sostenuto dagli expat, per i suoi risultati e per le sue radici in un quartiere molto particolare.
di Redazione Undici
Calcio
Zohran Mamdani, candidato democratico e favorito per diventare sindaco di New York, è pazzo per il calcio
La sua passione per il soccer nasce grazie all'Arsenal, e continua ancora oggi.
di Redazione Undici
Calcio
Gli adesivi dei tifosi inglesi stanno diventando un atto politico, e sono sempre più orientati verso tematiche woke
La cosiddetta "culture war" oggi viene combattuta anche da chi frequenta gli stadi, con degli sticker che si stanno rivelando degli inaspettati baluardi di progressismo.
di Redazione Undici