Una delle notizie più significative dell’ultima sessione di calciomercato ha riguardato il Chelsea: i Blues, infatti, hanno acquistato Romelu Lukaku pe 115 milioni di euro e hanno speso cinque milioni per il prestito annuale di Saúl dall’Atlético Madrid, eppure sono riusciti a chiudere la finestra con un saldo positivo di sette milioni. Grazie alle cessioni di Abraham (40 milioni dalla Roma), Zouma (35 milioni dal West Ham), Tomori (29 milioni dal Milan), Zappacosta (nove milioni dall’Atalanta), Moses (cinque milioni dallo Spartak Mosca) e Giroud (un milione dal Milan; questo tesoretto vanno aggiunti 3,2 milioni incassati per i prestiti onerosi di Kenedy (al Flamengo), Bakayoko (al Milan), Émerson Palmieri (al Lione) e Batshuayi (al Besiktas). Sono – anzi: erano – tutti giocatori considerati fuori dal progetto tecnico di Tuchel.
Numeri alla mano, il Chelsea ha fatto un capolavoro. Secondo il Telegraph il merito è tutto di Marina Granovskaia, della sua abilità nel piazzare gli esuberi, ma va considerato anche un altro aspetto: due delle cessioni più remunerative hanno coinvolto due prodotti dell’Academy dei Blues, Abraham e Tomori; e altri 20 milioni potrebbero entrare in cassa se la Lokomotiv Mosca dovesse attivare l’opzione di riscatto stipulata per il prestito del 18enne centrocampista di Tino Anjorin, un altro giocatore cresciuto nei vivaio. Insomma, il Chelsea ha incassato tantissimo da operazioni che hanno portato i suoi giovani talenti lontano da Londra.
Prima dell’arrivo di Tuchel in panchina, Frank Lampard e Jody Morris – uno dei suoi assistenti, quello più impegnato nel rapporto con i giovani – avevano utilizzato in maniera massiccia i giovani del settore giovanile: nel corso della stagione 2019/20, furono addirittura otto gli esordienti spediti in campo direttamente dalle formazioni dell’Academy. Certo, su queste scelte ebbe un grosso peso lo stop al mercato imposto dalla Fifa per alcune irregolarità sul trasferimento di giocatori minorenni. Non a caso, di questi otto giocatori promossi da Lampard, solo Mount e James fanno ancora parte della squadra titolare. Questa successione di eventi e la vittoria della Champions League hanno cambiato un po’ le prospettive: per il Chelsea il settore giovanile è un’eccellenza da sfruttare in maniera diretta, tenendo e valorizzando i giovani, oppure è più conveniente piazzare i migliori talenti sul mercato e potenziare la squadra con parte dei soldi incassati?
Da questo punto di vista, Tuchel è stato piuttosto chiaro: «Non possono e non devono essere fatti regali a questo livello: tutti i giocatori sono obbligati a guadagnarsi il posto in squadra e a lottare duramente per mantenerlo. Non possiamo iniziare a preferire qualche nostro giovane ad altri giocatori in rosa se non fornisce lo stesso livello di qualità e continuità, perché alla fine siamo qui per vincere le partite, per cercare di far arrivare il gruppo ai massimi livelli». Queste parole sono tratte da un articolo di The Athletic, e in effetti è andata proprio così: se, come detto, solo James e Mount sono riusciti a mantenere il posto in squadra nonostante l’arrivo di tanti giocatori di grande livello, nel frattempo Tuchel ha dato la possibilità a Trevor Chalobah – 22enne difensore centrale reduce da una buona esperienza in prestito al Lorient – di unirsi alla prima squadra e essere sfruttato nelle rotazioni difensive. Allo stesso modo, però, fino agli ultimi giorni di mercato il Chelsea ha cercato di acquistare Koundé dal Siviglia, che ricopre proprio lo stesso ruolo di Chalobah. Alla fine, l’operazione non si è concretizzata, e quindi Tuchel si è “accontentato” del migliore difensore prodotto dall’Academy.
Al di là della destinazione d’uso finale dei giocatori, i progressi compiuti dal settore giovanile del Chelsea sono evidenti. E uno dei personaggi-chiave di questa crescita, anche se a pensarci sembra incredibile, è proprio Roman Abramovich. Secondo Eddie Newton, ex supervisore dell’Academy, «il proprietario del Chelsea ha sempre mostrato di avere un grande interesse nei confronti dei giovani calciatori: il suo sogno è vincere la Champions League e la Premier League con sei-sette giocatori formati nel Chelsea, ma sa anche che arrivare a certi livelli è molto difficile. Gli allenatori sono sotto pressione, devono garantire risultati, e per loro è più facile fidarsi di un calciatore già consolidato, piuttosto che di un talento ancora da raffinare. Proprio per cercare di aiutare i suoi manager, Abramovich ha investito tantissimo nelle strutture e nel personale dell’Academy, continua a spendere circa dieci milioni di euro all’anno per sostenere tutti i progetti e tutte le squadre, e vuole vedere i frutti di questa sua esposizione. La storia di Mount e James ci dice che sta riuscendo nel suo intento, anche grazie al contributo di tutti i professionisti che lavorano per far crescere i ragazzi, tra cui l’ex direttore tecnico Michael Emenalo, il sottoscritto e l’attuale capo dell’Academy, Neil Bath». Proprio Bath, qualche settimana fa, ha annunciato un nuovo programma di sviluppo a lungo termine dell’Academy: «Si chiama Vision 2030, e permetterà al club di crescere ancora. Noi del settore giovanile abbiamo in mente idee innovative e creative per il futuro, la proprietà e il consiglio d’amministrazione sono disposti ad ascoltarle e a portarle avanti. Non possiamo dormire sugli allori proprio ora, vogliamo continuare quel percorso che ci ha permesso di portare molti nostri ragazzi a vincere la Champions League».