Quanto è cresciuto Victor Osimhen

I gol, un repertorio sempre più completo, una squadra che lo supporta meglio: così il centravanti del Napoli è entrato nell'élite europea del suo ruolo.

C’è un momento, un momento ben visibile negli highlights di Napoli-Cagliari 2-0, in cui Diego Godín manda Victor Osimhen a quel paese. Non è un insulto o una manifestazione di odio personale nei confronti dell’attaccante del Napoli, quanto uno sfogo di rabbia nei confronti di un avversario che si è appena conquistato un rigore con una meravigliosa progressione di forza e di tecnica, l’ennesima della sua partita. Insomma, per dirla in parole povere ma significative: Diego Godín, un uomo che è stato l’anima dell’Atlético Madrid di Diego Simeone, che ha affrontato e domato i migliori giocatori degli ultimi dieci anni, non è riuscito a trattenersi ed è sbottato nei confronti di Victor Osimhen. Un attaccante che, semplicemente, l’aveva fatto impazzire fino a quel momento, e che l’avrebbe fatto impazzire ancora fino a quando sarebbe rimasto in campo.

Nel mese di settembre 2021, Godín non è stato l’unico difensore a essere battuto, per non dire umiliato, da Victor Osimhen: il nigeriano del Napoli, infatti, è il giocatore in Europa che ha realizzato più gol in gare ufficiali con squadre di club – sei, quattro in campionato e due in Europa League. Insieme a lui, al vertice di questa classifica molto parziale ma molto indicativa, c’è Karim Benzema, protagonista di un avvio di stagione irreale con il Real Madrid. Basterebbe questo per inquadrare i progressi fatti dall’ex Lille, per sancire il suo ingresso nel circolo elitario dei gradi attaccanti del panorama internazionale.

Eppure, paradossalmente, il numero di gol effettivamente realizzati è solo una parte dell’enorme, determinante contributo dato da Osimhen nel gioco della sua squadra. Non a caso, appena sopra abbiamo parlato di una sua azione che non si è conclusa con una marcatura personale, piuttosto di una progressione che ha portato a un rigore trasformato da Insigne, oltre che al gesto di insofferenza e di rabbia di Godín. Il punto è che nelle partite di Victor Osimhen ci sono decine di azioni del genere, di palloni contesi agli avversari, di corse in profondità per allargare e allungare le difese che fronteggia: sono tutti momenti che generano pressioni enormi su chi affronta il Napoli, che creano e determinano spazi per la squadra di Spalletti.

La crescita di Osimhen e del Napoli è andata e sta andando di pari passo: l’attaccante veloce, sgraziato e un po’ confusionario comparso per la prima volta nell’autunno 2020 è diventato una punta pensante e spendibile in ogni situazione di gioco, ma non per questo meno esplosiva; oltre ad aver alimentato la sua incredibile capacità di correre e di duellare con gli avversari, Osimhen è migliorato anche nelle interazioni con i compagni, nei movimenti in area di rigore, nella gestione del pallone in spazi stretti – che non è certo diventata raffinata, ma sicuramente si è evoluta, non è più elementare come un anno fa. Nel frattempo anche il Napoli, come detto, ha fatto un percorso simile: Spalletti ha trasformato la squadra, ora i giocatori azzurri non si limitano a cercare il lancio lungo per innescare Osimhen, ma hanno imparato a praticare un possesso palla ibrido, più vario. In questo modo, l’attaccante nigeriano può attaccare la porta avversaria in spazi che sono costruiti in maniera sempre differente, quindi imprevedibile; oppure tiene bassi e impegnati i difensori avversari mentre Insigne, Politano, Lozano, Zielinski, Anguissa e Fabián Ruiz, in attesa del ritorno di Mertens, ricamano azioni di possesso al limite dell’area, oppure trovano altri spazi in verticale. A volte partecipa anche lui in queste azioni, e anche questo è un segnale importante.

Ecco perché Diego Godín si è arrabbiato così tanto

Secondo un racconto riportato dal Corriere della Sera, il lavoro di Spalletti per aiutare Osimhen a crescere – attraverso «attività coordinate con il resto della squadra, mirate a gestire la sua velocità e la sua esuberanza» – sono iniziate già nel ritiro estivo. Dopo la partita contro il Cagliari, il tecnico toscano ha detto che «Victor ha delle doti fisiche incredibili, e quindi fa delle cose incredibili. Ma può e deve migliorare ancora, ha le qualità per diventare un top player: per arrivare a quel livello deve allenarsi bene su cose che trascura un po’, e che potrebbero fare molto comodo a lui, per il suo futuro, ma anche al Napoli». Probabilmente Spalletti si riferisce a un certo numero di conclusioni ancora un po’ sbilenche e/o forzate, ad alcuni stop e tocchi e passaggi non dosati perfettamente, a una rabbia che spesso viene fuori in maniera inconsulta solo perché la giocata non riesce bene, perché la marcatura dei difensori è un po’ oltre l’illegalità, perché ci sta che gli avversari ti provochino quando sei così forte, così dominante, dopotutto è un’arma per cercare di fermarti.  Una delle poche che hanno a disposizione. Sono tutti difetti che Osimhen manifesta in alcune occasioni, solo che si tratta di momenti sempre più sporadici, sempre più isolati, mentre sono sempre più frequenti le incredibili prove di forza e di tecnica in velocità, i duelli vinti palla al piede o su cross e lanci lunghi, i gol a tu per tu con il portiere, le azioni in solitaria con cui trascina su la squadra ed esalta il pubblico, che ieri ha intonato il suo nome allo stadio Maradona. Anche questo, se ci pensi, è uno splendido segnale, per il Napoli e per Osimhen.