La prima crisi del Lipsia?

Il club di proprietà della Red Bull ha iniziato malissimo la stagione, sia in Bundes che in Champions League, e non era mai successo. Come reagiranno a questo momento mai vissuto in precedenza?

Sembrava che il netto 6-0 contro l’Hertha Berlino nell’ultimo turno di Bundes avesse scacciato un po’ di fantasmi, e invece il Lipsia è ripiombato di nuovo nella sua crisi. È bastato affrontare il Bruges, una squadra semplicemente più forte e organizzata dell’Hertha, perché tornassero a galla i problemi manifestati fin dall’inizio di questa stagione: difesa svagata, attacco poco incisivo, mancanza – apparente? – di un piano tattico efficace e convincente che possa far rendere i giocatori. In questo senso, i risultati non possono mentire:, e infatti non mentono: nelle nove gare disputate in questa stagione, la squadra della Red Bull ha battuto solamente il Sandhausen (club di seconda divisione) in Coppa di Germania, lo Stoccarda e il già citato Hertha Berlino; ha pareggiato in casa del Colonia, e soprattutto ha perso contro Mainz, Wolfsburg, Bayern Monaco, Manchester City e Bruges. Ancora più allarmante, se vogliamo, è il modo in cui sono arrivate queste sconfitte: nelle due gare contro Bayern e City, il Lipsia ha incassato dieci gol, quattro dagli uomini di Nagelsmann e sei da quelli di Guardiola; nelle gare contro Mainz, Wolfsburg e Bruges, il Lipsia ha segnato una sola volta.

È evidente, dunque, che il Lipsia è una squadra che non funziona. In nessun aspetto. O che, quantomeno, va in difficoltà appena affronta degli avversari dai valori simili. Si tratta di una regressione sorprendente, in senso negativo, perché il mercato estivo sembrava essere stato condotto proprio per inseguire un (ulteriore) salto di qualità rispetto alle ultime stagioni: in difesa, le due cessioni pesanti – inevitabili, proprio per via del modello Red Bull – di Konaté e Upamecano sono state bilanciate dal riscatto di Angeliño e Henrichs, e dagli arrivi di Simakan e Gvardiol; tra centrocampo e attacco sono stati acquistati André Silva, Moriba e Brobbey a fronte di un solo addio significativo – quello di Sabitzer, passato al Bayern Monaco a un anno dalla scadenza del suo contratto. Certo, si è trattato di un ricambio importante e quindi piuttosto rischioso, ma il punto è che il Lipsia ragiona e lavora così da anni, e non aveva mai accusato una crisi di questo tipo. Numeri alla mano, questo è il peggior inizio del club da quando è arrivato in Bundesliga; sì, magari il campione non è proprio amplissimo – l’esordio della società Red Bull nel massimo campionato tedesco risale al 2016/17 – ma resta in ogni caso un dato significativo. Un campanello d’allarme.

In virtù di tutto questo, la critica sembra aver trovato il colpevole in Jesse Marsch. Era inevitabile: il tecnico americano, nominato allenatore del Lipsia dopo aver fatto tutta la trafila nell’universo Red Bull (ha guidato la squadra senior dei New York Red Bulls, poi è stato vice al Lipsia e infine tecnico in prima al Salisburgo dal 2019 al 2021), non è mai stato considerato come il vero erede di Nagelsmann. Questione di storia, di appeal, magari esiste anche un sottile pregiudizio nei suoi confronti per il semplice fatto che è statunitense, chissà. Fatto sta che i giornali tedeschi non perdono occasione per attaccarlo, per esempio hanno raccontato di forti lamentele nei suoi confronti da parte dei giocatori, e di una loro richiesta di intervento diretto alla società dopo le ultime sconfitte.

Dal punto di vista puramente tattico, il grande problema del Lipsia 2021/22 è la mancanza di equilibrio: soprattutto contro avversari di qualità, la squadra di Marsch tende a sbilanciarsi, a portare molti uomini in avanti, e così concede agli avversari delle azioni in transizioni fin troppo ghiotte; allo stesso tempo, i giocatori del Lipsia mancano spesso – e questo era un tratto distintivo su cui Nagelsmann aveva lavorato molto – di concentrazione in fase di difesa posizionale, non a caso entrambi i gol del Bruges sono arrivati quando in area c’era superiorità numerica a favore degli uomini di Marsch.

In attacco le cose vanno leggermente meglio, ma solo per merito dei numeri di Cristopher Nkunku: l’ex Psg ha segnato sette gol in 751′ di gioco in questa stagione, ma tre di questi sono arrivati nel 3-6 incassato in casa del Manchester City, e poi c’è anche la doppietta contro l’Hertha Berlino a “drogare” un po’ il suo score. Tutti gli altri talenti offensivi a disposizione di Marsch, e sono tanti, non stanno vivendo un grande inizio di stagione: Szoboszlai, uno dei giocatori più attesi dell’anno, si è fermato alla doppietta realizzata contro lo Stoccarda alla seconda giornata di Bundes, Haidara si è svegliato solo nelle ultime due partite contro Colonia e Hertha, André Silva ha segnato un gol e servito un assist – sempre nella partita contro lo Stoccarda – e poi è stato a dir poco deludente in tutte le altre gare; Brobbey e il coreano Hee-chan Hwang sono stati finora impalpabili, Forsberg e Poulsen hanno dato un contributo limitato, Dani Olmo è fuori per infortunio.

Il netto, inappellabile 4-1 incassato dal Lipsia contro il Bayern, per giunta in casa

Infine, c’è un dettaglio storico-emotivo da non trascurare: il Lipsia è in crisi per la prima volta nella sua storia, o comunque si può dire che da queste parti non avevano mai vissuto un momento così negativo. Dalla fondazione del 2009 a oggi, la squadra di proprietà della Red Bull è sempre cresciuta, praticamente tutti i calciatori, allenatori e dirigenti che hanno lavorato nella città dell’ex Germania Est hanno migliorato sé stessi e hanno contribuito a far sviluppare il club, arrivato fino alla semifinale di Champions League, a uno status per cui è giusto considerarlo come la vera seconda forza della Bundes alle spalle dell’irraggiungibile Bayern Monaco, mentre il Borussia Dortmund si è impantanato nelle sue contraddizioni. Ora sarà importante, ma anche divertente, capire quale sarà la reazione dell’ambiente e della dirigenza a questa situazione del tutto nuova.

Qualcuno, in Germania, agita già lo spettro del primo – storico – esonero di un allenatore del Lipsia, per giunta allevato in casa dal dipartimento sportivo Red Bull. Si tratterebbe di un evento che, in qualche modo, metterebbe in discussione anche parte del modello-Red Bull applicato al calcio. Ma anche in questo atteggiamento, forse, c’è un po’ di pregiudizio e di senso di rivalsa: non è che il Lipsia sia molto amato dalle tifoserie avversarie e quindi anche dalla grande maggioranza della stampa sportiva, anzi è certamente la squadra più odiata dell’intera Bundesliga. Quindi si può dire che questo sia un momento di festa per tutto il vecchio calcio tedesco. Dopo anni di successi e di crescita, forse, è anche un po questione d’invidia.