Secondo Tammy Abraham, i giovani giocatori inglesi dovrebbero trasferirsi all’estero

La mancanza di spazio al Chelsea l'ha convinto a lasciare la Premier League.

Con quattro gol e tre assist in partite, si può dire che la prima stagione di Tammy Abraham alla Roma sia iniziata in maniera piuttosto positiva. In realtà i numeri non restituiscono affatto il grande impatto dell’ex centravanti del Chelsea sul gioco dei giallorossi, il suo faticoso lavoro di pressing e di sostegno all’azione dei compagni, e poi anche l’immediato feeling con Mourinho e con l’ambiente. Anche in virtù di questo buon rendimento, Abraham ha riconquistato la maglia della Nazionale inglese – è stato convocato per le due gare di qualificazione ai Mondiali contro Andorra e Ungheria – e in qualche modo ha rinnovato la sua candidatura per entrare nell’élite. Proprio di questo ha parlato apertamente in un’intervista raccolta dal Guardian: «Il mio obiettivo è essere considerato uno dei più grandi attaccanti al mondo: non mi fermerò finché non l’avrò raggiunto».

Per completare questo progetto, Abraham ha accettato di trasferirsi alla Roma: potrebbe sembrare un passo indietro per la sua carriera dopo la vittoria della Champions League con il Chelsea, ma secondo lui si è trattata della scelta migliore per affermarsi. L’ha spiegato in maniera chiara: «La mia idea era quella di restare in Premier League, a casa mia. Ma al Chelsea non avrei avuto spazio, e volevo emergere: era frustante, praticamente mi allenavo solo per me e non per la squadra, e quindi ho capito che sarei dovuto andar via, anche se magari la cosa più semplice da fare sarebbe stata rimanere in una grande squadra con un ruolo marginale. E invece ho capito che sarei dovuto andar via, mettermi alla prova. Ho scelto la Roma, e devo dire che cambiare Paese è sempre una scelta coraggiosa, anche difficile. Ma io ora lo consiglierei ai giocatori inglesi: non devono aver paura, e poi scopriranno tante cose di loro che non avrebbero mai saputo».

Inevitabile pensare ad altri suoi connazionali – i vari Sancho, Tomori, Madueke e tantissimi altri – che negli ultimi anni hanno deciso di lasciare il campionato inglese per misurarsi con altri contesti, sfidando la storica ritrosia dei calciatori britannici a lasciare il proprio Paese. La saturazione della Premier League, la globalizzazione del mercato e la crescita degli altri campionati stanno evidentemente cambiando la mentalità dei nuovi talenti. E poi c’è Mourinho, che nel caso di Abraham ha avuto e sta avendo un ruolo fondamentale: «In pochi mesi con lui ho imparato più di quanto abbia fatto in tutta la mia vita da calciatore. Voglio continuare a crescere con lui e voglio farlo alla Roma».