John Madden era una leggenda

È morto a 85 anni dopo aver cambiato la storia del football, prima in campo e poi fuori. Fino a dare il nome a un videogioco.

Per misurare la grandezza di John Madden, morto il 28 dicembre 2021 a 85 anni, basti pensare che il videogioco del suo sport, il football americano, si chiama come lui. Fin dal 1988, la serie prodotta da EA Sports si intitola per l’appunto Madden NFL, e quindi non porta il nome della lega o delle istituzioni di riferimento, come siamo abituati da un quarto di secolo per mezzo delle simulazioni di calcio, basket e altre discipline. Il lancio del videogioco, che come detto risale al 1988, è stata una delle sue grandi intuizioni, probabilmente la più acuta e importante nella seconda parte della carriera/vita: nella prima, infatti, Madden è stato un grande protagonista della lega NFL, sfiorata da giocatore (si è infortunato in maniera molto grave ed è stato costretto al ritiro durante la sua stagione da rookie con i Philadelphia Eagles, a cui era approdato nel 1958 dopo aver giocato al college con i Cal Poly Mustangs) e raggiunta come allenatore degli Oakland Raiders (oggi Las Vegas Raiders).

La sua importanza nella storia di questa franchigia, ma anche del football in generale, è enorme: dopo un primo periodo come coach dei linebacker, nel 1967 è diventato capo-allenatore, lavoro mantenuto fino al 1978. In questo periodo, i Raiders hanno vinto sette titoli di division e, soprattutto, il primo Super Bowl della loro storia – nel 1976 contro i Minnesota Vikings. A 42 anni, ad appena 24 mesi di distanza da quel successo, Madden decise di assecondare i segnali di stress lanciati dal suo corpo – alcune ulcere e attacchi di panico – e quindi di ritirarsi. Nessuno poteva immaginare che si sarebbe trasformato nel giornalista/analista sportivo più influente degli Stati Uniti, ovviamente per quanto riguarda il football.

Questo suo ritiro prematuro non gli ha impedito di segnare una profonda rivoluzione nel modo di concepire il capo-allenatore di una squadra di football: nell’articolo pubblicato dal New York Times dopo la sua morte, Ben Shpigel ha scritto che «Madden ha incoraggiato l’espressione individuale all’interno della lega, tollerando la propensione dei suoi giocatori per le notti selvagge e le gozzoviglie. Evidentemente confidava nel fatto che avrebbero sempre dato il massimo in campo. A differenza dei suoi colleghi degli Anni Settanta, imponeva poche regole, chiedendo loro solo di ascoltare, di essere puntuali e di allenarsi e giocare dando sempre il massimo».

La sua seconda carriera, come avrete intuito, è stata ancora più luccicante della prima: tra il 1979 e il 2009, Madden ha lavorato con tutti i più grandi network americani (prima la CBS, poi la Fox, ABC e NBC), vincendo 16 Sports Emmy Awards, di cui 15 come miglior analista in assoluto. Dick Ebersol, presidente di NBC Universal Sports al momento dell’arrivo di Madden, disse di lui: «È il miglior analista nella storia dello sport. Riesce a farsi riconoscere dalle persone di tutte le età, da quelli che lo ricordano come allenatore fino ai ragazzini di 12 anni che iniziano ad affacciarsi al football». È stata questa la grande forza di Madden: ha sempre saputo leggere e interpretare i momenti, così da anticipare la mossa successiva per restare rilevante, anzi un’icona, nel microcosmo del suo sport.

È in questo senso che vanno interpretati tutti i suoi movimenti paralleli alla carriera come commentatore: la partecipazione a diversi film e a tantissimi spot pubblicitari, a un episodio dei Simpson e perfino ai video musicali di diverse canzoni – tra cui “Stuck in a Moment You Can’t Get Out Of”, singolo degli U2 uscito nel 2001. E poi, come detto, i videogiochi: la serie Madden NFL, che quest’anno ha festeggiato l’edizione numero 35, non si limita a portare solo il nome dell’ex capo-allenatore dei Raiders, ma è stata realizzata con gli input e il supporto creativo dello stesso Madden, che ovviamente ha anche prestato la voce alle telecronache e alle analisi postpartita, una delle sue specialità. Nel 1984, durante le conversazioni preliminari sulla pianificazione della serie con il fondatore di Electronic Arts, Trip Hawkins, Madden concepì il gioco come un vero e proprio strumento educativo; nel 2012 ha dichiarato che «Madden NFL ha permesso a tantissime persone di avvicinarsi al football perché ha dato accesso ai suoi meccanismi più sofisticati».