Alexander Blessin è arrivato al Genoa per fare la rivoluzione

Ed è una notizia molto importante non solo per il club rossoblu, ma per l'intera Serie A.

Ci sarà modo e ci sarà tempo per discutere – e perché no: anche per polemizzare – sui modi e sui tempi dell’arrivo di Alexander Blessin al Genoa. Ognuno ha il diritto di avere la propria visione sul modo in cui è stato trattato Shevchenko, e lo stesso discorso vale per Ballardini prima du lui, sull’opportunità di avviare un progetto del genere a stagione in corso, con una classifica praticamente compromessa, sul fatto che il Genoa-squadra sia pronto per i cambiamenti che arriveranno. Prima e alla fine di tutto, però, c’è un fatto: l’arrivo di Blessin in Serie A, poche settimane dopo quello del General Manager Johannes Spoors, ha certificato lo sbarco del mondo Red Bull in Serie A, nel calcio italiano.

Il fatto la Serie A sia stata l’ultima grande lega europea a essere infiltrata, non può essere un caso: da sempre il movimento calcistico italiano è a dir poco restio a farsi avvolgere dal nuovo, dal moderno, o anche solo semplicemente dall’idea che un allenatore straniero possa essere quello giusto. Basta leggere l’elenco dei tecnici di Serie A e Serie B per rendersene conto: oltre a Blessin, ci sono solo quattro allenatori stranieri su 39 panchine disponibili, ovvero Mourinho, Juric, Mihajlovic e Tudor – a inizio stagione erano cinque, solo che poi Pep Clotet è stato esonerato dalla Spal. Quasi pleonastico aggiungere e/o ricordare che Juric, Mihajlovic e Tudor hanno vissuto gran parte della loro vita da giocatori nel nostro Paese, laddove si sono formati anche come allenatori. E che Mourinho, beh, è Mourinho. Basterebbe solo questo a inquadrare Blessin per quello che è, ovvero il primo esponente – quindi il primo leader – di un movimento che sta per avviare la rivoluzione, una rivoluzione che è già avvenuta altrove. Non è detto che questa rivoluzione si completi, ma già il fatto di provarci in Italia, che qualcuno ci stia provando in Italia, è una notizia. Non importa se positiva e negativa. Questo lo dirà il tempo.

Le notizie vanno date, raccontate, anche interpretate. E allora è giusto partire proprio da lui, dalla storia e dalla carriera di Alexander Blessin, per capire cosa sta succedendo. Andiamo a ritroso: per prendere Blessin, il Genoa ha versato l’importo della clausola rescissoria presente nel suo contratto con il  Koninklijke Voetbalclub Oostende, società fondata nel 1981 con sede in una piccola cittadina (Ostenda, che conta 70mila abitanti) delle Fiandre Occidentali. Detta così sembra una cosa fredda e lugubre, ma in realtà Ostenda si trova sul mare, ci sono una spiaggia e un casinò molto frequentati, un lungomare molto carino, insomma non ci si annoia o comunque non è che ci si intristisce. Blessin è arrivato qui nell’estate 2020, e ha vissuto una prima stagione da ricordare: quinto posto nella Regular Season e poi sesto nei playoff finali, un piazzamento che non è bastato per raggiungere la coppe europee, ma che in ogni caso gli ha permesso di vincere il premio come miglior allenatore della stagione. Prima di guidare l’Ostenda, Blessin ha lavorato per otto anni con il Red Bull Lipsia, ricoprendo diversi ruoli: collaboratore tecnico e vice-allenatore dell’Under 16, poi dell’Under 17 e dell’Under 19. A chiamarlo per entrare a far parte del mondo-Lipsia è stato Ralf Rangnick, che in diverse occasioni aveva cercato di ingaggiarlo quando era calciatore e poi l’ha effettivamente allenato – Blessin è stato un attaccante ed è riuscito ad accumulare sette presenze in Bundes con lo Stoccarda, prima e dopo ha militato anche nell’Antalyaspor e nell’Hoffenheim.

È grazie all’incontro con Rangnick che avviene la folgorazione. O meglio: le loro idee di calcio coincidono, e quindi la sintonia e la crescita sono inevitabili. L’ha raccontato lo stesso Blessin a The Coaches’ Voice: «Conoscevo Ralf da quando ero giocatore, mi ha fatto tornare nel mondo del calcio quando avevo pensato di mollare, anzi avevo già iniziato a lavorare nel settore assicurativo. Ho fatto un colloquio con lui per entrare nel dipartimento calcistico Red Bull, e ci siamo trovati subito: entrambi amiamo vedere e far praticare un calcio fatto di pressing, di intensità. Al Lipsia ho trovato l’ambiente perfetto per mettere in pratica certe idee, per lavorare con ragazzi e poi con professionisti di qualità».

Il passaggio all’Ostenda è una conseguenza diretta di tutto questo: il club belga, infatti, appartiene alla multiproprietà che fa capo al Pacific Media Group, una conglomerata calcistica evidentemente ispirata alla Red Bull che detiene le quote di diverse società in giro per l’Europa – Barnsley, Esbjerg, Nancy e Thun, oltre all’Ostenda. E che ha un rapporto molto diretto proprio con Red Bull: diversi giocatori ma anche allenatori sono stati sotto contratto con le squadre di entrambi i gruppi, come per esempio Gerhard Struber, oggi alla guida dei New York Red Bulls dopo essere passato per il Barnsley. È evidente che le prossimità tra i due universi vadano oltre l’idea stessa di multiproprietà: come spiega The Athletic in questo articolo, le squadre del Pacific Media Group lavorano – sul mercato e sul campo di allenamento – secondo gli stessi principi, inseguono un calcio giovane, dinamico, fatto di pressing e transizioni (idealmente) supersoniche.

Come giocava l’Ostenda di Blessin

Quando Blessin è arrivato in Belgio, a giugno 2020 (nel bel mezzo della pandemia, e per di più il campionato belga è stato uno di quelli che non ha terminato la stagione 2019/20), in rosa c’erano solo un portiere e undici giocatori di movimento; poi però la disponibilità della proprietà e il lavoro del nuovo amministratore delegato Gauthier Ganaye, una specie di guru del calciomercato fatto con i dati e con i giovani, hanno permesso all’Ostenda di diventare una squadra di prospettiva, in grado di aderire perfettamente alle idee radicali di Blessin. Con una spesa minima (1,15 milioni) sono arrivati 13 calciatori, tra cui l’attaccante senegalese Makhtar Gueye, autore di 13 gol nell’ultima stagione, il difensore francese Maxime D’Arpino, il difensore scozzese Jack Hendry (già ceduto al Bruges per quattro milioni di euro) e soprattutto Arthur Theate, rivelazione assoluta che nel frattempo è passato al Bologna per sostituire Tomiyasu ed è già diventato uno dei difensori più promettenti non solo della Serie A, ma dell’intero panorama europeo.

All’Ostenda, la valorizzazione dei talenti è avvenuta proprio grazie alle idee di Blessin, che – come avrete capito – ha esportato anche in Belgio il calcio che si pratica alla Red Bull, però con qualche sfumatura differente: il pressing e l’intensità ipertrofica sono ovviamente al centro di tutto, ma il modulo di riferimento è il 3-5-2/5-3-2 e la costruzione da dietro è più sofisticata, meno diretta, rispetto a quella praticata dal Lipsia e dalle sue squadre satellite. Anche in fase offensiva, l’Ostenda era una squadra che ricercava la complessità più che la pura velocità, attraverso rotazioni e scalate che puntavano a liberare e/o a creare spazio dietro le linee avversarie. Lo stesso tecnico tedesco ha dichiarato che «il mio modello è ovviamente quello imparato alla Red Bull, ma ho le mie idee e voglio che la mia squadra le applichi: non puoi essere la copia di nessuno, devi essere autentico al 100% per poterti imporre come allenatore».

Insomma, il Genoa si appresta a vivere un cambiamento storico. Del resto era nell’aria, fin da quando è stato annunciato l’arrivo di Spoors, che sarebbe successo qualcosa di radicale. Anzi, i più attenti avevano già intuito che la presenza di un nuovo General Manager, di un General Manager di questo tipo , sarebbe stata a incompatibile con quella di Shevchenko. in panchina Il fatto che Blessin abbia firmato un contratto fino al 2024, in qualche modo, è una conferma in questo senso: il club rossoblu ha deciso di affidarsi a un modello che in Italia non era ancora stato applicato. Perché non era ancora arrivato. Sarà interessantissimo, soprattutto in prospettiva futura, vedere come andrà questo primo, attesissimo tentativo di rivoluzione.