L’allenatore ucraino dello Sheriff si è arruolato nell’esercito

Yuriy Vernydub è tornato nel suo Paese e si è unito ai corpi per la difesa territoriale.

Il nome di Yuriy Vernydub, allenatore di calcio ucraino, è salito alla ribalta pochi mesi fa, quando il suo Sheriff Tiraspol ha battuto il Real Madrid in uno dei più incredibili rovesci nella storia della Champions League. Ora è tornato di nuovo nelle Breaking News, solo che purtroppo non si tratta di sport: Vernydub è una delle tante personalità sportive – tra tutti ci sono i fratelli ed ex pugili Vitali e Wladimir Klitschko, entrambi vincitori del titolo mondiale dei pesi massimi – che hanno deciso di lasciare le proprie attività professionali per arruolarsi nell’esercito ucraino, e quindi per combattere la guerra che si sta svolgendo nel loro Paese dopo l’attacco da parte della Russia. La notizia ha iniziato a girare dopo che Zorya Londonsk, un media ucraino che si occupa di calcio, ha pubblicato su Twitter una fotografia di Vernydub in uniforme mimetica, specificando che è tornato in patria per «unirsi ai corpi di difesa territoriale».

In realtà la carriera di Vernydub va ben oltre la sua ultima esperienza allo Sheriff Tiraspol, iniziata il 18 dicembre 2020: il tecnico ucraino è un’istituzione dello Zorya Luhansk, club del suo Paese che ha guidato dal 2011 al 2019, poi ha allenato anche lo Shakhtyor Soligorsk, in Bielorussia, nella seconda metà della stagione 2019/20; con lo Shakhtyor ha vinto il titolo nazionale, successo bissato poi nel 2021 anche con lo Sheriff. In Moldavia – o meglio: in Transnistria – ha compiuto un’impresa mai riuscita a nessuno: ha portato lo Sheriff a superare tutti i turni preliminari di Champions League, poi come detto è riuscito addirittura a violare il sacro tempio del Santiago Bernabéu. Tutto questo è successo solo cinque mesi fa, ma ora la guerra ha cambiato tutto.

Il fatto che lo Sheriff fosse un’espressione di Tiraspol e della Transnistria non è marginale, in questa storia: parliamo infatti della capitale di uno stato separatista non riconosciuto dalla comunità internazionale, vale a dire la Repubblica Moldava di Pridniestrov. Nel 1990 si è dichiarata indipendente da Chisinau, capitale della Moldavia, ma il punto non è neanche questo: i 600mila abitanti del Paese sono ancora oggi legati alla cultura e alla simbologia sovietica, sono filo-russi e anti-moldavi, espongono striscioni scritti in caratteri cirillici e cantano cori nazionalisti. Anche lo Sheriff ha questo background: il club è stato fondato da Viktor Gushan, ex agente del KGB, e in pratica rappresenta l’ultimo Paese del mondo che ha ancora falce e martello nella sua bandiera, un luogo in cui le statue di Lenin sono ancora venerate, come spiega il New York Times in un reportage da Tiraspol. Vernydub, insomma, era l’allenatore di una squadra schierata apertamente con la Russia e con Putin: non a caso, nel 2014, dopo la secessione unilaterale della Crimea dall’Ucraina e la sua integrazione nella Russia, anche la Transnistria ha chiesto di essere annessa alla Federazione. La sua ultima uscita come allenatore dello Sheriff risale a poche ore fa: giovedì scorso la squadra moldava ha giocato il ritorno del turno playoff di Europa League contro il Braga, perdendo solamente ai rigori. Dopo la gara, Vernydub è stati intervistato dai media e aveva parlato così dell’attacco da parte della Russia: «La mia famiglia è in Ucraina, cercherò di fare il possibile per tornare da loro. Sono orgoglioso delle persone che stanno combattendo per difendere il nostro Paese». Ora ha deciso di far parte di quelle persone.