L’Ecuador si è qualificato ai Mondiali anche grazie a KFC

Michel Deller, figura controversa del calcio locale, lega La Tricolór, l'Independiente del Valle e la famosa catena di fast food specializzati in pollo fritto.

Qatar-Ecuador sarà la gara d’apertura dei Mondiali 2022, la prima partita in assoluto in Coppa del Mondo per la Nazionale asiatica, l’undicesima per la rappresentativa sudamericana, già qualificatasi per la fase finale nel 2002 – allora esordì contro l’Italia – e poi nel 2006 e nel 2014. Il ritorno dell’Ecuador al torneo iridato ha avuto molti artefici: il ct Gustavo Alfaro, nominato il 26 agosto 2020 alla fine di un’esperienza in chiaroscuro con il Boca Juniors; un gruppo di calciatori giovani e dal potenziale discreto, tra cui Carlos Gruezo (centrocampista dell’Augsburg), Michael Estrada (attaccante del DC United) e Pervis Estupiñán (terzino del Villarreal), guidati da veterani come Enner Valencia (ora al Fenerbahce), Ángel Mena (ora al León), Robert Arboleda (ora al São Paulo); e poi un personaggio il cui nome dirà poco agli appassionati europei, ma che in patria e anche in Spagna è piuttosto conosciuto: Michel Deller, imprenditore che dal 2005 è diventato proprietario dell’Independiente del Valle, rivoluzionando completamente il club – che prima del suo avvento aveva un altro nome, altri colori sociali e stagnava nelle serie inferiori – e l’intero sistema calcistico ecuadoriano. Tra le sue molteplici attività, Deller è il maggiore azionista dei centri commerciali Quicentro e San Luis in Ecuador, detiene la proprietà di diverse società immobiliari e soprattutto è il proprietario del franchising Kentucky Fried Chicken in Ecuador. Per chi non lo avesse capito, si tratta di KFC, celeberrima catena statunitense di fast food specializzati nella preparazione del pollo fritto.

I grandi successi dell’Independiente del Valle hanno convinto Deller all’acquisto di un club europeo, il Numancia (attualmente nella quarta divisione spagnola), e l’hanno “sospinto” a un incarico nel direttivo della Federcalcio ecuadoriana. Proprio quest’ultimo punto è diventato piuttosto controverso: un nutrito gruppo di tifosi, per cui evidentemente i risultati positivi della loro stessa rappresentativa non sono tutto, è convinto che Deller eserciti una forte influenza sul ct Alfaro e su tutti gli organi tecnici della Nazionale, e ciò finisca per favorire i giocatori che sono legati o sono stati in qualche modo legati all’Independiente del Valle. La connessione diretta con KFC finisce per chiudere tutti i cerchi, ovviamente in modo negativo: per molti ecuadoriani, La Tri (nickname ufficiale della rappresentativa, contrazione de La Tricolór) è diventata la “Selección KFC”. A questo link ci sono un po’ di proteste a tema calcio, pollo e junk food dopo una delle ultime sconfitte dell’Ecuador, quella patita a ottobre 2021 contro il Venezuela. Del rapporto tra KFC e l’Ecuador ha scritto anche il magazine tedesco 11Freunde, in un articolo che in qualche modo conferma come «i milioni derivanti da una delle attività di Deller abbiano giovato alla squadra guidata da Alfaro», che però viene anche definita «ricca di giovani di qualità, frutto di una strategia tecnica coerente».

Poche settimane fa, prima che l’Ecuador conquistasse il pass per Qatar 2022, il portoghese Renato Paiva – ex tecnico delle giovanili del Benfica, oggi sulla panchina dell’Independiente del Valle – ha detto che «l’idea per cui Deller eserciti imponga certi giocatori alla Nazionale è assolutamente ridicola, e infatti personalmente rido per non piangere quando sento certe illazioni. Deller non mi ha mai dato l’ordine di schierare alcun giocatore all’Independiente, che è un club di sua proprietà: come potrebbe farlo con Alfaro, che è il ct dell’Ecuador ed è un allenatore che ha così tanta esperienza?». Ovviamente si tratta di una dichiarazione un po’ di parte, cioè dalla parte di Deller. In effetti, riguardando l’ultima lista dei convocati di Alfaro, – quella per le partite di qualificazione ai Mondiali contro Paraguay e Argentina – c’erano solo due giocatori di proprietà dell’Independiente del Valle, vale a dire Moisés Ramírez e Danny Cabezas. Allo stesso modo, però, è stato un altro dipendente del club di Deller, il direttore generale Santiago Morales, a confermare come nella gara giocata a novembre tra Ecuador e Bolivia (vinta per 3-0 dalla Tri) il commissario tecnico Alfaro avesse schierato «dieci giocatori che in qualche modo hanno fatto parte dell’Independiente, cioè che si sono allenati, che hanno giocato o giocano con noi».

Per i dietrologi e i detrattori questa predominanza di giocatori legati – oggi o in passato – all’Independiente del Valle è dovuta alla presenza di Deller in federazione, alla sua necessità di pubblicizzare il business tecnico del suo club. E questo andrebbe a discapito di atleti che, invece, meriterebbero di avere più spazio in Nazionale. Addirittura, la nomina di Alfaro come ct della Tri sarebbe stata un’operazione pensata e attuata dallo stesso proprietario dell’Independiente per poter manovrare più facilmente le convocazioni. Queste voci sono state alimentate anche dal fatto che Francisco Egas, presidente della Federcalcio di Quito e nominato da alcuni giorni vice-presidente della Conmebol, la confederazione calcistica sudamericana, abbia ringraziato personalmente Deller per il suo lavoro di persuasione nei confronti dell’ex tecnico del Boca Juniors. Insomma, se l’Ecuador è stato guidato ed è guidato da un allenatore così riconoscibile nel panorama sudamericano, il merito è del proprietario dell’Independiente del Valle: un conflitto di interessi troppo ingombrante perché non si generino degli equivoci. Anche se poi, alla fine, l’Ecuador tornerà ai Mondiali dopo otto anni d’assenza.