All’ora di pranzo di domenica primo maggio 2022, nel leggere le formazioni di Juventus-Venezia, un nome tra tutti cattura l’attenzione: quello di Fabio Miretti. Il centrocampo della Juventus si riscopre – per l’ennesima volta – nuovo, ridisegnato, secondo le intuizioni del suo allenatore. E quella del giovane Miretti è sicuramente un’intuizione targata Allegri. Nella partita che potrebbe regalare la qualificazione aritmetica alla prossima Champions League, a guidare la mediana bianconera c’è un ragazzo del 2003, vale a dire di appena 18 anni – ne compirà 19 il prossimo 3 agosto. Ma l’età anagrafica spesso non coincide con la maturità calcistica, e quanto mostrato da Miretti, almeno nei 79 minuti giocati sul prato dello Stadium, sembra confermare questo assunto: timidezza ed emozione restano nello spogliatoio, Miretti è sempre con la testa alta e le braccia larghe a chiamare il pallone, poi dopo orchestra il gioco con appoggi corti e lanci lunghi. Tutte cose che, di solito, fanno scomodare l’etichetta semplicistica e un po’ scomoda del predestinato.
Miretti è uno di quei talenti che la Juventus ha costruito in casa. Dopo aver completato l’intero percorso nelle giovanili, ha assaggiato il professionismo nell’Under 23 bianconera. Al primo anno di Serie C ha raccolto 26 presenze, tre gol e quattro assist, non male per un rookie. Il primo pallone toccato in prima squadra, contro il Venezia, è un passaggio rasoterra a tagliare il centrocampo avversario per servire Danilo sulla sinistra: un modo per velocizzare l’azione, saltare subito una linea di pressing e andare dritti in porta. Un modo di giocare che sembra essere ancora distante dalla filosofia conservativa di Allegri, che invece preferisce raggiungere il risultato con pazienza e senza rischi.
Quasi per rincarare la dose, poco dopo Miretti si è spinto fino all’area del Venezia per marcare Vacca, interrompendo sul nascere la manovra dei lagunari e costringendoli a ricominciare dal proprio portiere. Il suo, dunque, è un atteggiamento propositivo che salta all’occhio, esattamente come la continua ricerca di uno spazio libero in cui ricevere il pallone e rilanciare l’azione. Questo avviene puntualmente grazie a fraseggi corti con Zakaria e Rabiot, ma anche attraverso lanci lunghi che cadono sui piedi di Vlahović. Merito di un destro educato, che al settimo minuto disegna – su calcio di punizione – un cross perfetto verso l’area di rigore. Sul secondo palo c’è De Ligt, che fa sponda per il vantaggio di Bonucci.
Il primo gol di Bonucci
Dieci minuti più tardi, dialogando con Vlahović, Miretti sfiora addirittura il gol: quando si prepara a ricevere il pallone sulla linea dell’area di rigore del Venezia, il busto è rivolto al compagno sceso sulla fascia destra, l’esterno con cui appoggia il pallone di prima a Vlahović è morbidissimo. L’attaccante serbo ha l’istinto immediato di girarsi, cercare la porta. Poi però si rende conto che forse non è il caso, allora si appoggia all’indietro, dà fiducia al suo nuovo compagno. Il tiro di sinistro è leggermente strozzato e si spegne di poco a lato, le mani sul volto confermano che ci è mancato davvero poco. Il fatto che Miretti fosse proprio lì fa pensare che sappia già seguire le azioni in maniera intelligente: sa muovere bene il pallone prima ancora che il proprio corpo, ma è anche un centrocampista moderno, d’appoggio all’azione offensiva, che in teoria potrebbe agire come mezzala in una linea a tre, o come interno di un reparto a due. Forse proprio questo è il punto in cui deve definirsi e migliorare, a maggior ragione se il suo obiettivo è quello di restare e imporsi nella Juventus (di Allegri): piuttosto che velocizzare sempre il gioco, potrebbe/dovrebbe imparare a gestire il pallone in maniera più conservativa, meno frenetica, proteggerlo invece che scoprirlo. In fase difensiva le sue doti fisiche (supera i 180 centimetri ma non ha una muscolatura pesante) e il suo tempismo sono palesi, ma anche queste sembrano esprimersi con una chiave ancora troppo aggressiva, come se non riuscisse ancora a contenersi, a disciplinarsi. Ovviamente è una questione di anagrafica, di esperienza che manca, e che sarà necessario accumulare, al di là dello scontro interno con il Venezia, una squadra con valori nettamente inferiori a quelli della Juventus.
In realtà la gara dello Stadium scorre meno facile del previsto, per i bianconeri. Il Venezia pareggia con Aramu, ma nel frattempo Miretti continua a guidare il centrocampo con dinamismo e personalità. Una parola di cui si abusa spesso, nel mondo del calcio. Ma quale termine usereste per raccontare la partita di un ragazzo di 18 anni che, secondo i dati di Wyscout, al fischio finale ha messo insieme il 100% di passaggi di riusciti (33 su 33), di cui tre – più di chiunque altro nella Juventus – hanno messo un compagno nelle condizioni di tirare in porta? Non a caso, Allegri lo toglie dal campo soltanto quando i bianconeri sono tornati in vantaggio: ancora con Bonucci, ancora in mischia dopo un cross di Miretti dalla bandierina. Quasi come a voler confermare che c’è del materiale su cui lavorare, su cui investire in vista del futuro.