Il calcio è un gioco fatto in primis dalle persone, che fiorisce nelle comunità che se ne prendono cura e fa, allo stesso tempo, da straordinario collante. La sua è una natura popolare, e questo si sa, ma questa forza si è rivista un po’ a sorpresa anche di recente: quando, in questo gioco globalizzato e con economie gigantesche e talvolta gonfiate a dismisura, le voci unite dei tifosi hanno avuto un contributo nel fermare (leggi: rimandare) il tentativo sbilenco di creare una Super Lega europea nell’aprile 2021.
Il calcio si costruisce intorno alle comunità e le comunità si costruiscono intorno al calcio: lo vediamo soprattutto in quelle squadre piccole, quasi sempre amatoriali, che lavorano con il loro territorio, con i quartieri di appartenenza, per garantire accesso allo sport a tutti e tutte. Sono squadre di cui ci siamo occupati spesso, in Italia e non soltanto: iniziative sportive che si battono per far giocare ragazzi e ragazze di seconda generazione, oppure migranti e richiedenti asilo, oppure gli abitanti di quartieri in cui i luoghi e le occasioni di svago non esistono o non esistono più.
Con tutto questo in mente abbiamo organizzato il nostro primo torneo, domenica 19 giugno. L’abbiamo chiamato “Una domenica tra amici” e l’abbiamo fatto insieme agli amici di IUTER, l’ormai storico brand di streetwear fondato a Milano nel 2002, e con il supporto di Collater.al, agenzia creativa e di produzione. L’abbiamo fatto in concomitanza con il lancio della nostra prima capsule collection, sempre realizzata con e da IUTER, che abbiamo chiamato “One World, One Game”, un motto ben espresso dalle centinaia di bandiere (di tutto il mondo, tutto-tutto) che formano il pattern della jersey da gara, e replicato sulle maniche della maglietta in cotone long sleeve.
Abbiamo scelto il campo Football City di piazza Tirana, nel quartiere Giambellino a Milano, e invitato un po’ di squadre miste (maschili e femminili) per un torneo di calcio a 5: Calcetto Eleganza, che da anni promuove il calcio giovanile e femminile a Milano, unendoli a una approfondita ricerca di stile e musica; Patta Goleadors Fc, il ramo calcistico di un brand che da sempre produce magliette bellissime ispirate al calcio anni ’90; Our Legacy, la squadra del brand svedese del gruppo Slam Jam; la rappresentativa di Undici e IUTER, e due rappresentative di Ardita Giambellino, il team di calcio popolare del quartiere.
Di Ardita (e Arditae, la sua sezione femminile) avevamo parlato proprio nell’ultimo numero, in uno speciale dedicato alle squadre amatoriali che cercano, attraverso il calcio, di fare qualcosa “di più”. Il nome si richiama all’esempio dell’Ardita San Paolo, storico club di calcio popolare di Roma, e gli obiettivi sono simili: lotta al razzismo e alle discriminazioni, uno spazio sicuro per i ragazzi e le ragazze del quartiere, opportunità, divertimento. Infatti il Giambellino, in una Milano sempre più gentrificata, rimane un quartiere laboratorio che resistente alle dinamiche speculative. Un po’ di storia raccontata dai fondatori: «L’Ardita Giambellino nasce nell’autunno del 2014, insieme al Comitato abitanti del quartiere. Nel tempo, piano piano, il progetto è cresciuto, si è evoluto, raccogliendo un numero sempre maggiore di sostenitori e sostenitrici. Negli anni con l’Ardita abbiamo partecipato a tornei di calcio popolare in tutta Milano e in altre città – momenti antirazzisti e antisessisti accessibili a tutti, in cui giocare insieme non fosse solo un modo di passare il tempo ma uno dei tanti mezzi per conoscersi e stringere legami – oltre ad organizzare giornate di sport per i bambini e le bambine del quartiere».
Quello speciale era stato curato da Naomi Accardi, consulente creativa, autrice e decine di altre cose, nonché grande appassionata di calcio. Quale calcio? Soprattutto questo, con meno riflettori ma forse più passione. Naomi ha vissuto molti anni tra Milano, la Sicilia, gli Stati Uniti e il Medio Oriente, e ha avuto modo di osservare diversi modi di approcciarsi al calcio. Sulle opportunità di gioco che ci sono e che invece mancano in Italia, dice: «Credo che in Italia si sia perso un po’ lo spirito di sport come gioco e attività ludica. Le nuove generazioni sono abituate a interagire con lo sport in modo molto più strutturato di altri paesi, ovvero entrando direttamente in associazioni sportive invece che incontrandosi al parco». Non è uguale ovunque, però: «Al sud, dove si incontrano situazioni più complicate, è più facile trovare bambini giocare per strada e infatti ci sono molte più associazioni che utilizzano lo sport come strumento di integrazione e aggregazione. Per farla breve, credo che in Italia siamo diventati “troppo moderni”. Si sogna ancora di diventare atleti professionisti ma solo se si hanno le scarpe giuste, il campo giusto… Se vai al parco, la maggior parte dei ragazzi e ragazze che trovi a giocare sul suolo pubblico sono italiani di seconda generazione o addirittura non nati qui».
Il torneo è stato vinto da Calcetto Eleganza, una realtà attiva in città dal 2014 che è stata tra le prime a organizzare tornei amatoriali di richiamo anche internazionale, come l’International Women Football Experience del 2019, invitando team da Francia e Inghilterra. Marco Gardenale, uno dei fondatori, ci ha detto: «Viviamo ed esploriamo tutte le contaminazioni di Milano, amiamo dialogare con chi dimostra di avere uno spirito aperto e votato a sperimentare: bar, musei, studi grafici, brand, festival, associazioni culturali e chissà quale sarà il prossimo». Un altro esempio di questo sincretismo è stato Eleganza Football Tournament, un torneo lanciato poco prima della pandemia, con l’obiettivo di far dialogare attraverso il calcio alcune tra le realtà più rilevanti di Milano come La Triennale, Burro Studio, Retrosuperfuture, La Scala. «Il valore aggiunto di Eleganza è stato da sempre quello di poter contare su una community organica di persone che, attraverso le proprie specifiche competenze (creative, calcistiche, imprenditoriali), ha saputo alimentare ed evolvere il progetto in diverse forme».
Ogni squadra partecipante – a eccezione dell’Ardita Giambellino – ha partecipato al torneo con una donazione che abbiamo girato proprio agli arancioneri del quartiere. Ci hanno spiegato: «Il progetto che ci sta più a cuore è sicuramente quello di trovare un campo da gioco nostro, che possa essere un polo di aggregazione, sia sportivo che sociale, per tutto il quartiere. Contestualmente, potrà avere luogo il sogno – che speriamo diventi al più presto realtà – di creare una scuola calcio a prezzi popolari (o addirittura gratis, se sarà possibile) per i ragazzi e le ragazze del quartiere».
La collezione “One World, One Game” sarà disponibile dal 22 giugno su iuter.com e a breve anche su queste pagine!