Le Big Six di Premier League sono così ricche che presto inizieranno a scambiarsi i giocatori tra loro

Le storiche rivalità interne hanno limitato questo tipo di operazioni, ma ormai non ci sono alternative.
di Redazione Undici
22 Giugno 2022

Da molti anni, ormai, è evidente come il calcio europeo vada a due velocità: da una parte i top club, quelli che hanno le risorse per giocarsi la Champions League ogni anno, vale a dire le Big Six della Premier League, il Bayern, il Psg e le due grandi di Spagna, Barcellona e Real Madrid, in attesa che Juventus e/o Inter e/o Milan tornino a questo livello; dall’altra, poi, una classe medio-borghese di club che partecipano alla massima competizione continentale ma possono aspirare al massimo al ruolo di sorprese o di outsider, e che in virtù di questo status possono dire la loro nelle altre coppe europee e nei loro campionati. Il gap e quindi lo squilibrio economico tra queste due “categorie” sono sempre più evidenti, e in questo senso non è un caso che a dominare siano i club di Premier League, vale a dire una sorta di contesto o livello bonus in cui, molto semplicemente, girano molti più soldi che altrove, e allora la ricchezza è distribuita in modo diverso, è una condizione che riguarda un numero maggiore di club rispetto agli altri campionati. Insomma, per dirla brutalmente: le società top del calcio inglesi dominano dominano il contesto interno e quindi anche il mercato internazionale, al di là degli inserimenti del Bayern, del Psg, delle due grandi di Spagna.

È una situazione che determina anche un nuovo modo di fare calciomercato, come ha spiegato The Athletic in questa sua analisi: per le stesse Big Six, gli spazi per cedere i giocatori sono sempre più ridotti, visto che ci sono pochissimi club in grado di acquistare i loro esuberi, e che questi pochissimi club, sempre gli stessi, non possono acquistarli tutti. E allora si arriverà a infrangere un grande tabù: la cessione di un calciatore, anche molto importante, a una squadra concorrente nello stesso campionato. In Inghilterra questa cosa è avvenuta in pochissime occasioni, e ogni volta si è alzato un polverone: Adebayor e Nasri dall’Arsenal al Manchester City, Van Persie dall’Arsenal al Manchester United, Matic e Mata dal Chelsea al Manchester United, Cech dal Chelsea all’Arsenal, Sterling dal Liverpool al Manchester City, Walker dal Tottenham al Manchester City, lo scambio Mkitharyan-Sánchez tra Manchester United e Arsenal. Sono questi i colpi più importanti e anche discussi degli ultimi anni, ma in realtà sono anche gli unici, visto che le storiche rivalità interne e la voglia di non rafforzare una concorrente hanno evidentemente limitato questo tipo di operazioni.

Ma ora, come detto, le cose sono destinate a cambiare. Anzi, stanno già cambiando: le voci su Sterling al Chelsea e su Gabriel Jesus all’Arsenal, in questo senso, sono un chiaro segnale. E poi ci sono le cifre, che in quanto cifre non possono mentire: quanti e quali club sarebbero disposti e anche disponibili a offrire 70 milioni al City per il cartellino di Sterling – il suo valore di mercato secondo Transfermarkt – e a investire circa 350mila euro a settimana per pagare il suo stipendio? E allora è proprio lo stesso Sterling, teoricamente ai margini delle rotazioni di Guardiola dopo l’arrivo di Haaland, a non avere molte alternative: se Real Madrid, Psg, Bayern e Barcellona sono già coperti nel suo ruolo o hanno fatto altre scelte di mercato, non gli resta che cercare una nuova squadra in Premier League, se non vuole rinunciare al suo attuale stipendio.

E poi anche i club hanno un certo interesse a definire operazioni economicamente sensate: The Athletic fa l’esempio di Sánchez, un calciatore che il Manchester United ha ceduto in prestito all’Inter ma al quale i Red Devils hanno continuato a versare parte dello stipendio, pur di liberarsi di lui. E la stessa cosa avverrà per Lukaku, se e quando verrà ufficializzato il suo ritorno all’Inter – sempre con la formula del prestito. È evidente che, in casi del genere, una cessione interna e a titolo definitivo sia la soluzione migliore. E pazienza se si tratta di una squadra rivale: la ricchezza è una condizione certamente ambita per qualunque entità singola o collegiale, ma comporta anche dei lati negativi. Per un club calcistico della nostra era, uno degli svantaggi è quello di non poter cedere facilmente i propri calciatori più forti, anche se non fanno più parte del progetto.

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