Il mondo dello sport sta vivendo un vero e proprio terremoto sulle politiche di genere. Domenica 19 giugno la Federazione internazionale di nuoto (FINA) ha escluso le donne transgender dalle competizioni internazionali: un rapporto scientifico commissionato mesi fa dalla Federazione sembra infatti aver rilevato come le donne trans conservino un vantaggio significativo a livello prestazionale rispetto alle colleghe, anche dopo aver ridotto i propri livelli di testosterone. Si tratta di uno dei provvedimenti restrittivi più duri di sempre, che potrebbe essere seguito a ruota anche dagli altri sport. Lo scorso novembre il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha lasciato che le regole di ammissibilità venissero stilate dalle singole federazioni, ma ha anche dichiarato che «fino a quando le prove non determinano diversamente, gli atleti non dovrebbero essere considerati come beneficiari di un vantaggio competitivo ingiusto o sproporzionato a causa delle loro variazioni di sesso, aspetto fisico e/o stato transgender». Ora però le cose sembrano essere cambiate, e anche la FIFA – che finora aveva sempre consentito alle donne trans di competere – ha annunciato che rivisiterà a breve il proprio regolamento.
In attesa della decisione della Federazione Internazionale però, un passo significativo è stato fatto in Germania. La Federcalcio tedesca (DFB) ha infatti varato un regolamento valido per il calcio dilettantistico e giovanile, oltre che per il futsal, che – a partire dalla prossima stagione – consentirà, alle persone transgender, intersessuali e non binarie di decidere autonomamente se giocare in una squadra femminile o in una maschile. In particolare, i calciatori transgender potranno cambiare squadra in qualunque momento del proprio percorso di transizione, oppure decidere di rimanere in quella in cui già stavano giocando. Nel regolamento si legge infatti che «finché l’attività sportiva, durante l’assunzione di farmaci, non pregiudica la salute della persona interessata, l’atleta può prendere parte al gioco, motivo per cui il nuovo regolamento esclude la rilevanza del doping». La DFB indica anche che «al fine di mantenere l’accesso a bassa soglia, le associazioni statali e regionali devono nominare persone di fiducia che supportino i giocatori con la voce di stato civile “diverso” o “nessuna informazione” nel concedere il diritto al gioco, e li sostengano in caso di episodi di violenza e discriminazione».
Le reazioni nel mondo calcistico tedesco sono state più che positive. La dirigente responsabile del calcio femminile, Sabine Mammitzsch, ha dichiarato: «Da tempo le associazioni statali e regionali, ma anche importanti persone singole, segnalavano incertezze su come gestire la partecipazione sportiva di persone trasngender, intersessuali e non binarie. Quindi accogliamo con favore l’introduzione di una regola nazionale e globale sul diritto di praticare sport». Un messaggio condiviso anche da Thomas Hitzsperger, ex calciatore ora ambasciatore per la diversità della DFB: «Il calcio è sinonimo di diversità e anche la DFB si impegna in questo. Con la regolamentazione della legge sul gioco, stiamo creando ulteriori importanti prerequisiti per consentire a giocatori di diverse identità di genere di giocare».