Sono già passati dieci anni dalla doppietta di Balotelli contro la Germania

Una notte in cui sembrava che Balo fosse destinato a prendersi il mondo.

Da anni, ormai, l’Italia è vittima di un’evidente carestia di attaccanti del massimo livello. Immobile, mai davvero convincente in Nazionale, non è riuscito a pareggiare le epopee dei vari Vieri, Inzaghi, Montella, e nemmeno quelle della grande generazione successiva, quella di Toni, Gilardino, Di Natale. C’è stato un momento, però, in cui una prima punta pura, per quanto atipica nelle caratteristiche fisiche e tecniche, sembrava poter essere in grado di poter raccogliere un’eredità così pesante. La prima punta in questione era Mario Balotelli, e il momento in questione è – ovviamente – l’Europeo 2012, con Prandelli in panchina, Buffon e Chiellini e Bonucci e Barzagli in difesa, Pirlo e De Rossi e Marchisio e Montolivo a centrocampo, il miglior Cassano mai visto in azzurro come partner di Balo nel tandem d’attacco. Quella che si presenta in Polonia e Ucraina è un’Italia reduce dalla figuraccia ai Mondiali 2010, è un’Italia alla ricerca di una nuova identità di gioco e anche offensiva, se consideriamo che solo uno tra i sei attaccanti convocati per il torneo iridato in Sudafrica – Di Natale, gli altri erano Iaquinta, Gilardino, Quagliarella e Pazzini – è stato chiamato da Prandelli per partecipare al torneo.

Balotelli è reduce da due annate un po’ in chiaroscuro con il Manchester City, ma nell’ultima gara di club prima di aggregarsi alla Nazionale ha servito ad Agüero il passaggio per uno dei gol più famosi e influenti degli ultimi venti o anche trent’anni di calcio, è il giovane talento più forte in rosa e il titolare designato al centro dell’attacco. Insomma, intorno a lui c’è il solito carico di aspettative e anche di polemiche sempre meno latenti, anche perché il suo impatto nelle prime due gare del girone, contro Spagna e Croazia, è tutt’altro che indimenticabile. Prandelli, non a caso viene da dire, lo esclude dall’undici di partenza della terza partita – quella decisiva contro l’Irlanda di Trapattoni – e poi lo inserisce nella ripresa al posto di Di Natale. Allo scoccare dell’ultimo minuto, Balo realizzaa un gol particolarissimo, in pratica mette il pallone in porta con una specie di rovesciata non acrobatica, senza salto, dall’interno dell’area di rigore, su calcio d’angolo. Ricadendo finisce a terra, si alza subito, non esulta, preferisce mostrare il suo solito volto torvo e il suo solito sguardo spento, nonostante si tratti di un gol bello e decisivo, che proietta l’Italia ai quarti e gli restituisce le luci dei riflettori.

Ai quarti, contro l’Inghilterra, Balotelli è di nuovo titolare. Si fa vedere, lotta con gli avversari, si muove molto, ha due o tre occasioni buone, ma non è proprio freddissimo sotto porta. Gli Azzurri vincono ai rigori, in semifinale c’è la Germania. Qualcuno invoca la destituzione di Balotelli, ma Prandelli ha puntato su di lui: in rosa non c’è un backup reale, tutti gli altri attaccanti – oltre a Cassano ci sono Diamanti, Di Natale, Borini e Giovinco non possono prendere il suo posto, a meno di un radicale cambio di atteggiamento tattico. Insomma, non si può che insistere su di lui. Anche perché i centrali della Germania sono Hummels e Badstuber, due corazzieri, e allora la fisicità è una dote necessaria per chi vuole combattere con loro. La partita si apre con la Nazionale di Löw che spinge fortissimo, ma l’Italia tiene bene e ribatte colpo su colpo. Dopo 20 minuti, Cassano – tutto spostato a sinistra – si inventa una piroetta che disorienta due difensori avversari, e un istante dopo calibra un perfetto cross di sinistro. Balotelli è già sfilato dietro alle spalle di Badstuber, lo stacco sembra imperioso ma in realtà è frutto di una perfetta lettura dello spazio e del tempo, di un anticipo che ha cancellato preventivamente la resistenza del suo marcatore e ha aperto lo spazio davanti a Neuer per il colpo di testa. L’impatto è violento, Neuer prova a fare ciò che l’ha reso grande, unico: coprire la porzione di porta più ampia possibile dilatando il suo corpo. Ma il pallone è troppo veloce, è già in rete e Balotelli è caduto a terra. Pochi istanti dopo, è come se Mario fosse rimbalzato sul terreno di gioco: è qualche metro più in là a esultare – sì, anche Balotelli può e sa esultare – e sembra davvero deciso a strapparsi la maglia, non trattiene le urla, poi però si ricorda di essere Balotelli e allora il sorriso torna a spegnersi. L’abbraccio dei compagni è il giusto rifugio.

È un gol bello, e anche l’esultanza è significativa. Ma niente a confronto di quello che succede un quarto d’ora dopo, quando Montolivo trova Balotelli solo contro Neuer a causa di una pessima scalata sul fuorigioco della difesa tedesca. L’attaccante dell’Italia ha il tempo di far rimbalzare il pallone per due volte prima di controllarlo e di girarsi verso la porta avversaria, Lahm è ancora in ritardo, e allora Balo ha il tempo per un altro tocco – di sinistro – che sposta il pallone in avanti e un po’ verso destra, verso il suo piede destro. Un attimo dopo, alla fine di un ultimo impercettibile rimbalzo, Balotelli carica il tiro e indovina una traiettoria potente e precisissima, brutale e chirurgica, il pallone è velocissimo eppure si insacca di giustezza, pochi centimetri sotto l’incrocio dei pali. Neuer può fare ancora meno, è enorme eppure resta lontanissimo dalla palla, la sua resa si manifesta quando poggia il ginocchio sul campo, è come se fosse diventato basso, piccolo, di fronte al perfetto gesto tecnico di Balotelli. Che, per esultare, si ferma. Semplicemente. Si toglie la maglia, mostra il fisico asciutto, muscoloso, i nastri adesivi azzurro chiaro nella zona lombare, il volto che sembra impietrito, senza espressione: chissà cosa avrà voluto veicolare, con quella esultanza. Arrivano Marchisio e poi De Rossi, entrambi vogliono nascondere il fatto che Balotelli abbia tolto la maglia, vogliono evitargli un cartellino giallo stupido, si vede chiaramente che De Rossi gli dice proprio questo, di rimettersi la maglia, anche se forse non è vero e noi di certo non lo sapremo mai, possiamo solo immaginarlo.

La partita finirà 2-1, in finale un’Italia stremata sarà fatta a pezzi dalla Spagna più bella di sempre. Anche Balotelli non giocherà benissimo, ma si tratta pur sempre di un attaccante di 21 anni che è destinato a essere titolare della Nazionale per molto tempo. A farsi carico dell’eredità di Vieri, Del Piero, Toni, Gilardino, superandoli tutti con facilità. È quello che pensano tutti, suffragati dai fatti, in virtù della doppietta segnata e dalla splendida notte vissuta contro la Germania. Oggi è il 28 giugno 2022 e sono passati dieci anni da quell’Italia-Germania. Le cose sono andate diversamente, per Balotelli e per gli Azzurri. Ma quella partita, quella notte, quelle facce, quelle scelte, quelle esultanze, sono rimaste nella storia del nostro calcio, e sono rimaste impresse anche nel cuore di Mario Balotelli, anche se lui non l’ammetterebbe mai, probabilmente.