Gonzalo Higuaín sa ancora come si fanno i gol belli

L'attaccante argentino sta vivendo il crepuscolo della sua carriera a Miami, ma ogni tanto si accende un lampo di classe.

Non è un gran momento per Gonzalo Higuaín, ed è una sensazione che si percepisce da anni, ormai. I maligni potrebbero dire che per rendersene conto basterebbe guardare una sua fotografia recente, ma la realtà è che da un certo punto della sua carriera in poi, diciamo dalla metà della sua esperienza con il Napoli, già prima dei famosi 36 gol segnati con Sarri in panchina, il suo fisico è sempre stato piuttosto rotondo, e questo non gli ha impedito di essere un attaccante letale, intelligentissimo, bellissimo da veder giocare in campo. Per capire la parabola discendente, la sua pagina di Transfermarkt è la cartina tornasole più significativa: in questa stagione con l’Inter Miami, club a cui si è unito il 18 settembre 2020, Higuaín ha giocato solo sei partite da titolare più altre sette da subentrato, e ha segnato solamente tre gol. Nella prima parte della sua esperienza in Florida le cose erano andate meglio, non alla grande ma discretamente: 13 reti e nove assist in 38 gare complessive.

Ora Gonzalo Higuaín indossa il numero dieci, ha rasato la sua testa, gioca accanto a suo fratello Federico ma il declino sembra inarrestabile. Il fatto che stia vivendo un’evidente parabola discendente è riconosciuto da lui stesso: pochissimi giorni fa, in un’intervista rilasciata a L’Équipe, l’attaccante argentino ha detto di non esser certo di voler continuare a giocare a calcio, anche perché «lo faccio da diciassette anni, la metà della mia vita, ed è davvero troppo. Tutti questi anni ed esperienze in Europa mi hanno davvero sfinito. Ho vissuto in un mondo in cui la persona, la sua condizione fisica e il suo stato d’animo non sono una priorità». Ci sono momenti, però, in cui Gonzalo Higuaín riesce a scacciare tutto questo malessere, e si ricorda di stato – e quindi di essere ancora – un grandissimo attaccante. Uno di questi momenti si è manifestato poche ore fa, nel corso della partita tra il suo Inter Miami e i Philadelphia Union, valida per la Regular Season di MLS: entrato dalla panchina nella ripresa al posto del 21enne colombiano Emerson Rivaldo Rodríguez, Higuaín ha realizzato un gol dei suoi, uno di quelli che l’hanno portato nell’olimpo dei migliori attaccanti degli ultimi quindici anni.

Guardando e riguardando l’azione, è evidente che la brillantezza atletica – la mobilità, lo spunto, la reattività – siano notevolmente peggiorate rispetto a qualche anno fa, ma la rapidità di pensiero e la capacità di eseguire al meglio un gesto tecnico bello ed efficace sono rimaste intatte. E allora, subito dopo una progressione non proprio rapidissima in campo aperto, ecco un dribbling secco col destro e un’immediata conclusione con l’altro piede, quello solo teoricamente debole, sul secondo palo; ne viene fuori una traiettoria arcuata ma decisa, forte ma anche un po’ morbida e spiovente, per tre quarti tiro da fuori potente e per un quarto pallonetto maligno. L’esultanza è rabbiosa, i compagni vengono richiamati a tornare velocemente a centrocampo, visto che il risultato è ancora in bilico. Alla fine la partita si concluderà con una sconfitta per l’Inter Miami, ma ora sappiamo che Higuaín non è più il vero Higuaín, non può più esserlo, eppure si ricorda ancora come si fanno i gol belli.