Totti e Ilary erano la vera power couple italiana

Era la coppia di belli e famosi più celebrata d'Italia, i nostri Beckham, l'ultimo residuo di una stagione di rilevanza che ormai non esiste più.

Tutto quello che c’era da sapere della separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi io l’ho saputo guardando la pubblicità dell’ammorbidente Lenor. In queste pubblicità arriva sempre il momento in cui lei, Ilary, la testimonial, prende il telefono e si mette a spiegare a lui, Francesco, l’imprescindibilità dell’ammorbidente ai fini di un bucato pulito, morbido e profumato. Negli ultimi vent’anni, il nome di lei è stato talmente legato a quello di lui – e viceversa – che ai fini della comprensione del messaggio promozionale non c’è nemmeno bisogno di nominare l’uomo all’altro capo della conversazione telefonica: è ovvio e, infatti, nel parlato di queste pubblicità le parole “Francesco” e “Totti” non compaiono mica. Che lei stia parlando con lui è una cosa che si dà per scontata: con chi altro dovrebbe parlare Ilary Blasi del suo bucato?

Che le cose tra i due non andassero più bene l’ho capito quando sono cominciati i primi, inquietanti, rimaneggiamenti di questi spot pubblicitari. La rimozione dei rimandi al passato calcistico – le rovesciate, i tempi supplementari – dell’interlocutore di Ilary, la scomparsa di quell’ironia che ci faceva capire si trattasse di Francesco sottolineandone l’inettitudine in qualsiasi attività extra calcistica (da solo manco il bucato riesce a fare). L’innocua e accattivante frase a chiusura dello spot, ora che tutto è successo, mi sembra una dolorosa rivendicazione: «Nel mio letto voglio solo Lenor», sussurra Ilary, messaggio che nei mesi in cui tutti avevamo ormai capito cosa sarebbe successo ha generato in me un’inquietudine che nemmeno le smentite sdegnate nel salotto pomeridiano di Silvia Toffanin sono riuscite a chetare. Molti di noi avevano capito e saputo senza bisogno degli scoop di Dagospia e dei comunicati stampa all’Ansa che dovevano essere congiunti e alla fine sono stati separati: Francesco Totti e Ilary Blasi si sono lasciati, il già poverissimo star system italiano perde così una delle sue pochissime power couple.

Il 19 giugno del 2005 il direttore di Sky Tg24 è Emilio Carelli, che ora è un deputato di Insieme per il futuro, il gruppo parlamentare fondato da Luigi Di Maio dopo aver abbandonato il Movimento 5 Stelle. A Carelli non è mai mancato l’intuito per i fenomeni popolari: è lui a decidere – non senza polemiche e prese in giro – che il canale all news di Sky avrebbe dedicato praticamente l’intera giornata (diretta a partire dalle 15 dall’Ara Coeli, proprio a due passi dal Campidoglio) al matrimonio di Francesco Totti e di Ilary Blasi. Fu il risultato di una trattativa tanto difficile che a confronto quella per i diritti televisivi dei Mondiali del 2006 sarebbe stata un defatigante.

Alla fine Francesco e Ilary accettarono l’offerta di Sky, che prevedeva l’esclusiva in cambio dell’impegno da parte della tv di realizzare spot di solidarietà e strutture per l’accoglienza dei cani randagi della capitale. Chissà se Carelli provò a inserire nel pacchetto anche la serata dell’addio al celibato, festeggiato dieci giorni prima a Villa Miani, un dei luoghi di ritrovo dei miliardari di passaggio o di stanza a Roma. Forse no, perché sapeva che sarebbe stato troppo complicato: le cronache dell’epoca raccontano di una location pattugliata da cento addetti alla security che arrivarono a perquisire pure le ambulanze, i furgoncini dei fiorai e i camion-frigo dei gelatai. Al principe Carlo Giovannelli, leggendario protagonista della bella vita romana, fu negato l’ingresso perché il suo nome non era nella lista – a lui che letteralmente grazie al nome ci campava. Per contrastare la nuvola di fumo generata dalla bocca e dalle narici di Zdenek Zeman, i due futuri coniugi pare chiesero dei rinforzi di gelsomino da piazzare in ogni angolo disponibile della terrazza con vista sulla città. Tutti ci rimasero molto male quando scoprirono dell’assenza di Antonello Venditti: «L’invito non mi è arrivato», racconterà poi lui. La lista degli invitati a quella serata è la ragione per la quale è poi nato un sito come Dagospia: qualcuno doveva pur raccontare – o immaginare – serate nelle quali si ritrovano nello stesso posto, nello stesso momento Claudio Baglioni e Fiorella Mannoia, Carlo Verdone e Gigi Proietti, Lino Banfi e Giulio Andreotti. Pare che il Divo passò buona parte della serata seduto su un divanetto bianco a chiacchierare con Flora Viola, vedova di Dino, dello scudetto giallorosso del 1983.

Nel giorno delle nozze, una delle cose che inteneriscono di più è ritrovare il ritratto della gioventù in Antonio Cassano: in più di un’occasione la telecamera Sky si ferma su di lui e su Bruno Conti al suo fianco, che gli ripete in continuazione «stai qua» indicandogli la sedia accanto alla sua, evidentemente terrorizzato da cosa sarebbe potuto succedere se avesse perso il contatto visivo con Fantantonio anche solo per un attimo. Francesco ha i capelli lunghi e tanto unti di gel che attraverso il video si sente nelle narici l’odore balsamico del Gomgel. Ilary incarna il prototipo di bellezza Mediaset, una Veronica Lario diventata famosa e desiderata attraverso gli uh-là-là-là a Passaparola di Gerry Scotti invece che con i bagni di sangue sui set di Dario Argento.

Lei è anche incinta di cinque mesi, e tutti già immaginavamo che se fosse nata una bambina l’avrebbero chiamata Roma, seguendo le indicazioni della allora celebre canzone-parodia di Corrado Guzzanti su Venditti e il Grande Raccordo Anulare. Sui nomi dei figli, Totti e Blasi si sono sempre prestati al gioco, conducendolo in realtà con una certa ironia: al normalissimo Christian segue la doppietta Chanel e Isabel, le North West e Ivy Blue dentro il GRA, degne eredi di una famiglia che attraverso la linea materna comprende una zia Melory, sorella di Ilary. Dove sta quella certa ironia di cui sopra, direte voi. Sta nel fatto che la gatta della famiglia Totti, contenuto premium dei loro social felici quasi quanto i commenti di Francesco sotto i post di Ilary («Stasera ti ritrovo così???», diceva lui di una foto in cui lei era impegnata nello yoga), si chiama semplicemente Paola.

Il matrimonio tra Francesco Totti e Ilary Blasi è durato diciassette anni, dal 2005 a pochi giorni fa (Paolo Bruno/Getty Images)

Adesso sembra tutto irrilevante. Probabilmente lo è. L’ennesima coppia di belli, ricchi e famosi che dopo il fidanzamento, il matrimonio, i figli e la mezza età decide di separarsi: sai che novità, sai che differenza, anche i nostri genitori hanno avuto Al Bano e Romina. Eppure è inevitabile – soprattutto per chi era giovanissimo quando Francesco Totti e Ilary Blasi erano giovani, perché la nostalgia è canaglia e ti prende proprio quando non vuoi – ripensare a quell’epoca e ritrovarci sì l’imbarazzo dell’estetica Y2K ma pure l’ingenuità, la tenerezza dell’adolescenza: quanti amici si sono resi ridicoli sul campo di calcetto sfoggiando magliette con dedica alla fidanzata dopo aver visto Totti che esultava dichiarando “6 unica” alla ragazza seduta sugli spalti?

Cosa c’entra tutto questo con il calcio, si dirà. Probabilmente niente. Magari tutto. Dipende dalla considerazione che si ha del calcio: solo uno sport o anche un fenomeno popolare che comprende cose che succedono al di là, talvolta molto al di là, del campo. Per un’epoca (d’oro) del calcio italiano, quella che si è chiusa con la vittoria al Mondiale in Germania, il matrimonio di Totti e Blasi ha significato un po’ quello che le feste di Jay Gatsby significavano per i ruggenti anni Venti americani, quelli che si sono chiusi con il Martedì Nero del 1929: celebrazione e commiato. È difficile, quasi impossibile, immaginare oggi il calcio italiano che produce un talento con una tale presa sull’immaginario pop collettivo da scalare la classifica della notiziabilità passando dalle pagine dello sport a quelle del gossip a quelle delle cronaca nazionale. Per il tempo di una cerimonia in chiesa, è sembrato anche a noi di avere i nostri David e Victoria Beckham, di essere entrati in un filone narrativo che negli anni a venire ci avrebbe regalato forse tutti i grandi eventi non-tragici della contemporaneità: William e Kate e Harry e Meghan per il Vecchio Continente, Jay-Z e Beyoncé e Kanye e Kim per l’America, Piqué e Shakira e Francesco e Ilary per il Mediterraneo. Per capirci: nel 2001 Corrado Augias si auspicava «un’unione con forte valenza simbolica tra la signorina Ferilli e il calciatore della Roma Francesco Totti per dar vita a una progenie che perpetui nelle generazioni la bellezza della stirpe quirite». Eravamo cafoni tanto quanto lo siamo oggi, insomma, ma avevamo ancora un residuo di rilevanza che a posteriori rendeva tutto più sopportabile.

Mentre scorrono i titoli di coda sul matrimonio sulle televisioni passano, a breve distanza l’uno dall’altro, due spot pubblicitari. In uno Francesco Totti ringrazia il commesso di una gelateria Grom, porta via tre vasetti e dice che «con questi farò un figurone». Poco dopo, Ilary Blasi si lamenta di «questi ragazzi» che le insozzano sempre gli asciugamani di casa. Lavaggio veloce, aggiunta di ammorbidente, asciugamani come nuovi. Inquadratura finale su di lei che, seduta sul letto, si gode la solitudine e la morbidezza del bucato. Stavolta nessuna telefonata.