La Roma è diventata l’unica dimensione possibile per Paulo Dybala

La squadra giallorossa ha fatto un grande colpo, ma dalla carriera della Joya ci aspettavamo qualcosa di più.

Paulo Dybala alla Roma è una notizia enorme, per la Roma. L’arrivo dell’attaccante argentino significa diverse cose, tutte importanti: che Tammy Abraham avrà uno dei migliori partner possibili, che la proprietà dei Friedkin inietta ulteriore entusiasmo nelle vene della sua tifoseria e del progetto-Mourinho, che la squadra giallorossa sta effettivamente provare a fare un upgrade rispetto agli ultimi anni. Proprio quest’ultimo aspetto, però, deve far riflettere. E molto. Sono solo dati di fatto: la Roma è la squadra detentrice della Conference League e nell’ultimo campionato di Serie A è arrivata al sesto posto, a sette punti di distacco dalla Juventus quarta e a 23 lunghezze dal Milan campione d’Italia. È una squadra che giocherà la prossima Europa League e che in questa sessione di mercato, finora, ha acquistato Matic, Celik e Svilar. È una squadra che, in virtù di tutto questo, ha l’obiettivo realistico di fare un gran cammino in Europa League e di raggiungere il quarto posto, quindi di tornare a giocare la Champions League nella stagione 2023/2024. Magari l’arrivo di Dybala porterà ad alzare l’asticella delle ambizioni, ma l’ossatura della squadra è rimasta e rimarrà più o meno la stessa, considerando anche l’investimento fatto per lo stipendio dell’ex numero dieci della Juventus. E quindi è difficile pensare a una Roma che possa essere fin da subito in corsa per qualcosa di più prestigioso.

Andando al di là della Roma, che come detto ha fatto un grande colpo per quella che oggi è la sua dimensione, ora è necessario parlare di Paulo Dybala. L’attaccante argentino è stato certamente vittima della crisi economica che ha investito le società di calcio, ha sbagliato qualche valutazione, probabilmente – ma qui entriamo nel campo fin troppo sfumato delle indiscrezioni di mercato – si è fidato troppo dell’offerta dell’Inter e a un certo punto ha capito che avrebbe aspettato troppo, o che avrebbe aspettato invano. Detto questo, esaminiamo anche qui i dati di fatto: oggi, lunedì 18 luglio 2022, Paulo Dybala ha deciso di accettare l’offerta della Roma. Una scelta che rende evidente l’andamento delle cose: prima di oggi il giocatore e i suoi agenti non hanno ricevuto proposte da squadre più importanti, oppure ne hanno ricevute e non erano all’altezza delle loro aspettative – dal punto di vista economico, o progettuale. E allora Paulo Dybala giocherà in una squadra reduce dalla vittoria della Conference League e che nell’ultimo campionato di Serie A è arrivata al sesto posto.

È questo il segnale per cui la carriera di Dybala non è andata come ci aspettavamo. Come ci si poteva aspettare. Per capire questo concetto, basta provare a rispondere a una domanda piuttosto semplice: tre, quattro o cinque anni fa ci saremmo aspettati che Paulo Dybala avrebbe firmato il penultimo o l’ultimo contratto importante della sua carriera – compirà 29 anni il prossimo 15 novembre – con una squadra qualificata all’Europa League? La risposta è certamente no, perché eravamo convinti che Dybala sarebbe diventato l’uomo-simbolo di una Juventus costantemente in corsa per vincere la Champions, oppure sarebbe approdato in una grande squadra di Liga o di Premier per affermare i diritti di un talento percettibile, purissimo, naturalmente non all’altezza di quello di Messi, ma di certo destinato a renderlo un attore protagonista sui palcoscenici più importanti.

Forse questa percezione che avevamo di lui, quella del fuoriclasse in costruzione, ha finito per alterare i giudizi sulla sua carriera, e allora da un certo punto in poi abbiamo iniziato a non perdonargli niente, a essere molto severi con lui. Alcuni infortuni hanno contribuito a peggiorare la situazione, a far dimenticare le stagioni e i momenti di luce – 26 gol in tutte le competizioni nella stagione 2017/2018, 17 reti e titolo di MVP della Serie A nell’annata 2019/2020, 10 reti segnate nell’ultimo campionato più altre cinque tra Coppa Italia e Champions League. Magari anche lo stesso Dybala ha finito per sopravvalutarsi, per avvitarsi nel crollo del mercato degli svincolati: evidentemente credeva che qualche squadra iscritta alla Champions League gli avrebbe offerto più soldi di quanto non ha fatto la Juventus, che però poi ha deciso – legittimamente – di chiudere il rapporto, di fondare il suo progetto su altri calciatori. Così come hanno fatto gli altri club che, teoricamente, l’hanno contattato prima che arrivasse la proposta della Roma.

La vicenda di Paulo Dybala, almeno fino alla chiamata della squadra giallorossa, è un mix di errori e storture, di sfortune e attese non ripagate. Da parte del giocatore, da parte dei club che hanno deciso di prenderlo o di non prenderlo. Ora magari Mourinho e la Roma daranno nuova linfa alla sua carriera: sarebbe una bellissima storia, anzi lo è già, visto che non è da tutti rimettersi in gioco in un contesto di livello inferiore. Allo stesso tempo, però, è impossibile cancellare una sensazione, un retrogusto di amarezza per quello che poteva essere e non è stato. Per una carriera che prometteva di essere scintillante e che invece si è un po’ smarrita, al punto da dover fare un passo indietro per provare a rimettersi in pari con gli errori fatti, con le aspettative non mantenute, con il destino.