Il calcio è un gioco che non distribuisce le fette di gloria in modo equo, e basta controllare non soltanto i vincitori, ma anche gli altri ben piazzati nelle liste del Pallone d’oro di sempre per rendersene conto. Ci sono, in queste liste, pochissimi difensori, pochi centrocampisti che non siano in grado di segnare decine di gol stagionali come Nedved o Totti o Kaká, e solo pochissime eccezioni riescono a cavalcare questa regola. Cannavaro, Modric, e tra i non vincitori, Buffon, e Pirlo, e Iniesta. È raro, insomma, che un gesto difensivo provochi lo stesso sentimento esplosivo provocato da un gol, un’azione offensiva, un grande tiro da fuori.
Il campionato del Milan in questo agosto 2022 è ricominciato da diverse cose che i rossoneri già conoscevano: i gol subiti da Becão, le grandi prestazioni pre-invernali di Díaz e Rebic, un gioco corale la cui bellezza e pericolosità non ha paragoni in Italia. E poi c’è una cosa nuova, o forse non del tutto, ma diciamo che per la prima volta sembra ufficiale ed evidente a tutti: la titolarità di Pierre Kalulu è una certezza, e non più un cerotto.
Al minuto ventisette del primo tempo, quando la partita è già sul 2-1 per il Milan (gol di Becão e di Rebic, appunto), succede che San Siro si trova a esultare per un intervento difensivo. Le immagini le hanno viste in tanti, non soltanto quelli che hanno guardato la partita del Milan: è una chiusura difensiva straordinaria, in campo aperto, di Kalulu su Deulofeu lanciato in porta, in una situazione di 2 contro 1 a favore dell’Udinese. Quello che la rende così eccezionale non è solo il salvataggio in sé e per sé, come se fosse una rincorsa disperata a cui far seguire una scivolata come un salto nel vuoto che, per pura potenza e velocità, va a segno. No: è l’intelligenza di Kalulu l’ingrediente che rende straordinario, e a suo modo estremamente bello, il tackle di Kalulu.
Pensavo da qualche giorno di scrivere qualcosa sul tackle di Kalulu, ho visto che Daniele Manusia su L’Ultimo Uomo mi ha anticipato, e ho deciso di scriverlo lo stesso: dopotutto è anche questa una conferma di quanto quell’intervento difensivo sia fuori dall’ordinario, e mostri quanto sia forte, oggi, quel ragazzo che il Milan (e soprattutto Maldini) ha preso dal Lione per meno di 500mila euro, cifre solitamente da Serie B. Manusia è colpito dal “galleggiamento” di Kalulu che prima di attaccare Deulofeu fluttua un po’ verso e un po’ lontano dallo spagnolo, perché nel frattempo deve anche difendere il passaggio possibile verso Success, e lo paragona al nuotare in acqua a fianco a una manta. Io non l’ho mai fatto, e mi stupisce invece quanto Deulofeu rimanga evidentemente interdetto dalla decisione improvvisa di Kalulu di accorciare verso di lui, di gettarglisi addosso, e dalla frazione di secondo che impiega quando finalmente decide di affondare l’attacco.
Dico “attacco” perché i ruoli, del difensore e dell’attaccante, sembrano qui in realtà invertiti: con Dulofeu che temporeggia, e non dà ulteriore slancio alla corsa, perché deve “salvare” il pallone, proteggerlo; e Kalulu che invece è come uno di quei grossi felini che si vedono nei documentari di animali nella savana, che si avvicina sempre di più e cerca l’angolo, il momento giusto per lanciarsi sullo gnu o sull’antilope in fuga. E poi lo trova.
Questa velocità di anticipare la mossa dell’attaccante avversario è una cosa a cui Kalulu ci sta abituando in queste partite in cui Pioli lo sta facendo giocare al posto di Tomori – che saranno verosimilmente sempre di più, con questo rendimento: è come se Pierre volesse prendere l’avversario quando non se lo aspetta, sfruttando la rapidità nello stretto più che la velocità in campo aperto. Gioca spesso in anticipo e lo fa mettendoci una grande forza fisica, non solo furbizia, come aveva già dimostrato, per esempio, nella vittoria di marzo contro il Napoli in cui non concesse quasi nulla a Osimhen, facendogli toccare pochissimi palloni. L’aveva fatto con Calhanoglu nel derby dello scorso anno, anche qui facendo un passo indietro e poi due avanti, anche qui andando con gli stinchi a bloccare il pallone e rialzandosi subito per far ripartire l’azione.
Qualche anno fa, quando Paulo Dybala era al top della sua carriera alla Juventus, in un’intervista a Undici disse: «Io penso di essere più veloce con la testa che con i piedi. È una mia arma molto importante: se tu riesci a capire i movimenti che può fare l’avversario, ti aiuta tantissimo. Ed è difficile trovare difensori così, che siano più veloci con la testa che con i piedi». Ho pensato a questa bella analisi perché Pierre Kalulu ha dimostrato di essere esattamente questo tipo di difensore: il più difficile da superare.
Kalulu era stato preso per fare il terzino, poi si è spostato centrale ma in stagione lo vedremo ancora terzino, probabilmente, considerato quanto la rosa del Milan è rimasta parecchio corta in questo mercato. Senza voler fare paragoni che sembrerebbero blasfemie – e al netto della differenza di ruolo – questo tipo di tackle che vediamo spesso fare a Kalulu, che è molto diverso dal modo di difendere che ha per esempio Tomori, ricorda per certi versi l’aggressività di uscire e andare sulla palla di quello che qualche anno fa l’ha scoperto, a Lione, e poi portato al Milan: Paolo Maldini. Un modo di giocare che porterà probabilmente a qualche errore, ma che Kalulu sembra padroneggiare in un modo già maturo, considerata la sua età. Un modo di giocare che sembra perfetto per lui come lo è stato per Maldini, perché guidato da un elemento raro che “Pierino” ha finora dimostrato di avere e allenare, in questi due anni di quasi ottenuta titolarità al Milan: l’intelligenza.