Fino a poche ore fa, tutte le manifestazioni del talento di Kvicha Kvaratskhelia erano state travolgenti, esplosive: tiri di rara forza, dribbling saettanti ad altissima velocità, contrasti ruvidi con gli avversari – sul campo ma anche in aria – da cui è uscito vincitore. Sembrava che la componente fisica del suo gioco fosse quella preponderante, che la sua evidente capacità di spaccare le partite dipendesse dal fatto che nessuno potesse afferrarlo e contenere la sua esuberanza, figuriamoci se fermarlo o togliergli il pallone. Niente di nuovo, a pensarci bene: viviamo il momento del crepuscolo di Messi e della nuova supremazia di Mbappé, Haaland e Vinícius Jr, siamo dentro un’era calcistica scandita – anzi: segnata – da giocate che sembrano compiute da atleti-cyborg per quanto sono veloci, potenti, per quanto riescono a portare sempre più in là i limiti atletici del gioco. La realtà, però, è che la tecnica di questi giocatori è comunque altissima, altrimenti non potrebbero fare quello che fanno continuando a mantenere il controllo del pallone. La nostra è una distorsione percettiva e quindi anche narrativa: rimaniamo abbagliati da ciò che fanno con il loro corpo, perché ci sembrano cose aliene, e finiamo per metter in secondo piano ciò che fanno fare al pallone.
Certo, è ancora presto per inserire Kvaratskhelia nel gruppo dei fuoriclasse d’élite. È irriverente anche solo pensarlo. Ma forse stiamo distorcendo un po’ anche lui, il suo racconto appena iniziato. Abbiamo omesso di dire, o forse non ce ne siamo ancora accorti, che parliamo di un esterno offensivo dalla sensibilità tecnica elevatissima, che fa apparire e scomparire il pallone, che sembra giocare a biliardo con i piedi e una palla solo apparentemente troppo grande per farlo, visto il modo in cui riesce a farla viaggiare in spazi ristrettissimi, per esempio le gambe aperte per un istante da un difensore avversario.
L’ultima dimostrazione di queste doti è arrivata nel bel mezzo di Napoli-Spezia, nel corso di un primo tempo in cui il georgiano è stata l’unica arma creativa della squadra di Spalletti. È successo intorno al minuto 5, dopo un lancio telecomandato di Rrahmani che Kvaratskhelia ha addomesticato con un controllo non definitivo e non elegantissimo, in pratica ha smorzato e fatto scorrere un po’ la palla, e questo gli ha permesso di non rallentare troppo la corsa. Ampadu gli si è avvicinato e solo a quel punto Kvara ha fermato davvero il pallone, solo che un istante dopo – ma davvero un istante – l’ha toccato di nuovo con l’esterno facendolo scorrere in mezzo alle gambe del difensore dello Spezia. Fa tenerezza vedere come Ampadu provi a bloccare comunque Kvaratskhelia cingendogli il fianco con il braccio sinistro, solo che lo ritrae subito, così da evitarsi un fallo e un’ammonizione, e fa niente se si tratta di un’ammissione di manifesta inferiorità. È incredibile, poi, notare quanto spazio si prenda Kvaratskhelia con il tunnel: il suo avversario diretto era lì davanti a lui e in un lampo, clic, è dietro di due o tre metri.
Questa rapidità fotonica costringe Kvaratskhelia ad affrontare subito un altro difendente dello Spezia: si tratta di Emil Holm, terzino svedese che supera il metro e novanta d’altezza e che corre velocissimo, chi ha visto la partita contro il Napoli se n’è reso conto per novanta minuti più recupero. Anche Holm, però, viene letteralmente attraversato dal pallone e da Kvicha Kvaratskhelia: proprio come fatto con Ampadu, il georgiano tiene il suo ritmo di corsa e la sua postura ingobbita, ma poi indovina il tempo giusto per spostare la palla in maniera dolcissima e impercettibile, sempre con l’esterno, senza perderne il controllo. Anche Holm, dopo che il pallone gli passa fra le gambe e sembra quasi che stia per inciampare, prova a mettere le mani addosso a Kvaratskhelia; anche Holm, però, rinuncia subito e si fa dare un metro e mezzo dall’esterno del Napoli. Che alla fine prova a chiudere l’azione a modo suo, con altri due tocchi a convergere e con un tiro secco e forte sul secondo palo. Solo l’addome di Nikolaou impedisce al pallone di finire nello specchio della porta difesa da Dragowski. Tutto questo è successo in poco più di otto secondi netti. È tutto qui:
Anche i telecronisti inglesi sembrano piuttosto ammirati
Il tunnel è una giocata difficile da vedere perché difficilissima da eseguire: servono velocità, intuitività, la capacità di toccare il pallone con il tempismo giusto e quel tanto che basta perché passi proprio lì, tra le gambe del difensore, proprio nell’attimo in cui le ha spalancate. Forse è una giocata rara anche perché stigmatizzata nel calcio del passato, un gioco in cui i duelli uno contro uno erano molto più frequenti e la velocità complessiva era decisamente più bassa, e allora il tunnel era visto e percepito come un modo di fin troppo irridente di superare l’avversario, oltre il confine con lo sberleffo. Ora le cose sono cambiate, il tunnel è una soluzione funzionale e quasi naturale, basta vedere la rapidità della scelta di Kvara, il modo in cui il georgiano tocca e quindi padroneggia la palla. Il fatto che la faccia passare tra le gambe di due avversari nel giro di pochi secondi è un ulteriore segnale di qualità, di superiorità. Del fatto che queste cose, per lui, sono del tutto normali. Ma non lo sono per chi le guarda: gli ooooh dei tifosi allo stadio Maradona – e anche dei telecronisti inglesi che sentite in questo video – sottolineano che siamo di fronte a un momento di calcio fuori dall’ordinario.
Pochi minuti dopo, poi, Kvara fa la stessa cosa solo senza tunnel, con delle sterzate ripetute nel cuore dell’area di rigore: prima manda fuori giri Ampadu – ancora lui – fintando di tirare col destro e spostandosi la palla sul sinistro s, poi è il polacco Jakub Kiwior a farsi superare nello stesso identico modo, con il georgiano che si porta la sfera di nuovo sul destro, si apre lo specchio della porta e tenta la conclusione sul primo palo. Anche questo doppio dribbling è pura funzionalità ed è avvenuto dentro un fazzoletto di campo davvero ridotto, anche in questo caso la sensazione è che Kvara stesse giocando a biliardo con i piedi tra le gambe degli avversari, solo che lui sa farlo a velocità folle e quindi risulta incontenibile, solo che sa farlo in maniera sempre imprevedibile, perché in fondo è proprio questa la caratteristica dei grandi calciatori: fanno le stesse di chi li ha preceduti, eppure riescono a sorprendere tutti.