Mohammed Kudus è la nuova pepita d’oro dell’Ajax

L'attaccante ghanese è un ex centrocampista che ha iniziato a segnare moltissimo, dopo due stagioni senza grandi squilli.

Il fatto che l’Ajax abbia cambiato approccio sul mercato, che abbia iniziato a rivolgersi fuori da sé e da Amsterdam per potenziare il proprio organico, si percepisce anche da come è cambiato il processo di esplosione dei suoi giovani talenti. Prendiamo il caso di Mohammed Kudus, 22enne ghanese che gioca da tutti i ruoli dal centrocampo in su: è nei Paesi Bassi dal 2020, eppure solo quest’anno si sta prendendo la scena con autorità, mostrando qualità tecniche e fisiche fuori scala. Nelle prime due stagioni all’Ajax era andata così così: aveva iniziato con un infortunio grave al menisco nel giorno dell’esordio dal primo minuto in Champions League, poi aveva accumulato otto partite da titolare in Eredivisie, segnando due gol a campionato già abbondantemente vinto; nella seconda stagione, altri due incidenti non proprio semplicissimi da superare – un problema alla caviglia e una frattura a una costola – e poi l’attesa/apprendistato dietro calciatori come Antony, Gravenberch, ovviamente Tadic, Klaassen, David Neres. Partite giocate in totale: 20, di cui solo quattro da titolare.

Oggi le cose sono cambiate. Anzi: stanno cambiando ancora, e in maniera rapidissima. Mohammed Kudus è la nuova stellina del nuovo Ajax guidato da Alfred Schreuder, una squadra completamente rivoluzionata rispetto alle annate precedenti. Una squadra che, in virtù di questa condizione imposta dal mercato, aveva evidentemente bisogno di qualcosa di diverso. Per esempio di un talento tutto mancino dal fisico sovradimensionato e in grado di giocare indifferentemente sulle due fasce come a centrocampo, con le spalle larghe che gli permettono di coprire la palla e assorbire i contrasti come se gli avversari rimbalzassero su di lui, bravissimo ad alzare il ritmo del gioco in ogni momento: transizione, rifinitura, conclusione. Kudus si sta dimostrando bravissimo soprattutto nelle fasi finali delle azioni dell’Ajax, come si evince dai numeri di questo inizio di stagione: otto partite, cinque gol segnati. Uno in Supercoppa d’Olanda, uno in Champions League e tre nelle ultime due gare di Eredivisie.

Nell’ultima settimana, dunque, Kudus ha segnato quattro volte. Ovviamente è merito anche del tecnico Schreuder, che ha avvicinato il ghanese alla porta senza caricarlo di troppe responsabilità, anzi costruendo un tridente d’attacco estremamente fluido: accanto a lui, infatti, di solito giocano Bergwijn e Tadic, quindi Kudus può muoversi come prima punta ma anche scambiarsi la posizione con i compagni allargarsi sulle fasce, attaccare la porta partendo da lontano. Per esempio il suo gol contro i Rangers Glasgow arriva al termine di un’azione personale meravigliosa ed esplosiva sviluppatasi a sinistra, mentre al centro non c’era alcun attaccante di riferimento; il tiro, ovviamente di sinistro, è altrettanto travolgente, la traiettoria è a uscire e il pallone tocca il palo interno prima di entrare in porta.

La prima doppietta con la maglia dell’Ajax

I due gol realizzati contro l’Heerenven – li vedete sopra – sono invece da attaccante puro, che sa come muoversi in area e poi sa anche trovare il modo giusto di coordinarsi e spingere il pallone in porta. Questa trasformazione in corso – da talento offensivo sui generis a prima punta, per quanto atipica – è una storia da raccontare: in estate l’Ajax ha perso Sebastien Haller e l’ha sostituito con il ritorno a casa di Brian Brobbey, ma in realtà l’eredità del centravanti franco-ivoriano sta finendo sulle spalle di Kudus. Ovvero di un calciatore che, ai tempi del suo arrivo in Danimarca – al Nordsjaelland – direttamente dalla Right to Dream Academy, era considerato come un centrocampista dalla vocazione offensiva, ma pur sempre un centrocampista. Qui e qui, per dire, ci sono due scouting report non proprio recentissimi che lo presentano in questo modo, o al massimo come un trequartista spesso utilizzato in attacco.

Insomma, Kudus era un aspirante grande talento a cui ora l’Ajax sta dando una collocazione, un inquadramento. E quindi una dimensione. Ad Amsterdam hanno fatto bene ad aspettarlo nonostante gli infortuni, e ora stanno facendo un ottimo lavoro nel valorizzare le sue doti in maniera contro-intuitiva, cambiandogli ruolo e attribuzioni. O forse, chissà, i tecnici dell’Ajax – Schreuder in testa – hanno intuito per primi le potenzialità reali di Kudus, le sue vere inclinazioni, e allora hanno costruito, piuttosto che pescato, l’ennesima pepita d’oro di questo ciclo. A 22 anni compiuti da un mese e poco più, in fondo, Kudus ha ancora tutto il tempo per diventare un campione. In fondo si trova nel posto migliore – forse al mondo – per provare a fare questo percorso.