Ora anche l’Ajax usa il mercato per comprare i suoi talenti

Il settore giovanile continua a produrre tanti diamanti grezzi, ma da anni il club olandese guarda anche lontano da Amsterdam per costruire una rosa giovane e di qualità.

Il mito recente dell’Ajax 2019, quello capace di battere Real Madrid e Juventus e di arrivare a un passo da un’incredibile finale di Champions League, è fondato su una piccola distorsione percettiva: quella per cui la bellissima squadra allenata da Erik ten Hag, nel frattempo scelto dal Manchester United per guidare l’ennesimo tentativo di uscita dall’era-Ferguson, fosse stata costruita sui talenti allevato nell’Academy di Amsterdam. Non è una bugia, in fondo gli uomini-guida di quel gruppo – De Ligt, De Jong, Van de Beek, Blind, Veltman e anche Onana, arrivato in Olanda a 19 anni dalla Masía del Barça – erano effettivamente cresciuti nel settore giovanile del club. Allo stesso modo, però, i vari Tagliafico, Ziyech, David Neres, Tadic, Dolberg e Schöne erano approdati ad Amsterdam grazie a felici intuizioni di mercato, a un aggiornamento del software che fa girare la politica societaria allo stesso modo praticamente da cinquanta o sessant’anni. Sintetizzando in maniera estrema: il settore giovanile continua a essere un riferimento primario per assemblare la rosa della prima squadra, ma l’occhio sul mercato deve essere sempre vigile. E le strategie devono essere coerenti con il dna dell’Ajax: tanti giovani da valorizzare, e poi qualche calciatore d’esperienza a fare da collante tra passato e futuro. Era ed è il metodo-Overmars, dal nome dell’ex direttore sportivo – ora finito all’Anversa dopo una brutta storia di condotta sessuale inappropriata nei confronti di altri dipendenti del club – che l’ha imposto negli ultimi anni dopo una logorante guerra interna tra varie fazioni politiche.

Questa trasformazione del modello-Ajax si percepisce nella forma e nella sostanza dell’organico affidato al nuovo allenatore Alfred Schreuder, l’erede di Ten Hag. E nel mercato condotto dalla società, che in verità non ha ancora sostituito Overmars nel ruolo di direttore sportivo, ma continua ad attuare la sua politica: quella del sell-to-improve, vendere per migliorare, e poi quella della ricerca del talento anche oltre i confini del settore giovanile e di Amsterdam. Basti pensare che oggi, nella prima squadra, ci sono solamente due dei giocatori protagonisti nella cavalcata del 2019, vale a dire Blind e Tadic; tutto il resto di quel gruppo è stato via via ceduto, questa estate per esempio ci sono stati gli addii di Onana, Mazraoui e Tagliafico. Le altre cessioni hanno riguardato Lisandro Martínez (finito al Manchester United per 57 milioni), Sebastien Haller (al Borussia Dortmund per 31 milioni) e Ryan Gravenberch (al Bayern per 19 milioni circa). Al loro posto sono arrivati Steven Bergwijn dal Tottenham (31 milioni), Calvin Bassey dai Rangers (23) milioni, Owen Wijndal dall’AZ (10 milioni) e Francisco Conceição dal Porto (5 milioni). Anche Brian Brobbey è stato acquistato dal Lipsia in cambio di 16 milioni di euro, ma per lui si tratta di un ritorno, visto che è cresciuto proprio nel vivaio dell’Ajax.

Tutti questi nuovi arrivi hanno un’età compresa tra i 19 anni – di Conceição – e i 24 anni di Bergwijn, quindi è evidente che le idee alla base siano rimaste le stesse. E infatti la rosa a disposizione di Schreuder ha un’età media di 24,8 anni nonostante ci siano ancora due portieri piuttosto attempati, vale a dire Remko Pasveer (38 anni) e addirittura Maarten Stekelenburg, che taglierà il traguardo dei quarant’anni a settembre. Insomma, parliamo di un organico giovanissimo e quindi con margini di crescita enormi, inesplorati. In cui, niente paura, trovano ancora spazio tanti ragazzi allevati in casa: Timber, Rensch, Taylor e il già citato Brobbey proveranno a essere i nuovi diamanti grezzi estratti da una miniera che continua a lavorare, a produrre calciatori, ma che da qualche anno viene integrata in maniera diversa, scandagliando e sfruttando il mercato.