Fare calcio, in certi contesti, è un’impresa difficile per definizione. Si pensi per esempio al campionato belga: in attesa che venga realizzata la tanto discussa fusione con la Eredivisie olandese, un progetto di cui si parla da tempo, ci sono poche squadre più o meno ricche e più o meno competitive in Europa – il Bruges, l’Anderlecht, il Genk – e poi una galassia di club di supporto a cui basta indovinare una buona annata per prendersi la scena. In questo senso, il caso dell’Union Saint-Gilloise, capace di sfiorare la vittoria del titolo pochi mesi dopo la promozione in prima divisione, è piuttosto emblematico. Proprio in Belgio, però, sta nascendo una nuova squadra di culto, frutto di un progetto organico e decisamente ambizioso: si tratta del Royal Antwerp, che in Italia conosciamo come Anversa e che ha iniziato la stagione in maniera folgorante, con nove vittorie consecutive in altrettante gare di campionato. La sconfitta contro il Kortrijk di pochi giorni fa e quella ai playoff di Conference League contro il Basaksehir hanno solo sporcato il processo di crescita iniziato un anno fa, con gli acquisti di due giocatori di alto livello come Nainggolan e Viktor Fischer, ex grande promessa dell’Ajax, e poi proseguito negli ultimi mesi, grazie a importanti investimenti sul mercato – 22 milioni di esborso per le operazioni in uscita – e ad altri nomi di primo piano: Toby Alderweireld, Mark van Bommel, Marc Overmars.
È evidente che stiamo viaggiando tra campo, panchina e scrivania: Alderweireld, arrivato direttamente dalla Cina, è stato individuato come nuovo leader del gruppo, e infatti è stato nominato subito capitano; l’ex centrocampista del Milan, nel frattempo diventato allenatore, era reduce da una brutta esperienza al Wolfsburg ma è stato proprio Overmars a voler puntare su di lui in estate; infine l’ex direttore sportivo dell’Ajax, uno dei principali artefici della rinascita del club di Amsterdam, ha trovato subito una nuova collocazione dopo lo scandalo a sfondo sessuale che l’ha portato all’addio. E ha ripreso a lavorare seguendo i suoi schemi, le sue idee, mai banali, sempre ambiziose. «Qui ad Anversa c’è un enorme potenziale», ha detto Overmars. «Gli obiettivi sono di primo piano, possiamo fare la storia. Ma dobbiamo essere veloci, sul mercato». Gli ha fatto eco Sven Jaecques, direttore generale del club: «Sappiamo che i nostri migliori talenti non potranno restare molto tempo, uno o due anni al massimo. E allora abbiamo il dovere di sfruttare le opportunità che ci capitano». E quindi ecco spiegata la predilezione per atleti anche un po’ stagionati come Nainggolan, Fischer, Alderweireld, ma anche Ritchie De Laet (difensore 34enne con un passato al Manchester United, anche se da comprimario) e Vincent Janssen (28enne attaccante ex Tottenham), autore di sette gol in questo avvio di stagione; prima che accettasse l’offerta del Galatasaray, si parlava anche del possibile arrivo di Dries Mertens.
Oltre che su questi giocatori dal passato importante, l’Anversa ha puntato molto su diversi giovani di prospettiva: i difensori centrali Yusuf e Pacho, il terzino americano Vines, l’esterno offensivo Balikwisha, tutti elementi Under 23; anche Jürgen Ekkelenkamp, grande prospetto del vivaio dell’Ajax, ha solamente 22 anni e ha scelto il Royal per provare a rilanciarsi dopo un’esperienza a dir poco negativa con l’Hertha Berlino. La sua sembra una decisione giusta, visto che i risultati di questo inizio di stagione, come detto, sono eccellenti: le nove vittorie in Jupiler Pro League sono arrivate grazie a un gioco non proprio scintillante ma molto redditizio, anche per merito di una difesa davvero ermetica (otto gol subiti, la quota più bassa del torneo). In fondo anche il club della seconda città del Belgio – l’area metropolitana di Anversa sfiora il milione di abitanti – sta cercando di ritrovare una dimensione di vertice perduta da tanti, troppi anni: la quarta e ultima vittoria in campionato risale addirittura al 1957, e le due coppe nazionali conquistate nel frattempo, nel 1992 e nel 2020, non possono bastare per un club dal blasone enorme, che non a caso viene definito come la Vecchia Signora del calcio belga. Anche per questo, probabilmente, la proprietà del Royal – che fa capo al costruttore Paul Gheysens – ha deciso di partire da diversi grandi nomi per provare a ricreare un po’ d’attenzione, un po’ di magia, intorno al club.