Tra Gattuso e il Valencia non sta funzionando

Dopo un inizio promettente, l'ex allenatore di Milan e Napoli si è fatto risucchiare dalle storiche difficoltà ambientali del club di Mestalla.

Cominciamo col dire che allenare il Valencia deve essere davvero un incubo: lo dimostrano i dati degli ultimi anni, i tredici tecnici cambiati negli ultimi dieci anni senza contare i vari traghettatori, i continui litigi tra la società e coloro che siedono in panchina o gestiscono il club, le ferocissime contestazioni da parte dei tifosi nei confronti del presidente Lim, i problemi economici e le conseguenti difficoltà nel fare mercato. È evidente: Gennaro Gattuso non ha scelto l’ambiente migliore per tornare ad allenare, dopo la fine della sua esperienza al Napoli. Nelle ultime settimane, però, la situazione si è fatta ancora più difficile, se possibile: dopo quattro vittorie nelle prime sette partite di Liga, il Valencia ha messo insieme solamente tre punti nelle ultime cinque gare, giocate tra l’altro contro l’Elche, contro il peggior Siviglia dell’ultimo decennio, contro il Maiorca e poi contro due squadre di grandissimo o buon livello, il Barcellona e la Real Sociedad. Insomma, i risultati sono tutt’altro che soddisfacenti: quando manca una sola gara alla sosta per i Mondiali in Qatar, la squadra di Gattuso è 11esima in classifica e ha solo cinque punti di vantaggio sulla zona retrocessione – in realtà anche il settimo posto dell’Athletic Club, che a fine anno varrebbe la qualificazione in Conference League, è distante cinque lunghezze.

Dal punto di vista dell’espressione di gioco, le sensazioni sul nuovo Valencia hanno seguito lo stesso andamento dei risultati: dopo un avvio promettente, la squadra di Gattuso sembra essersi impantanata in un possesso esasperato – dato grezzo del 58.3% a partita, seconda quota più alta della Liga dopo l’irraggiungibile 65.8% del Barcellona – che produce poco a livello offensivo. Dopo la sconfitta al Mestalla contro il Valencia, non a caso, El Mundo ha scritto che «il calcio di Gattuso è troppo prevedibile, non cambia mai neanche quando cambia il risultato». È andata allo stesso modo anche nell’ultima gara contro la Real Sociedad: la squadra basca è rimasta in dieci al minuto 17′, quando il tabellone del risultato segnava già 1-1, eppure il Valencia è riuscito a mettere insieme solamente tre tiri nello specchio fino al fischio finale, nonostante una percentuale bulgara di possesso palla – addirittura 79,4%.

Tra Gattuso e il Valencia non sta funzionando nemmeno a livello ambientale: in una delle ultime conferenze stampa, il tecnico italiano ha accusato i giornalisti di distorcere e strumentalizzare le sue parole, in particolare alcune dichiarazioni sugli obiettivi della squadra, sul fatto che «bisogna raggiungere i 40 punti». Per Gattuso, questa frase è stata male interpretata, visto che secondo lui «raggiungere i 40 punti non è l’obiettivo, ma permetterà ai giovani che abbiamo di giocare in maniera più libera. È necessario per rispettare le ambizioni condivise tra me e la società, ovvero dare uno stile a questa squadra e valorizzarne i grandi talenti. Questo non vuol dire che poi saremo pronti a venderli, non ho mai detto questo. E poi voi giornalisti avete parlato di qualificazione alle coppe europee, ma in realtà vi fa gioco quando la squadra va male, vi piace la confusione».

Si può dire che l’ambiente intorno al Valencia sia piuttosto caldo, come al solito. Ovviamente su questo andamento negativo pesano anche i contrattempi occorsi finora, le difficoltà individuali e collettive dei giocatori: intanto, parliamo effettivamente di una squadra molto giovane, con un’età media di 24,4 anni; la grande stella d’esperienza, Edinson Cavani, è il capocannoniere della rosa (con appena quattro gol segnati) ma ha giocato solamente 435 minuti complessivi, per via di diversi infortuni; Castillejo, Kluivert e Samuel Lino, gli esterni di fantasia, hanno inciso poco e comunque a corrente alternata; qualche buon segnale sembra essere arrivato da Ilaix Moriba, grande talento che pareva perduto, e infatti il club valenciano sta valutando di acquistarlo a titolo definitivo dal Lipsia.

Insomma, il Valencia è una squadra che non ha ancora trovato la sua reale dimensione, tattica ma anche manageriale e strategica. Gattuso non sta facendo il miracolo necessario per andare oltre una gestione societaria poco lungimirante per non dire folle, orientata a generare introiti a breve termine e non a costruire un progetto armonico, proiettato nel futuro. O almeno è questo quello che contestano i tifosi: lo fanno da anni e continuano a farlo, pochi giorni fa sui social e in città è comparso uno striscione con la scritta “Against Mendes’ Mafia”, un attacco forte contro il super-procuratore Jorge Mendes, che da sempre esercita un’influenza piuttosto forte sul presidente Lim. E che, non a caso, è l’agente di Gennaro Gattuso. È ovvio che la tifoseria valencianista non ce l’abbia con l’allenatore italiano, l’ultimo colpevole anche in ordine di tempo di questa era imbevuta di mediocrità, piuttosto è infuriata con il sistema che l’ha portato sulla panchina del VCF. E che, se le cose proseguiranno in questo modo, lo renderà l’ennesima vittima di una squadra/società che sembra divertirsi a distruggersi da sola, dall’interno.