Il segreto della nuova Juventus è l’esplosione di Filip Kostic

Nel 3-5-2 ridisegnato da Allegri, l'esterno serbo ha trovato la sua collocazione ideale. E ha iniziato a travolgere qualsiasi cosa.

Uno dei video di highlights personali di Filip Kostic, per la precisione quello riferito a Juventus-Inter, si intitola “Filip Kostic tortures defenders”. Non c’era titolo migliore per descrivere il fastidio, il tormento, procurato dall’esterno serbo ai suoi avversari. Merito di un’intensità altissima, di una capacità innata di ricevere il pallone, addomesticarlo e poi puntare in maniera costante il suo avversario diretto, che sia il terzino di una difesa a quattro o un quinto di centrocampo. È anche una questione di ruolo, di posizione in campo: il nuovo 3-5-2 varato da Allegri ha permesso alla Juventus di ritrovare solidità difensiva e pure una certa efficacia nel pressing, nella fase offensiva, ma soprattutto ha dato a Kostic il contesto migliore per le sue qualità. Non è un caso che sia andata in questo modo, e basta riavvolgere il nastro della carriera dell’esterno serbo per rendersene conto: la sua affermazione – anzi: la sua esplosione – a Francoforte inizia nel momento in cui Adi Hutter lo trasforma da esterno d’attacco in laterale a tutta fascia, aprendogli una porzione di campo più lunga da prendersi, da attaccare. Alla Juventus è andata esattamente allo stesso modo: Allegri ha iniziato la stagione con la difesa a quattro e schierando Kostic nel tridente, alla sinistra di Vlahovic, poi però ha virato verso la difesa a tre e ha messo Kostic nel suo ruolo naturale ormai possiamo definirlo così – di quinto di centrocampo a sinistra.

Da allora, temporalmente siamo più o meno a un mese fa, le prestazioni di Kostic e della Juventus hanno seguito lo stesso trend, sono andate in crescendo e hanno macinato numeri importanti: le sei vittorie consecutive dei bianconeri, il gol – contro il Bologna – e i due assist serviti dall’esterno serbo, entrambi nella gara contro l’Inter. In realtà, nel caso specifico di Kostic, non sono i numeri grezzi – gol, assist decisivi – a descrivere in maniera compiuta il contributo tecnico-tattico offerto alla causa: il suo calcio ritmico ed elettrico, fatto di accelerazioni compulsive e di continui inserimenti lunghi nello spazio, ha un effetto stress-test sugli avversari, è come se li lavorasse ai fianchi, tenendoli costantemente in allarme. E poi c’è anche la qualità pura, che si esprime nella capacità di vedere e servire i giocatori piazzati meglio: Kostic è il giocatore della rosa di Allegri che serve più passaggi chiave, 2,1 per match secondo i dati di Whoscored, e che effettua più cross precisi, 1,7 per match.

Il meglio di Filip Kostic in questo inizio di stagione

In una squadra come la nuova Juventus di Allegri, che in fase passiva alterna il pressing alto alla classica difesa posizionale, un calciatore capace di coniugare velocità e creatività è praticamente irrinunciabile: Kostic sa rendere affilate le ripartenze in campo aperto, è la sua specialità, e in più offre sempre una soluzione di passaggio in ampiezza, una manna soprattutto per i giocatori più dotati nel passaggio a lunga gittata. Magari le sue giocate non risulteranno molto varie né innovative, soprattutto a lungo termine, ma resta il fatto che dal suo piede sinistro passa un certo numero di palloni, e molti di questi diventano un’azione potenzialmente pericolosa per la Juve – cioè si trasformano in un cross, in una percussione palla al piede, in una riapertura sul fronte opposto.

Kostic gioca nella stessa posizione e con la stessa continuità di rendimento anche nella Serbia, ai Mondiali sarà sicuramente protagonista e poi tornerà alla Juventus, dopo le feste natalizie, per provare a trascinare ancora la squadra bianconera. Se lui e i suoi compagni – soprattutto i giovani lanciati nelle ultime settimane, i vari Fagioli, Miretti, Iling-Junior – dovessero continuare così, per Massimiliano Allegri potrebbero aprirsi degli scenari impronosticabili solamente qualche settimana fa, ovvero prima che lui e Kostic e i suoi compagni trovassero il modo di intendersi, di estrarre il meglio l’uno dagli altri.