La Federazione calcistica russa ha detto che potrebbe lasciare la UEFA per l’Asia

Sarebbe un cambiamento epocale, ma avrebbe il sapore del ripiego. Per tanti motivi.

La Russia non sta partecipando ai Mondiali in Qatar perché esclusa dai playoff, a cui la Nazionale si era qualificata, e non potrà prendere parte nemmeno ai gironi di ammissione per i prossimi Europei, che inizieranno a marzo 2023. Allo stesso modo, i club della Prem’er-Liga, il massimo campionato russo, sono stati banditi dalle competizioni Uefa fino a nuovo ordine. Questi provvedimenti sono stati emanati dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, e ovviamente hanno cambiato – in negativo – gli scenari del movimento calcistico, al punto da avviare una profonda riflessione di carattere geopolitico, prima ancora che tecnico ed economico. E allora la soluzione potrebbe essere una sorta di Brexit calcistica: secondo quanto riportato da diversi media internazionali piuttosto autorevoli, tra cui L’Équipe e l’agenzia Reuters, la Federcalcio di Mosca sta valutando seriamente di abbandonare la UEFA e di passare alla AFC, la confederazione asiatica. L’ha spiegato il presidente della RFU, Alexander Dyukov: «Alcuni mesi fa ho detto che passare alla confederazione dell’Asia era un’idea prematura, ma ora è un’opportunità che dovremmo prendere in considerazione».

In effetti si tratterebbe di un’ipotesi per risolvere lo stallo, una delle poche ancora percorribili: dopo l’esclusione della Nazionale e dei club dalle competizioni UEFA e FIFA, il Tas di Losanna ha infatti rigettato il ricorso per presunta illegittimità del provvedimento. E allora non ci sono molte altre soluzioni, perché il calcio russo possa ricominciare a confrontarsi a livello internazionale. In realtà, siamo ancora in alto mare: lo stesso Dyukov ha aggiunto che «non ho ancora parlato con i rappresentanti UEFA o dell’AFC» e che «i dirigenti UEFA considerano ancora la Russia come un membro della famiglia calcistica europea, quindi sarebbe sconveniente iniziare dei negoziati senza discuterne prima con loro».

Al di là delle motivazioni, piuttosto chiare, è inevitabile che ci siano delle profonde riflessioni in corso, vista la portata dell’eventuale cambiamento: in fondo la Russia è sempre stata considerata una nazione calcistica europea, fin dai tempi dell’URSS. Certo, una vastissima porzione del territorio della Federazione Russa si trova effettivamente in Asia, e quindi l’approdo nell’AFC sarebbe più “sensato” rispetto per esempio a quello dell’Australia, membro della Confederazione dal primo gennaio 2006. Ma si tratterebbe di un evidente ripiego storico, politico e sportivo, sia dal punto di vista delle Nazionali che per i club: aderendo all’AFC, la Russia diventerebbe automaticamente la rappresentativa più forte del lotto asiatico, e questo ovviamente porterebbe a un ridimensionamento delle sue possibilità di crescita; inoltre, la stessa AFC sarebbe disposta a sacrificare un proprio slot ai Mondiali – a partire dal 2026 saranno otto – pur di accogliere i russi? Lo stesso discorso vale per i club, che inizialmente spiccherebbero nel contesto delle competizioni continentali, la AFC Champions League in particolare, ma col tempo risentirebbero del divario tecnico ed economico rispetto alla Champions League europea. E, inoltre, toglierebbero spazio alle realtà emergenti. Insomma, sembrano esserci più risvolti negativi che positivi, in questa storia. Anche per la stessa Russia. Quanto incideranno sulle valutazioni in corso?