L’edizione della Rally Dakar 2023, la 45esima della storia, sarà più lunga e più difficile del solito. Sono stati gli organizzatori a dirlo, aggiungendo che ci saranno circa il 70% di percorsi inediti, con le linee di arrivo delle varie tappe poste più vicine alle postazioni per il bivacco: una buona notizia, almeno una, per le scuderie e i piloti in gara. Si correrà per il quarto anno consecutivo in Arabia Saudita, dopo 11 edizioni in Sud America, e dopo il prologo del 31 dicembre ci saranno 14 tappe con un solo giorno di riposo. La partenza è fissata in un “Sea Camp” che verrà allestito nei pressi di Yanbu, in riva al mar Rosso, dove i piloti passeranno i primi quattro giorni. L’arrivo invece è posto a Damman, la quinta città per numero di abitanti dello stato, posizionata sul Golfo Persico.
Nel mezzo, la corsa attraverserà gran parte del Paese, da una costa all’altra, passando per le regioni montagnose del nord, dove si svolgeranno le frazioni più lunghe, prima di dirigersi verso Sud-Est e passar per città importanti come Ha’il – definita la “capitale delle corse off- road” – e la capitale Riad. Lo snodo principale della Dakar 2023 sarà però rappresentato dalle tre tappe, a partire dalla decima, che attraverseranno il più grande deserto di sabbia al mondo: il Rub’ al-Khali, noto anche come il “quarto vuoto” (dove i primi tre sono cielo, terra e mare), posto nella parte meridionale della penisola arabica. Un vero e proprio “oceano di dune”, come è stato definito dagli organizzatori. Il Rub’ al-Khali era stato toccato solo in minima parte nelle precedenti edizioni, mentre questa volta gli equipaggi lo visiteranno in maniera più approfondita, percorrendo anche la rotta che porta verso l’Oman.
Nel deserto i piloti dovranno affrontare una tappa maratona, in cui non avranno la disponibilità del supporto delle squadre: ogni tipo di assistenza esterna sarà proibita, e in caso di necessità dovranno riparare da soli i veicoli – ma sarà consentito l’aiuto di equipaggi rivali. «Non ci sono persone, né cammelli, non c’è vita, nulla. Saranno quattro giorni tra le dune nei quali le velocità medie non saranno superiori ai 40-50 chilometri orari. Per questo le tappe sono molto brevi, ma non si può dire altrettanto se guardiamo alla loro durata, con 4-5 ore di gara al giorno», ha affermato David Castera, il direttore di corsa. In totale, gli iscritti alla Dakar 2023 dovranno percorrere oltre 8.500 chilometri, la distanza complessiva più lunga dall’edizione 2014. Di questi, quasi 5.000 saranno tappe speciali, organizzate con partenze delle vetture a intervalli di tempo regolari: una scelta fatta per ridurre il rischio che gli equipaggi si ostacolino fra loro. Quelli iscritti alla corsa sono infatti ben 453, divisi fra le categorie auto, moto, quad, SSV, camion e classic, per un totale di circa 560 persone partecipanti, con 170 esordienti e una dozzina di italiani.
Saranno presenti quasi tutti i vincitori dell’edizione 2022: Nasser Al-Attiyah insieme al co-pilota Mathieu Baumel, per la categoria auto; Sam Sunderland, trionfatore nella categoria moto; Alexandre Giroud, vincitore nella categoria quad; Austin Jones per gli SSV; Serge Mogno e il suo co-pilota Florent Drulhon nella categoria classic. Unico assente il russo Dmitry Sotnikov, vincitore nell’ultima edizione fra i camion. A questi si aggiungeranno nomi di prestigio come quello del francese Sébastien Loeb, vincitore di nove campionati mondiali rally fra il 2004 e il 2012, o del sudafricano Giniel De Villiers, che una Dakar l’ha già vinta nel 2009.
E poi c’è il Team Audi Sport, che si presenterà al via tra le auto con gli stessi tre equipaggi dello scorso anno, tutti molto attesi: Stéphane Peterhansel, quattordici volte vincitore della Dakar, guiderà in compagnia del suo co-pilota Édouard Boulanger; Carlos Sainz – che la corsa l’ha vinta tre volte – gareggerà insieme a Lucas Cruz; Mattias Ekström, il più giovane del gruppo, correrà con Emil Bergkvist. La storia di Audi alla Dakar è recente eppure ha un enorme valore: nel 2022 ha dato il via a una nuova era della corsa, visto che la RS Q e-tron è stata la prima macchina interamente elettrica a prendervi parte. Nonostante si trattasse di un esordio assoluto, sono arrivate subito quattro vittorie di tappa: due con Sainz, una a testa per Peterhansel e Ekstrom. A marzo, poi, è arrivata anche la vittoria di Peterhansel e Boulanger all’Abu Dhabi Desert Challenge, il primo raid nel deserto conquistato da una vettura elettrica. Inevitabile che per Audi, ora, l’asticella delle aspettative sia posta più in alto: secondo Rolf Michl, a capo di Audi Sport GmbH dallo scorso settembre, l’obiettivo è quello di conquistare un posto sul podio, visto che «abbiamo migliorato la macchina, abbiamo i migliori piloti e un team molto motivato e competente. Se tutto funzionerà nel modo giusto, penso che almeno un terzo posto sarà possibile. Dobbiamo essere preparati in modo ottimale, molto concentrati in ogni momento, e la coesione di squadra sarà la chiave decisiva per raggiungere il successo. Sono ottimista, perché siamo stati molto scrupolosi nella preparazione delle RS Q e-tron».
La nuova RS Q e-tron è una versione evoluta della vettura dello scorso anno, ovviamente testata e raffinata negli ultimi mesi. Soprattutto grazie alle indicazioni arrivate al Rally del Marocco dello scorso settembre, che presentava un percorso e un clima molto simili a quelli della Dakar 2023. Un’esperienza importante caratterizzata da frequenti forature, caldo estremo, scarsa visibilità e a volte persino dagli errori dei navigatori, senza tralasciare nemmeno una tempesta di sabbia durata alcune ore. «I problemi con le gomme e alcuni errori di navigazione hanno contribuito a ricordarci le difficoltà della competizione. Ma i nostri ingegneri hanno fatto un buon lavoro, e ora sono davvero molto contento della messa a punto dell’auto», ha spiegato Ekström, che è sembrato molto ottimista in vista della gara in Arabia Saudita. «Anche se a volte ci siamo persi e abbiamo dovuto cambiare le gomme, la notizia più importante è stata che la nostra macchina funziona davvero benissimo», ha aggiunto Sainz.
Audi ha gestito il Rally del Marocco facendo svolgere a ogni equipaggio un lavoro quotidiano differente, in modo da calibrare al meglio la nuova RS Q e-tron E2. Uwe Breuling, uno dei principali dirigenti di Audi Sport, ha spiegato che «ora sappiamo molto di più sullo stato di carica della batteria in condizioni di stress estremo. E questo potrà servirci molto in futuro. In occasione della quarta tappa, per esempio, il team si è imposto le stesse condizioni che si applicano a una tappa fuoristrada durante la Rally Dakar: i piloti e i co-piloti dovevano fare la manutenzione dell’auto da soli, senza l’aiuto dei meccanici. Abbiamo anche raccolto molti dati e stiamo definendo i dettagli finali, ad esempio con il software»
Il Team Audi Sport sembra dunque pronto all’appuntamento con la storia, anche se dovrà superare non solo avversari molto forti e altrettanto preparati, ma soprattutto tutta l’imponderabilità dei rally raid, dai possibili guasti meccanici ai frequenti ritardi provocati da condizioni metereologiche a dir poco disagevoli. Soprattutto in un’edizione, come questa del 2023, in cui il deserto sarà un fattore potenzialmente decisivo, nel bene e nel male.