Highlights — Elettricità e dolcezza di Khvicha Kvaratskhelia

L'assist dell'esterno georgiano per Victor Osimhem è il nostro momento preferito della 18esima giornata.

Sono passati due giorni e mezzo da Napoli-Juventus 5-1, e i video highlights personali di Khvicha Kvaratskhelia continuano a spuntare come funghi sulle timeline degli appassionati di calcio, e non solo quelli italiani. È una conseguenza inevitabile di quello che è successo venerdì sera, del fatto che Kvaratskhelia abbia segnato un gol e fornito due assist, e già solo questo basterebbe. Einvece nella sua partita c’è stato tanto altro: ogni volta che riceveva il pallone, l’esterno georgiano rendeva più pericolosa l’azione del Napoli, accelerava il gioco dei suoi compagni o comunque generava tensione nella difesa della della Juventus, sembrava davvero di rivedere la stessa elettricità che emanava a inizio anno, nelle sue prime partite con la maglia azzurra addosso, solo che stavolta tutti sapevano già chi fosse, sapevano che avrebbero dovuto fermare lui, per fermare il Napoli. Eppure, nonostante sapessero, non riuscivano a contenerlo. Forse perché, molto semplicemente, non erano in grado di farlo.

Khvicha Kvaratskhelia ha cambiato il Napoli in un attimo, insieme a Osimhen – e senza più l’ombra proiettata dai reduci dell’ultimo ciclo, parliamo ovviamente di Insigne e Mertens – ha trascinato la squadra di Spalletti in una nuova era, l’ha resa verticale, diretta, rapidissima, quantomeno nella fase di rifinitura e conclusione. Contro la Juventus, però, c’è stato anche un momento di purissima qualità balistica, una giocata che avrebbe potuto fare anche un mediano coi piedi buon degli anni Cinquanta e che quindi è – solo apparentemente – lontanissima dal Kvaratskhelia che conosciamo, che abbiamo imparato ad apprezzare. Parliamo del pallone servito a Osimhen in occasione del gol del 4-1, quello che ha chiuso definitivamente la partita, quello che ha cominciato a dare una forma rotonda e quindi definitiva al punteggio di Napoli-Juventus. Parliamo di questo cross qui:

Un gran bel gol, non c’è che dire

I telecronisti francesi che si sentono in questo video urlano ovviamente per Victor Osimhen, per il suo movimento intelligentissimo alle spalle di Alex Sandro, per il suo salto maestoso, per un colpo di testa che si può definire imperiale, qualcosa di più rispetto a imperioso. Ma noi vogliamo soffermarci sul viaggio del pallone dopo che Khvicha Kvaratskhelia l’ha stoppato, l’ha spostato di qualche centimetro e poi l’ha colpito con l’interno del piede. Il modo in cui la sfera volteggia in aria, prima che Osimhen la stampi letteralmente in porta, ricorda i passaggi con le mani fatti dai portieri, quelle traiettorie che riescono a essere arcuate ma anche veloci, che seguono parabole perfettamente disegnate sopra la testa dei giocatori. Solo che quel tipo di lanci, ripetiamo, sono fatti con le mani. Quando invece il cross di Khvicha Kvaratskhelia è stato fatto con i piedi. Non è una differenza da poco.

Il cross di Khvicha Kvaratskhelia viaggia e arriva in questo modo perché Khvicha Kvaratskhelia l’ha preparato in un certo modo. Basta riguardare le immagini per notare una coordinazione particolarissima e pure elegante: il busto e le spalle del calciatore del Npoli sono dritti, praticamente non inarcati; la testa invece è bassa, o meglio: si abbassa e così gli occhi volgono in direzione della palla dopo che Kvaratskhelia ha dato un rapido sguardo a centro area, dopo aver (pre)visto che Osimhen avrebbe attaccato proprio quello spazio lì, alle spalle di Alex Sandro e davanti a Kostic; il piede destro colpisce il pallone in modo che la traiettoria del cross curvi verso destra, quindi con l’interno collo, solo che l’impatto avviene a una distanza non eccessiva dal resto del corpo: è una scelta ben precisa, legata al fatto che non c’era bisogno di caricare molto la gamba, di dare potenza alla palla, solo di imprimerle un certo giro a rientrare; a chiudere il tutto, c’è il piede sinistro che fa da appoggio ma solo con la punta, e che aiuta Khvicha Kvaratskhelia a fare un saltino, un saltino impercettibile che serve per rimettersi in posizione eretta dopo che il pallone è già partito verso la sua destinazione. Verso la testa ossigenata di Victor Osimhen.

Il cross di Kvaratskhelia è dolcissimo e vellutato, è un cioccolatino con un ripieno morbido e avvolgente. Eppure è anche velocissimo e fendente, solo da spingere in porta. È questo mix a rendere unico l’esterno georgiano: in questa giocata come in tantissime altre, un esterno con una forza fisica e un’esplosività impressionante, quindi una sorta di atleta-robot dalle caratteristiche ultra-contemporanee, si trasforma in un fantasista d’altri tempi, in un prodigio di tecnica di base in grado di spostare il pallone in ogni modo, in ogni direzione, con la stessa precisione. A volte queste due anime di Kvaratskhelia si sovrappongono, anzi si mescolano, e così ne viene fuori un giocatore praticamente incontenibile nello stretto ma anche sul lungo, in grado di servire un compagno ma anche deve mettersi in proprio per fare gol. Per un centravanti come Osimhen, avere un compagno del genere, uno che riesce a metterti – letteralmente – un cross perfetto esattamente sulla testa, è una specie di polizza assicurativa. Certo, il centravanti nigeriano aggiunge la sua potenza quasi senza pari, la sua velocità, la sua scaltrezza, come avviene in questo gol, ma Kvaratskhelia è davvero una gemma rara. Il fatto che abbia servito 12 assist decisivi in questa stagione è solo la conferma numerica a questa affermazione, a questa sensazione.