La notizia più importante di venerdì 20 gennaio 2023, almeno nel microcosmo del calcio italiano, riguarda le richieste di sanzioni per la Juventus nell’ambito del processo sportivo legato all’inchiesta Prisma, condotta dalla Procura di Torino: il procuratore della Federcalcio, Giuseppe Chinè, ha chiesto nove punto di penalizzazione alla Corte della FIGC, a sua volta chiamata a valutare la riapertura del processo sportivo relativo alle plusvalenze. Per quanto riguarda i dirigenti indagati, Chinè ha richiesto 20 mesi e dieci giorni di inibizione per Fabio Paratici, 16 mesi per Andrea Agnelli, 12 mesi per Pavel Nedved, Paolo Garimberti e Maurizio Arrivabene, 10 mesi e 20 giorni per Federico Cherubini. Per le altre società coinvolte nel processo relativo alle presunte plusvalenze fittizie, Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli e Udinese, sono state richieste solo delle ammende economiche.
Come siamo arrivati a questo punto? E perché la Procura Figc ha chiesto nove punti di penalizzazione per la Juve? Intanto bisogna partire dal fatto che l’inchiesta Prisma si articola in due filoni principali: quello relativo alle presunte plusvalenze fittizie iscritte a bilancio negli anni 2018-2019-2020 e quello relativo alla manovra stipendi avviata a marzo-aprile del 2020 e poi un anno dopo – inoltre c’è anche un terzo filone legato all’utilizzo delle fatture per elargire dei compensi agli agenti dei calciatori. Tornando alla richiesta di nove punti di penalizzazione, si tratta di una richiesta più alta rispetto a quella presentata nel corso del processo sportivo già celebrato nella primavera 2022 – quando tutti i club coinvolti, Juve compresa, furono prosciolti in primo grado perché, come si legge nelle motivazioni, «non esiste un metodo unico o oggettivo per arrivare a stabilire il reale valore di un calciatore» – perché nel frattempo, stando a quanto scrive la Gazzetta dello Sport «la gravità delle condotte contestate è aumentata rispetto ad allora». Negli ultimi mesi, infatti, le indagini condotte dalla Procura di Torino ha portato alla luce delle nuove prove – intercettazioni e documenti – che la Procura non poteva avere a disposizione nel primo processo. E che, secondo la memoria dell’accusa, dovrebbero far riaprire il processo sportivo per il club bianconero.
Nell’ambito dell’inchiesta Prisma, i reati contestati alla Juventus e ai suoi dirigenti sono: false comunicazioni sociali, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, manipolazione del mercato e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Per quanto riguarda il processo sportivo, il 29 novembre – poche ore dopo le dimissioni di Andrea Agnelli, ex presidente della Juve, e di tutto il consiglio d’amministrazione – la Federcalcio ha aperto un nuovo procedimento legato agli accordi con i giocatori per l’integrazione degli stipendi: secondo l’accusa, i dirigenti bianconeri – per alleggerire i conti della società – avrebbero tagliato il salario dei propri giocatori in misura minore rispetto a quanto dichiarato in bilancio; i componenti della rosa, sempre secondo l’accusa, avrebbero rinunciato a una sola e non a tre mensilità, e il resto del dovuto gli sarebbe stato versato in una fase successiva. Questa manovra, per gli inquirenti, è stata attuata due volte con modalità simili: la prima nel 2020 e la seconda nel 2021 – anche se nel secondo caso non ci sarebbero stati né comunicati stampa né dei riferimenti presenti nella relazione finanziaria.
Ora, però, la richiesta dei nove punti di penalizzazione riguarda solo il processo sportivo per le plusvalenze. E la richiesta di sanzione, per il club bianconero, è esemplare, visto che la presunta violazione dell’articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva – che impone ai tesserati e alle società «l’osservanza dei principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva» – può portare, come pena massima, proprio a uno o più punti di penalizzazione. Per quanto riguarda invece le presunte violazioni compiute attraverso la manovra stipendi, la situazione della Juve al processo sportivo potrebbe essere ancora più dura: il club bianconero sarà giudicato in virtù dell’articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva, che disciplina le violazioni in materia gestionale ed economica. Nel caso in cui la società in questione «mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi ovvero mediante qualsiasi altra attività illecita o elusiva, tenti di ottenere od ottenga l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni vigenti», si potrebbe configurare anche un’ipotesi piuttosto estrema: la retrocessione all’ultimo posto. E, quindi, in Serie B.