Igor Tudor sta facendo volare il Marsiglia

Alla vigilia dello scontro diretto, l'OM è a soli cinque punti dal PSG. E il merito è soprattutto del tecnico croato.

Nel corso di PSG-Lille 4-3, la squadra di casa ha camminato per tantissimi minuti sull’orlo di un burrone: Galtier e i suoi uomini hanno perso Neymar per infortunio, poi hanno dilapidato un vantaggio di due gol, sono andati sotto e hanno recuperato la gara solo nel finale, grazie a due prodezze personali di Mbappé e Messi. Prima della punizione segnata al minuto 95′ dal fuoriclasse argentino, la tensione che si respirava al Parco dei Principi era davvero bollente. Intanto perché non vincere contro il Lille avrebbe portato a quattro le gare consecutive senza sueccessi dei parigini, considerando tutte le competizioni. E poi perché la classifica sarebbe diventata piuttosto problematica: alla vigilia dello scontro diretto con il Marsiglia, infatti, la squadra campione di Francia si sarebbe ritrovata ad avere solamente tre o due punti di vantaggio sulla sua diretta inseguitrice. Che, non a caso, è proprio l’OM di Igor Tudor, capace di conquistare 52 punti in 24 partite.

Quest’ultimo dato è impressionante, proprio a livello storico: è la prima volta nella storia, infatti, che un allenatore riesce a conquistare così tanti punti nelle prime 24 gare di campionato alla guida dell’OM. Non ci sono riusciti tecnici come Bielsa, Deschamps, Sampaoli. E i punti sarebbero potuti essere anche di più, se la squadra di Tudor non si fosse impantanata a inizio ottobre, quando riuscì a perdere tre gare consecutive di campionato contro Ajaccio, PSG e Lens. Da allora, però, il Marsiglia non si è più fermato: 29 punti in 12 giornate di Ligue 1, frutto di nove vittorie, due pareggi e un solo stop, contro il Nizza; a questo ruolino di marcia quasi perfetto, va aggiunto il trittico di successi in Coppa di Francia contro l’Hyeres, il Rennes e di nuovo il PSG, battuto per 2-1 pochi giorni fa grazie a un rigore di Sánchez e a un gol di Ruslan Malinovskyi, uno dei tre colpi in entrata del mercato di gennaio – oltre all’ex Atalanta sono arrivati anche l’attaccante Vitinha, dal Braga, e Azzedine Ounahi, la grande rivelazione del Mondiale giocato in Qatar.

Insomma, il progetto OM sembra procedere nella direzione giusta dopo anni a dir poco caotici. In realtà anche in questa stagione ci sono stati degli alti e bassi: inizialmente l’arrivo di Tudor – al posto di Sampaoli – era stato accolto in modo molto negativo dalla tifoseria, poi è arrivata anche una crudele eliminazione ai gironi di Champions League. Nonostante tutto, Tudor ha continuato a mantenere dritta la barra del suo lavoro, e infatti oggi l’OM è una squadra che ha un’identità fortissima, che mostra la sua impronta ormai consolidata, che pratica benissimo un calcio aggressivo, iper-verticale, di grande sacrificio ma anche molto redditizio. Lo dice la classifica, ma in qualche modo lo conferma anche un nuovo rapporto simbiotico con la tifoseria del Vélodrome: a metà stagione, secondo i dati diffusi dalla Ligue 1, l’affluenza media allo stadio di Marsiglia era di 62.449 spettatori, in aumento del 12% rispetto alla scorsa stagione; anche il load factor è cresciuto in modo netto, addirittura del 7%, rispetto a un anno fa.

La squadra di Tudor si fonda su un mix tra giovani da valorizzare e calciatori stagionati, con una certa predilezione per gli ex della nostra Serie A: la spina dorsale è composta da Pau López, Chancel Mbemba, Valentin Rongier e Jordan Veretout, a cui vanno aggiunti Matteo Guendouzi e Alexis Sánchez, miglior marcatore della rosa con 13 gol in tutte le competizioni. Anche Nuno Tavares – arrivato in presito dall’Arsenal – e l’argentino Leonardo Belardi stanno vivendo una grande stagione, in attesa che i nuovi arrivi diano quel boost di qualità pura che ci si aspetta da loro. Più di tutti, però, l’uomo-simbolo di questo nuovo Marsiglia è proprio Igor Tudor: la sua concezione quasi militaresca del calcio e un gioco fortemente caratterizzato hanno forgiato un Olympique finalmente in grado di approfittare dei problemi del PSG, al punto che adesso non è più impossibile sperare addirittura nel sorpasso in testa alla classifica. Si tratterebbe di un’impresa davvero clamorosa, considerando il gap economico e tecnico che c’erano a inizio stagione. E che in realtà ci sarebbe tutt’ora, anche se il lavoro Tudor sembra aver accorciato le distanze, e in fondo è proprio questo il senso di essere un allenatore.