Il Napoli può davvero vincere la Champions League?

La squadra che sta dominando la Serie A può continuare a stupire anche contro le big europee?

Qualche giorno fa, prima che iniziassero gli ottavi di Champions League, diversi giornalisti di diversi Paesi d’Europa hanno aderito a un movimento d’opinione secondo cui la squadra favorita per vincere il torneo sarebbe il Napoli allenato da Luciano Spalletti. Tra gli iscritti a questo partito virtuale, giusto per fare un paio di nomi piuttosto significativi, ci sono Jonathan Wilson e Luis Miguel Echegaray: Wilson, sul Guardian, ha scritto che «se guardiamo alla Champions League, l’unica squadra con una rosa abbastanza ampia e che si può dire con sicurezza che sia in forma è il Napoli»; Echegaray, su ESPN, si è sbilanciato senza manifestare alcun timore: «Il modo in cui sta dominando in Serie A dice chiaramente che il Napoli, in questo momento, è la migliore squadra d’Europa. Inoltre il fatto che affronterà l’Eintracht agli ottavi suggerisce che potrebbe fare strada in Champions League, poi potrebbe anche vincerla. E non c’è nessuna iperbole».

Si tratta di parole e concetti che non dovrebbero sorprendere più di tanto, perché in fondo l’entusiasmo è un sentimento umano piuttosto contagioso, da cui è difficile non farsi travolgere. E in questo caso non c’entrano niente cose del tipo Napoli-piazza-calda con un pubblico appassionato che all’improvviso ha smesso di essere scaramantico e quindi ha trasmesso la sua euforia al di fuori di sé: certe frasi sono state scritte da giornalisti che non sono italiani e non hanno nulla a che fare con Napoli. Semplicemente si tratta di analisti sportivi – competenti e referenziati, per altro – rimasti profondamente colpiti della splendida stagione degli azzurri. Al punto da considerarli una squadra potenzialmente in grado di battere non solo l’Eintracht Francoforte, ma poi anche Bayern Monaco, Real Madrid, Manchester City e qualsiasi altra avversario potrebbero incrociare in un ipotetico tabellone di Champions League.

L’aspetto più interessante di tutta questa faccenda è che certi giornalisti non ne fanno una questione tribale, nel senso che non parlano di magie o di congiunzioni astrali: Jonathan Wilson, come abbiamo già letto, crede che il Napoli abbia un organico all’altezza di competere per il trofeo più importante del calcio europeo; in un altro passo del suo articolo, invece, Echegaray ha scritto che la squadra azzurra «è un esempio di smart reloading, budget saving e smart scouting», in pratica con queste parole ha elogiato la politica di mercato che ha portato alla rivoluzione dell’ultima estate, delle ultime sessioni di mercato. Insomma, il Napoli è considerato un’eccellenza a livello globale, dal punto di vista sportivo ma anche gestionale ed economico. In virtù di tutto questo, quindi, ha tutto ciò che serve per poter puntare al bersaglio più grosso.

Ora, al netto di questo riconoscimento mediatico su scala internazionale, è giusto chiedersi: il movimento d’opinione sul Napoli favorito in Champions ha un fondamento reale che va oltre l’entusiasmo? La squadra di Spalletti è davvero all’altezza di battere l’Eintracht e poi le grandi corazzate inglesi, il Bayern e/o il Real Madrid, una dopo l’altra? Guardando a ciò che si è visto finora in questa stagione europea, cioè nella fase a gironi di Champions League, i segnali sono piuttosto incoraggianti: il Napoli è arrivato al primo posto in un girone con Liverpool e Ajax, per di più con uno score di 20 gol fatti e sei subiti in sei partite; l’unica sconfitta è stata ininfluente e inoltre le tre vittorie colto contro il Liverpool e l’Ajax sono arrivate con dei risultati molto rotondi (4-1 in casa contro i Reds, 4-2 e 1-6 contro gli olandesi) eppure riduttivi rispetto al dominio esercitato in campo. Da allora, se possibile, le cose sono addirittura migliorate: in autunno Osimhen e Kvaratskhelia, per vari motivi, non sono mai riusciti a giocare insieme in Champions League esclusi i primissimi minuti dell’esordio contro il Liverpoll, oggi invece sono una coppia ormai rodata dal punto di vista tecnico-tattico ma anche umano; l’ampio vantaggio in Serie A potrebbe permettere a Spalletti di organizzare il turnover in modo da schierare i migliori elementi della rosa nelle notti europee. E poi c’è il discorso un po’ etereo ma comunque significativo relativo alla fiducia, alla consapevolezza di sé: dalla fine del girone di Champions fino a oggi, il Napoli ha sbagliato solamente due partite, contro l’Inter alla ripresa del campionato e contro la Cremonese in Coppa Italia. Insomma, la squadra di Spalletti ha compiuto un salto di qualità notevole e sa di averlo fatto, a dirlo è proprio questa sua incredibile continuità nelle prestazioni e soprattutto nei risultati. E si tratta di un aspetto che può fare la differenza in un torneo come la Champions League, in cui la psicologia e l’emotività hanno un peso decuplicato rispetto a quanto avviene in occasione delle gare di campionato.

Sommando i gol e gli assist accumulati in tutte le gare ufficiali di questa stagione, Osimhen e Kvaratskhelia arrivano a quota 49 (Francesco Pecoraro/Getty Images)

Le persone che hanno guardato con attenzione Borussia Dortmund-Chelsea – ma anche PSG-Bayern – avranno sicuramente riassaporato il gusto inebriante di una vera partita di Champions, di una profondamente europea, apertissima e ad alto ritmo: il gol di Adeyemi è stato una perla preziosissima, ma la cosa più bella è che per novanta minuti e più si sono affrontate due squadre in grado di correre senza sosta e di ribaltare costantemente il fronte di gioco, in campo c’erano ventidue e più atleti fatti d’acciaio che erano capaci di effettuare grandi giocate a velocità supersonica, e un attimo dopo avevano già ripiegato all’indietro per fare la fase difensiva, per pressare furiosamente gli avversari. Per dirla con una frase banale, ma profondamente vera: la Champions non è la Serie A, e allora il Napoli dovrà ricominciare a confrontarsi con avversari in grado di tenergli testa, di assorbire le accelerazioni folli di Osimhen e i dribbling saettanti di Kvaratskhelia, quantomeno di reagire fisicamente alle sollecitazioni continue del miglior attacco della Serie A. Lo stesso Eintracht, una delle squadre più dinamiche d’Europa, adotterà dei meccanismi tattici più sofisticati e può contare su valori diversi rispetto a quelli dello Spezia o della Sampdoria. Perciò il Napoli dovrà dimostrare di essere ancora solido come a inizio stagione. Anzi, anche di più, visto che ora si gioca a eliminazione diretta.

Chi ha seguito tutte le partite del Napoli, a cominciare proprio dall’ultima contro il Sassuolo, sa perfettamente che la squadra di Spalletti non è proprio impenetrabile in difesa. Anche nelle notti magiche vissute contro Liverpool e Ajax, basta riguardare le sintesi di quelle gare per rendersene conto, gli azzurri hanno concesso diverse occasioni da gol agli avversari. In fondo è inevitabile, a pensarci bene: quando una squadra vuole giocare come il Napoli, alternando compulsivamente il possesso palla e la ricerca della verticalità, spostando sempre molti uomini in avanti, deve necessariamente far fonte a degli squilibri, deve accettare che i difensori affrontino gli attaccanti avversari in campo aperto. Il Napoli lo fa, lo sa fare, finora in questa stagione l’ha fatto benissimo in diverse occasioni. Ma nella fase a eliminazione diretta della Champions ogni gol ha un peso specifico maggiore, può cambiare completamente l’andamento del doppio confronto.

Insomma, il Napoli vincitore della Champions League è un’ipotesi ancora fantasiosa. Certo, oggi è decisamente più realistica rispetto a quanto non lo fosse prima della fase a gironi, o anche alla vigilia dei Mondiali. Ma resta il fatto che Osimhen, Kvaratskhelia e tutti gli altri uomini-simbolo della squadra azzurra sono alla prima vera stagione ai massimi livelli, non a caso gli algoritmi di Transfermarkt dicono che la squadra di Spalletti è solo la decima più costosa tra le 16 rimaste ancora in gara. Questo forse vorrà dire poco all’atto pratico, ma in qualche modo individua la difficoltà dell’impresa che dovranno compiere gli azzurri, se vorranno davvero vincere la Champions League: gli toccherà affrontare e battere squadre composte da giocatori più forti e/o dotati di maggiore esperienza, gli toccherà vincere la sfida tattica contro squadre e allenatori che parlano la loro stessa lingua e lo fanno da più tempo, gli toccherà ribaltare i pronostici e la storia. Nulla che Spalletti e i suoi uomini non abbiano già fatto in questa stagione. Confermarsi a certi livelli, però, è davvero la cosa più difficile da fare. Soprattutto se si deve fare in Champions League.