Ferran Torres ha detto che il supporto di uno psicologo gli ha salvato la carriera

«Mi sentivo in un pozzo senza fondo, ora sono mentalmente più forte».

Da qualche anno, nel calcio e nello sport in generale, si sta iniziando a parlare di quanto sia importante il benessere mentale degli atleti. Di quanto l’aiuto di un professionista del settore possa cambiare il destino di una carriera. Una delle testimonianze più significative in questo senso, guardando principalmente al calcio, è stata quella di Álvaro Morata: un paio d’anni fa, l’ex attaccante della Juventus disse di aver passato «un periodo molto negativo dopo il mio arrivo a Londra, e sono certo che le cose sarebbero andate meglio se avessi avuto la possibilità di confrontarmi con uno psicologo. Posso dirlo perché dopo ho iniziato a vederne uno, e ne ho tratto giovamento». Ora è arrivato un altro racconto piuttosto importante, sempre da parte di un giocatore spagnolo: Ferran Torres, infatti, ha rivelato di essere ancora in terapia e di aver superato un periodo di grave crisi grazie all’aiuto del suo psicologo.

Tutto è iniziato con un’intervista rilasciata al quotidiano Marca prima dell’inizio dei Mondiali: Ferran disse che «l’aiuto di alcuni professionisti mi ha permesso di superare le difficoltà che ho incontrato una volta arrivato al Barcellona. La gente pensa che sia tutto facile, che noi calciatori siamo macchine o robot. E invece subiamo molte pressioni, molte critiche. Tutti hanno un’opinione su di noi, e non è facile affrontare una situazione del genere dal punto di vista mentale». Alla vigilia del match di Europa League contro il Manchester United, Ferran Torres ha raccontato questa storia in modo più approfondito. L’ha fatto in un incontro con la stampa, organizzato dal Barcellona, ed è partito fin dall’inizio della sua crisi: «Quando sono arrivato al Barça mi sentivo come se fossi caduto in un pozzo senza fondo. Sono arrivato al Barça quando la squadra era nona in campionato, c’era grande pressione. Ed ero ossessionato dal gol, volevo fare la differenza in modo individuale, e così tutto è diventato più pesante, più difficile. Al Barcellona c’è sempre grande pressione, e io la sentivo tutta su di me».

Poi, però, qualcosa è cambiato grazie alla psicoterapia: «Ho iniziato a vedere un professionista e continuo a farlo ancora. Ci sono settimane in cui non ci vado, in altre settimane ci vado tre volte. Non parliamo sempre e solo di calcio, del mio lavoro, ma anche della mia vita privata. Ora le cose sono cambiate: ho imparato a non deprimermi se le cose non vanno come vorresti, ho imparato ad andare in campo per godermi il gioco, per divertirmi, per fare quello che so fare. Ora le cose vengono fuori da sole, sto molto meglio, mentalmente sono molto più forte. Ora sono un nuovo Ferran. Sto bene con me stesso». Il fatto che Ferran ne parli – e che quindi se ne parli in senso lato – in maniera così sincera, così trasparente, è una conquista per lui ma anche per il calcio, un mondo che da sempre vive i temi sul benessere mentale come un tabù da non infrangere. Ora quel muro sta finalmente crollando.