Guarda il Brighton di De Zerbi che entra in porta col pallone

Il gol di Mitoma contro il West Ham è un piccolo saggio di possesso e verticalità.

Da mesi, ormai, il Brighton di Roberto De Zerbi è una delle squadre più interessanti da seguire in Premier League. Al di là dei gusti sullo stile di calcio praticato dai Seagulls, è la classifica a dirlo: ottavo posto con 38 punti, sette lunghezze di distanza dalla zona-Champions ma anche tre partite da recuperare rispetto al Tottenham di Antonio Conte, appollaiato al quarto posto. Insomma, il Brighton non è una squadra che gioca bene e basta: è una squadra efficace, che fa risultati, che valorizza i giocatori della sua rosa. Dopo, solo dopo, c’è la cifra estetica della costruzione dal basso, del possesso palla insistito, dei movimenti sincronizzati per liberare i giocatori dietro – si potrebbe dire anche dentro – le linee avversarie: tutto il campionario che caratterizza da sempre le idee e quindi il lavoro di De Zerbi, fin dai tempi dei suoi primi incarichi in Serie D e in Serie C.

L’ultima dimostrazione di questa armonia tra ideologia e risultati va ricercata nel netto successo contro il West Ham United (4-0) e soprattutto nel terzo gol, quello segnato dal giapponese Kaoru Mitoma. Che, questo va detto, ha dei meriti relativi sulla realizzazione della rete in questione: l’esterno giapponese ha semplicemente spinto in porta il pallone in scivolata, ma prima del suo tocco ci sono stati una serie di movimenti e di passaggi davvero seducenti, almeno per gli amanti del genere. Comincia tutto quando Veltman, dopo uno scambio con Groß, trova una perfetta palla imbucata che taglia le linee del West Ham. A quel punto, cioè dopo questa verticalizzazione, ci sono ben quattro giocatori del Brighton che affrontano altrettanti difensori avversari, tutti molto vicini. E in più c’è anche un quinto giocatore di De Zerbi a supporto, che poi è proprio Pascal Groß.

Succede tutto in pochi secondi: il numero 28 Ferguson decide di dare un boost di irriverenza alla manovra con un colpo di tacco che fa pervenire il pallone a Sonny March, a sua volta bravissimo a tagliare verso l’interno, a far collassare su di sé la difesa convergendo sul suo piede forte; nel frattempo Groß si è aperto a destra, nello spazio vuoto, in pratica ha sfruttato il movimento di Ferguson ad attaccare la porta. Da qui in poi è tutto ancora più semplice, quasi automatico: March apre proprio verso Groß, passaggio di prima e in diagonale verso Mitoma e tocco finale a zero metri dalla linea, giusto per essere sicuri che la palla non esca o non tocchi il palo interno. Il giapponese è sfilato alle spalle di Johnson, i difensori del West Ham guardano l’assistente dell’arbitro per chiamare il fuorigioco: è una speranza flebile e vana, la verità è che il possesso palla del Brighton ha mandato in tilt tutte le marcature, tutte le scalate, tutte le coperture.

Tutto in pochi istanti

Ripetiamo: c’è chi preferisce un altro tipo di calcio, ed è pienamente legittimo. Ma nessuno, proprio nessuno, può avere molto da obiettare sul fatto che quest’azione sia da considerare bella, efficiente, una sorta di atto di coerenza tra le caratteristiche dei giocatori in campo con la maglia biancoblu – nessuno molto fisicato, tutti rapidi e con una buona sensibilità tecnica – e le idee di chi siede in panchina e prepara le partite. Non sempre andrà così, ci saranno delle partite in cui questo tipo di approccio non funzionerà, eppure certe immagini restano. Esattamente come la grande crescita di Mitoma, Caicedo e di altri loro compagni, che sembrava potessero essere allenati solo da Potter e invece hanno trovato De Zerbi, un altro manager in grado di valorizzarli, anzi di esaltarne le doti. E di vincere un buon numero di partite: esattamente ciò che deve fare un tecnico di calcio, soprattutto quello che viene assunto dal Brighton.