Non ci stancheremo mai di vedere e rivedere la rabona di Nuno Santos

Tacco di sinistro, di prima, e la palla si infila a pochi centimetri dall'incrocio dei pali.

Quando viene realizzato un gol di rabona ad altissimo livello, si pensi per esempio a quello di Erik Lamela in un North London Derby tra il suo Tottenham e l’Arsenal, è quasi inevitabile andare a scandagliare la storia e la psicologia del calciatore che è riuscito a segnare in questo modo: la rabona è un gesto tecnico non solo d’effetto ma anche profondamente contro-intuitivo, viene usata – letteralmente – per evitare di calciare la palla col piede debole, quindi è una sorta di ammissione di debolezza che però tracima nell’irriverenza, e diventa bellezza. Anche quando si scende un po’ col livello delle partite, la rabona resta una giocata che colpisce sempre in modo particolare: è accaduto pure in occasione di Sporting Lisbona-Boavista, gara a senso unico della Primeira Liga portoghese – i Leões hanno vinto per 3-0 – in cui le marcature sono state aperte da Nuno Santos, al minuto 17′, con uno splendido tiro che si è infilato pochi centimetri sotto l’incrocio dei pali. Il tiro in questione è stato scoccato proprio grazie a una rabona.

Tutto parte da una percussione tambureggiante di Edwards, che dopo uno scambio con Esgaio entra in area dalla destra e tocca la palla per favorire di nuovo Esgaio, che nel frattempo si era inserito internamente. Il passaggio è troppo arretrato e/o Esgaio è andato troppo veloce, così il destinatario iniziale dell’assist non può fare altro che allungare il piede all’indietro e smorzare il pallone. Non è la giocata che avrebbe voluto, ma alla fine è la migliore possibile: l’assist di Edwards è stato praticamente apparecchiato per Nuno Santos, che ha seguito l’azione e quindi avrebbe tutto il tempo e lo spazio necessario per calciare di destro e mandare la palla nell’angolo in alto a destra. Solo che Nuno Santos è un mancino puro, come il già citato Lamela, come Maradona, ovviamente non stiamo facendo un discorso di valore assoluto ma di abitudine/disabitudine a utilizzare il piede destro rispetto a quello forte. E allora non c’è altra soluzione che la rabona: il piede sinistro gira intorno al destro, la palla viene colpita perfettamente, la traiettoria si alza un po – a differenza di quella di Lamela – e alla fine è gol.

Inventiva, tempismo, sensibilità tecnica, da tutte le angolazioni

Nel video non si può percepire davvero, ma è evidente Nuno Santos chiami il tiro al compagno di squadra Morita, che è in area insieme a lui, potrebbe anticiparlo e concludere in prima persona. La cosa più impressionante è il punto della porta in cui si infila il pallone: siamo a circa quindici centimetri più in basso rispetto all’incrocio dei pali, e si può dire in modo inequivocabile perché la sfera tocca il palo interno prima di insaccarsi in rete. Il portiere del Boavista non tenta nemmeno l’intervento, anche perché un difensore – l’uruguaiano Rodrigo Abascal – è posizionato meglio e prova a deviare il pallone con la testa, solo che la traiettoria risulta troppo larga e quindi imprendibile anche per lui.

È un gol speciale, che si realizza poche volte nell’arco di una carriera. Lo si capisce anche dal boato sordo dello stadio Alvalade, da un “oooooooooohhhh” che trascina e contagia tutti i tifosi, dal sorriso della soddisfazione appiccicato sul volto di Nuno Santos durante l’esultanza: senz’altro non è Maradona e non sarà mai ricordato come Lamela, eppure ha segnato un gol bello come quello del Coco. Forse anche di più, al punto che non ci stancheremmo mai di vederlo e rivederlo.