La rivoluzione elettrica di Jaguar

Intervista a Mitch Evans, pilota di Formula E: uno dei campionati più seguiti al mondo, ma anche un ambiente in cui prendono vita le auto per il futuro di tutti.
di Andrea Antonazzo
25 Marzo 2023

Da anni, ormai, l’elettrico è ampiamente accettato come uno sviluppo necessario per il settore delle auto da strada. Forse perché in quello delle auto da corsa è già il presente: dal 2014 esiste un campionato denominato ABB FIA Formula E World Championship, organizzato dalla Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) e dedicato a monoposto spinte esclusivamente da motori elettrici. Ideata da Jean Todt, la Formula E nacque come una scommessa, quasi come una sorta di garage in cui parcheggiare ex piloti di Formula 1 come Jarno Trulli, Nick Heidfeld e persino il campione del mondo Jacques Villeneuve. Grazie soprattutto alla sua grande competitività e alla spettacolarità delle gare, in poco tempo la Formula E ha acquisito grande credibilità: oggi non è più un campionato alternativo, ma un mondo a sé, tanto da diventare la prima serie di gare per monoposto a cui è stato riconosciuto lo status di campionato mondiale – esclusa la Formula Uno, ovviamente. Negli ultimi anni gli ascolti tv sono cresciuti e il pubblico è aumentato notevolmente. L’edizione 2021/2022, per esempio, ha fatto registrare un incremento di audience globale pari al 10% rispetto a quella precedente, più un engagement social cresciuto del 49%. Merito anche di una delle stagioni più combattute di sempre, con quattro piloti che sono arrivati all’ultima gara in lizza per il titolo mondiale – a trionfare è stato l’olandese Stoffel Vandoorne.

In virtù di tutto questo, col tempo la Formula E è diventata capace di attirare le attenzioni delle grandi case automobilistiche, che l’hanno vista come un’opportunità per sviluppare e testare tecnologie da utilizzare nella progettazione delle auto da strada. Uno dei primi marchi a mettersi in gioco è stato Jaguar, presente in griglia ormai dal 2016, dopo l’esperienza in Formula 1 fra il 2000 e il 2004. Nella stagione 2021/2022 la scuderia britannica ha raggiunto il suo miglior risultato, grazie al secondo posto di Mitch Evans nella classifica piloti e a quattro Gran Premi vinti. Classe 1994, allievo dell’ex pilota di Formula 1 Mark Webber, Evans ha un passato in GP2 e GP3; inoltre è membro del Jaguar TCS Racing fin dall’esordio del team nella categoria.

Nell’intervista che ha concesso a Undici, il pilota neozelandese ha raccontato l’evoluzione della Formula E, che nel 2022 ha vissuto un passaggio importante: il passaggio dalle auto di seconda generazione a quelle di terza, decisamente più evolute e più potenti. Evans ha confermato che negli ultimi anni «lo sviluppo di questo sport è stato enorme, sia in termini di fanbase che nella tecnologia delle auto». Per quanto riguarda Jaguar, la I-Type 6 è stata presentata come l’elettrica più veloce – è in grado di superare i 320 chilometri orari – ed efficiente di sempre. Anche perché si tratta del primo veicolo nella storia della Formula E a disporre di un sistema di propulsione sia anteriore che posteriore, con l’aggiunta di una capacità rigenerativa di 250 kW all’anteriore e di 350 kW al posteriore: in questo modo la portata di rigenerazione è addirittura raddoppiata rispetto al modello precedente.

Più leggera di 50 chilogrammi, la I-Type 6 ha ottenuto subito degli ottimi risultati: podio in Arabia Saudita con Sam Bird, e poi una pole position in India per merito di Evans. «Riesco davvero ad avvertire l’aumento di potenza: ora la macchina è molto più veloce da guidare anche nelle curve più complicate», ha detto il pilota neozelandese. Le differenze tra le vetture elettriche e quelle con motore tradizionale sono meno intuitive di quello che si possa pensare: «Entrambe sono veloci, impegnative e fisicamente esigenti», spiega Evans. «Ma la Formula E è più tecnica, dato che dobbiamo riuscire a bilanciare il grip, dobbiamo guidare su percorsi cittadini, comprendere la tecnologia del propulsore elettrico, risparmiare energia in corsa e usare il freno rigenerativo. C’è tanto a cui pensare!».

Mitch Evans è nato ad Auckland, Nuova Zelanda, il 24 giugno 1994. Corre in Formula E con la Jaguar dal 2016, ovvero dalla stagione d’esordio della casa tedesca nel campionato di auto elettriche (Foto Jaguar)

Per il pilota, quindi, l’impegno è enorme da punto di vista: «In Formula E», aggiunge Evans, «la forza fisica e quella mentale sono messe a dura prova. Ormai corro da molti anni, quindi il mio corpo si è abituato. Però devo restare al top della condizione, anche dal punto di vista psicologico: avere sicurezza e convinzione nei propri mezzi è fondamentale». In tutto questo, naturalmente, anche la squadra ha un ruolo decisivo: «Tutti fanno un grande sforzo per portare l’auto a nuovi livelli di efficienza, guidabilità e velocità. È di un compito impegnativo ma davvero gratificante», dice Evans.

Per Evans, pilotare un’auto elettrica è un’esperienza che va al di là del campionato: «Essenzialmente guido un pezzo di tecnologia in costante evoluzione», spiega. «È incredibile essere protagonista di uno sport che ha un’enorme influenza sull’industria dell’automobile. Inoltre è un’opportunità ancora più unica di essere parte di cambiamenti positivi, che condurranno a un futuro completamente elettrico per Jaguar». L’azienda britannica si è impegnata a produrre solo auto elettriche già a partire dal 2025, quando il divieto UE di vendere auto a benzina e/o diesel è stato fissato per il 2035. Per Mitch Evans, rappresentare un brand come Jaguar ed essere parte di questo processo rappresentano un motivo d’orgoglio: «Noi del Jaguar TCS Racing siamo concentrati sul prendere il meglio della tecnologia dalle corse e implementarlo nelle auto da strada. È entusiasmante avere un impatto diretto sul futuro delle auto elettriche, quindi sulla sostenibilità del mondo in cui viviamo. Per esempio: i risultati sui tracciati da corsa hanno permesso a Jaguar di fornire un aumento di 20 km di percorrenza alla Jaguar I-PACE».

Al tema dell’inquinamento ambientale si accompagna quello dell’inquinamento acustico. Se qualcuno può avvertire la mancanza di un vero e proprio rombo proveniente dai motori elettrici, per Evans questa cosa non è un problema: «Quando sento il suono dell’auto, mi concentro in automatico sulla gara: l’adrenalina inizia a pompare, divento super-concentrato e la mia modalità da competizione si attiva del tutto». Il futuro è adesso, si potrebbe dunque sintetizzare. E Jaguar sembra esserne del tutto consapevole, tanto da aver sposato il progetto Formula E in tutti i suoi aspetti. L’intenzione è di continuare a investire nello sviluppo dell’elettrico a medio e a lungo termine, perché in fondo è questa la strada giusta da percorrere.

Undici X Jaguar
Dal numero 40 della rivista
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