Il settore giovanile del Real Madrid è una fabbrica di denaro

La cessione dei talenti cresciuti nella Fábrica ha fruttato 386 milioni di euro

Da sempre Il Real Madrid è un club che fa grandi acquisti sul mercato: i vari presidenti, da Santiago Bernabéu a Florentino Pérez, hanno fatto il possibile – e a volte anche di più – per acquistare i più grandi campioni di ogni epoca. L’era dei Galácticos tra il 2000 e il 2006, per esempio, è stata segnata dagli arrivi di Figo, Zidane, Ronaldo, Beckham, Owen o Robinho, praticamente un grande fuoriclasse acquistato ogni anno. Da un po’ di anni a questa parte, però, il Real Madrid sta dimostrando di non essere un club solo orientato all’acquisto, ma anche alla formazione del talento. Nelle ultime dieci stagioni, infatti, il Real ha guadagnato 386 milioni di euro dalla cessione di giocatori formati alla Fábrica, nickname del settore giovanile del club.

Si tratta di una cifra enorme, che fa del Real Madrid la seconda squadra d’Europa per ricavi ottenuti dai trasferimenti di giocatori cresciuti nel proprio vivaio: al primo posto di questa particolare classifica c’è il Benfica, con oltre 543 milioni di euro incassati negli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda il Real, il giocatore che ha fruttato di più è Álvaro Morata: ceduto nel 2014 alla Juventus per 22 milioni, è ritornato al Real grazie alla clausola di recompra fissata a 30 milioni, poi è stato venduto definitivamente al Chelsea, nel 2017, per 80 milioni di euro. Incasso totale: 72 milioni di euro. Dopo di lui c’è un altro calciatore passato per la Serie A: Achraf Hakimi, ceduto all’Inter nel 2020 per 43 milioni di euro. Il podio è completato da Marcos Llorente, passato all’Atletico Madrid per 40 milioni di euro nel 2019. Anche Odegaard e Reguilón hanno fruttato molti soldi al Real Madrid: il norvegese, arrivato per cinque milioni di euro, è stato rivenduto per 35 milioni; Reguilón, invece, è passato al Tottenham in cambio di 30 milioni di euro.

Fa impressione pensare che l’incasso totale sia scorporato da operazioni come quella relativa a Casemiro: il brasiliano è passato per il Castilla all’inizio della sua avventura in Spagna, ma il fatto che avesse vent’anni non permette di inserirlo nella lista dei giocatori formati nel vivaio – la Uefa prevede che bisogna militare in un certo club per almeno tre stagioni tra i 15 e i 21 anni d’età. Altrimenti anche i soldi incassati dalla sua cessione al Manchester United – 72 milioni più 13 legati ai bonus – dovrebbero essere conteggiati, quindi aggiunti ai 386 milioni di cui abbiamo già detto.

Ma come hanno fatto Florentino Pérez e i suoi collaboratori a costruire un circuito di formazione così fruttuoso? Lavorando bene sullo scouting interno ma anche sul mercato internazionale: negli ultimi dieci anni, infatti, il Real è il club delle cinque leghe top in Europa che ha rilevato i giocatori con l’età media più bassa in assoluto (22.87 anni); inoltre, il Madrid ha acquistato il 18.6% di Under 21 e il 62.8% di calciatori tra i 22 e i 25 anni. Insomma, basta ricordare una frase celebre di Florentino Pérez: «Se un ragazzo cresciuto nel nostro club raggiunge la prima squadra siamo contenti, ma non tutti sono adatti…». Il fatto che molti di questi giocatori siano forti, quantomeno, garantisce un buon incasso sul mercato. Non è poco.