Francia e Brasile sono i più grandi bacini di talento al mondo

È lì che vanno a pescare le squadre di tutto il mondo.

Anno dopo anno, i confini geografici del calcio si stanno allargando sempre di più. Questa internazionalizzazione portando alla nascita di un mercato sempre più globale e cosmopolita. Il numero di squadre, anche quelle più prestigiose, che prelevano calciatori provenienti da nazioni che non hanno una grande tradizione calcistica è in costante aumento: in questo senso basti pensare al Napoli campione d’Italia, che ha preso il georgiano Khvicha Kvaratskhelia e il sudcoreano Kim Min-jae dal campionato russo – in realtà Kvara era tornato in patria dopo l’invasione dell’Ucraina – e da quello turco. Un altro dato che racconta questa tendenza è quello sui trasferimenti all’estero dei giocatori: secondo le rilevazioni del CIES la quota raggiunta quest’anno, oltre 14mila trasferimenti conclusi verso Paesi stranieri, è la più alta di sempre.

Nello stesso rapporto del CIES, però, ci sono anche delle conferme storiche. Quelle per cui esistono dei Paesi che continuano a produrre talento in quantità nettamente superiori a tutti gli altri. Nella fattispecie, si tratta di Brasile e Francia: 1289 giocatori brasiliani sono usciti dai confini nazionali nell’ultimo anno, con un aumento del 9,5% rispetto al 2017; dalla Francia, invece, sono partiti 1033 calciatori diretti all’estero, con un aumento del 34% rispetto a cinque anni fa. Il numero di talenti prodotti è chiaramente alla base dell’incredibile profondità della Nazionale di Deschamps, oggettivamente la più completa del globo nonostante la sconfitta nella finale di Qatar 2022 contro l’Argentina.

Le prime due posizioni si invertono quando si parla di talenti giovani, di calciatori Under 23: la Francia ne ha esportati 202, mentre il Brasile si è “fermato” a 174, solamente tre in più rispetto all’Inghilterra – un segnale evidente di come la saturazione della Premier League stia creando nuove rotte di mercato. I brasiliani, anche per una questione di prossimità linguistica e culturale, preferiscono trasferirsi in Portogallo: addirittura 213 calciatori hanno accettato l’offerta di club di Superliga o di divisioni inferiori; i francesi, invece, scelgono il Lussemburgo, l’Italia e l’Inghilterra.

Nella classifica assoluta, alle spalle di Brasile e Francia ci sono Argentina (905 calciatori espatriati), Inghilterra (535) e Spagna (458). Al sesto posto compare la prima nazione con una tradizione calcistica meno prestigiosa: si tratta della Colombia con 446 calciatori, due in più della Germania e 40 in più della Croazia. La Nigeria (385) è la prima nazione che esce dalla diarchia Europa-Sudamerica. E l’Italia? Come da tradizione storica, non sono tanti i calciatori del nostro Paese che decidono di trasferirsi all’estero: sono soltanto 137, meno di Paesi con una tradizione calcistica inferiore – Costa d’Avorio, Bosnia, Giappone, Irlanda, Slovacchia, Paraguay, Norvegia. Purtroppo l’Italia non compare nemmeno nei Paesi “emergenti”, ovvero in quelli che hanno aumentato di più il numero di calciatori espatriati negli ultimi cinque anni. Tra questi ci sono invece il Venezuela (+46, incremento del 70%), Giappone (+63, incremento del 60%), Norvegia (+50, incremento del 53%) e Paesi Bassi (+117, incremento del 51%).