Poche settimane fa, Romelu Lukaku è stato vittima di abusi razzisti durante la partita in casa della Juventus, valida per la semifinale d’andata di Coppa Italia, e in seguito a una sua reazione è stato ammonito per la seconda volta, quindi espulso. Le polemiche successive hanno avuto un’eco internazionale, vista la particolarità del caso: anche Roc Nation Sport, l’agenzia che cura l’immagine dell’attaccante belga, ha assunto una posizione forte nei confronti di quanto avvenuto a Torino, nel senso che ha colto l’occasione per sollecitare le autorità – sportive e non sportive – a «punire chi ha compiuto gli abusi, non chi li ha subiti». Ovviamente il problema non è circoscritto, nel senso che non riguarda solo l’Italia: lo dimostra quanto successo a Vinícius Júnior in occasione della trasferta al Mestalla di Valencia dello scorso 21 maggio. Proprio questi due avvenimenti hanno offerto lo spunto, proprio a Romelu Lukaku, per lanciare un nuovo progetto che possa combattere il razzismo negli stadi, anzi nel calcio in generale: la creazione di un sindacato di giocatori che collabori direttamente con le istituzioni.
Lukaku ha parlato di questa sua idea in un’intervista alla CNN: «Creare un gruppo di lavoro tra noi calciatori è una prospettiva reale: potremmo riunirci e parlare con Uefa e Fifa, ma anche con le leghe nazionali, per affrontare al meglio un problema che purtroppo riguarda tutti. È davvero doloroso: siamo nel 2023, il mondo è integrato, ci sono tante culture, religioni e identità diverse, eppure continuiamo a commettere sempre gli stessi errori, a subire gli stessi atti discriminatori». Per Lukaku, ovviamente, questo tentativo di affrontare e risolvere il problema va fatto in sinergia non solo con chi governa lo sport, ma anche con chi guida la società civile: «Chi viene sugli spalti e commette certi abusi, ma anche chi lo fa online, deve essere punito in modo rigoroso. Anche i governi e la politica devono partecipare a questa battaglia, per me al momento non sono abbastanza coinvolti».
Secondo Lukaku, il primo passo da fare è quello di avviare un reale processo di integrazione al vertice delle istituzioni, sia quelle sportive che quelle politiche: «Prendete le persone di colore e mettetele a capo di ogni sala riunioni: allora inizierà il cambiamento», ha detto il centravanti dell’Inter. Lukaku ha poi raccontato l’esempio virtuoso della Federcalcio belga, che attraverso il progetto “Come Together” ha inserito persone appartenenti a minoranze nei suoi quadri dirigenziali. «Così ogni situazione ambigua o sgradevole», ha concluso Lukaku, «viene riconosciuta da chi ha una certa sensibilità, sul tema, un primo passo fondamentale per iniziare a risolvere davvero le cose».