Roc Nation vuole dare una voce nuova agli sportivi

L’agenzia fondata da Jay-Z insegue il cambiamento: intende educare, fare la differenza, raccontare storie attraverso i suoi assistiti. Ne parla Michael Yormark, presidente di Roc Nation Sports International.

Cara Italia, enough is enough. “Nel calcio professionistico, calciatori di pelle nera sono stati spesso vittime di manifestazioni di odio durante le partite. Nessuno ha pagato le conseguenze per questi comportamenti vergognosi. Niente è cambiato, niente è stato fatto. In un gioco che unisce le persone in tutto il mondo, dovremmo solo essere testimoni dell’umanità al suo meglio. Non c’è modo che il razzismo venga tollerato. È tempo di lavorare insieme per cacciarlo fuori dal calcio, per sempre”. Firmato: Roc Nation. Qualche ora prima, in un match contro la Juventus, Romelu Lukaku si era scontrato con la faccia peggiore degli stadi italiani: ululati, versi di scimmia, il più disgustoso dei repertori di stampo razzista. Il calcio italiano, ancora una volta, non aveva fatto un figurone: Lukaku era stato espulso per un’esultanza ritenuta “provocatoria”, con tanto di squalifica per il match di ritorno in Coppa.

Si poteva restare indifferenti. O magari no: «Se c’è una cosa che ci distingue dalle altre agenzie, è proprio questo», ci racconta Michael Yormark, presidente di Roc Nation Sports International. «La maggior parte delle agenzie non avrebbe preso posizione, non avrebbe difeso i propri assistiti, sarebbe stata più preoccupata di quello che gli altri avrebbero pensato di loro. Questo non è mai stato un nostro pensiero. L’unica nostra priorità è supportare i nostri atleti, in campo e fuori dal campo. Vogliamo essere un fattore di cambiamento».

Qualche settimana più tardi, il presidente Figc Gabriele Gravina ha “graziato” Lukaku, cancellando l’espulsione e permettendogli di disputare la gara di ritorno di Coppa Italia. Nel frattempo, cosa ancora più importante, sono stati disposti 171 Daspo verso i tifosi responsabili dei comportamenti razzisti nei confronti dell’attaccante interista. È stato un passo fondamentale nel prendere coscienza di un problema, gigantesco, e nell’operarsi per risolverlo. Il cambiamento è possibile, a patto di volerlo. La ricetta di Yormark è semplice: «I club di calcio devono mantenere una posizione forte contro il razzismo, devono fare in modo che i tifosi capiscano che ci dev’essere zero tolleranza in merito. Quei tifosi che hanno urlato quelle cose a Lukaku non solo devono essere bannati dallo stadio della Juventus, ma da qualsiasi stadio italiano, a vita».

È un esempio significativo di quello che Roc Nation vuole essere, anche nello sport: un fattore di cambiamento, come raccontava Yormark, un’entità che sia una voce autorevole, ascoltata, nello sport e nella società tutta. Attraverso i suoi assistiti, in particolare: oggi sono 193 gli sportivi per cui Roc Nation Sports cura gli interessi, sportivi, commerciali, di immagine come agenzia a 360 gradi. Il primo fu Robinson Canó, nel 2013, che all’epoca giocava per i New York Yankees, poi, una volta consolidata la presenza negli sport americani, nel settembre 2019 l’agenzia ha aperto l’ufficio londinese, guardando con sempre maggiore interesse al panorama europeo, calcio in primis. Tra i calciatori sotto contratto, gli interisti Romelu Lukaku e Federico Dimarco, e poi Kevin De Bruyne, Chris Richards, Alex Witsel, tra gli altri. «Vogliamo rappresentare i migliori talenti al mondo, ma vogliamo anche atleti che desiderino fare la differenza su tutti i livelli», spiega Yormark. «Come agenzia, gestiamo tutti gli aspetti delle loro carriere, sia quelli di campo che quelli extra campo. Perciò, quando uno sportivo viene da noi, può concentrarsi su un’unica cosa: essere il miglior giocatore possibile. Di tutto il resto, ce ne occupiamo noi. Li incoraggiamo a far sentire la loro voce, a esprimere le loro opinioni. Vogliamo che siano ascoltati e che abbiano un impatto. Questo perché hanno un’opportunità unica: sfruttare la loro fama, la loro inf luenza, per creare un cambiamento positivo. È questo, penso, che ci rende attraenti agli occhi degli atleti, e al tempo stesso che rende certi atleti attraenti per noi. Prendete Siya Kolisi, capitano della Nazionale sudafricana di rugby. È un atleta che rappresenta al meglio quello che è Roc Nation, perché ispira, motiva, ogni giorno, in campo e fuori».

Kevin De Bruyne è il primo giocatore assistito da Roc Nation Sports ad aver conquistato la Champions League (Franck Fife/AFP via Getty Images)

Lo sport che cambia e che guarda al futuro è uno sport consapevole, uno sport non più confinato alle questioni di campo, ma finalmente determinato a far sentire la propria voce. Un cambiamento culturale che inizialmente è stato sospinto da un ristretto numero di atleti, ma che promette di essere sempre più allargato. Il ruolo di Roc Nation è anche quello di veicolare questo cambiamento in modo autentico e rilevante, anche grazie a una visione che nasce da altrove, dall’industria musicale – come è noto, la compagnia è stata fondata da Jay-Z, e il suo roster di clienti comprende alcuni dei più grandi artisti di fama internazionale, da Rihanna ad Alicia Keys, da Lil Uzi Vert a DJ Khaled. «Ma sportivo o artista non fa differenza. C’è una parola ad accomunarli: intrattenimento», sottolinea Yormark. «Lukaku che gioca di fronte a settantamila spettatori o Rihanna che si esibisce in un’arena sold out sottintendono lo stesso concetto: un pubblico che paga il biglietto per godere di un intrattenimento. E l’approccio che abbiamo nel gestirli come agenzia è praticamente lo stesso».

E c’è una parolina con cui calciatori e non solo stanno familiarizzando sempre di più: brand. O meglio: personal brand. «Quello che facciamo ogni giorno è raccontare storie», dice Yormark. «Dei nostri clienti, dei nostri atleti. Come racconti una storia, come educhi l’audience, quali sono le cose in cui credono, i loro obiettivi, i loro interessi – tutto questo fa da base nella costruzione di un brand. Scegliamo una storia e la amplifichiamo, che sia sulle piattaforme social, con relazioni pubbliche, ma prima di tutto raccontiamo una storia, è da lì che parte tutto».

Per il calcio e lo sport italiano una straordinaria opportunità di arricchimento. «Vogliamo essere protagonisti anche nel vostro Paese», sottolinea Yormark, «vogliamo lavorare con più atleti, con le organizzazioni sportive, e penso che i valori della nostra compagnia possano aiutare molti sportivi a raggiungere i loro obiettivi. Quello che mi colpisce dell’Europa, e in particolare dell’Italia, è la straordinaria passione per il calcio. Ho assistito a Inter-Juve: le strade piene di gente, gli ultras che cantavano durante la partita. Con me c’erano i co-fondatori di Roc Nation: non avevano mai visto niente del genere. Juan Perez (presidente di Roc Nation Sports, nda) mi ha chiesto: Michael, ma questo succede ogni volta? È tipo il Superbowl! Io gli ho detto di sì, la passione dei tifosi in Italia è qualcosa di enorme, non siamo abituati negli Stati Uniti». Ma proprio dagli States il calcio europeo può importare nuovi modi per costruire la sua attrattività, come suggerisce Yormark: «In Europa gli eventi sportivi sono costruiti sulle partite, ma per allargare la fanbase è necessario che il pubblico possa godere di più esperienze di intrattenimento. Qualcosa che non sia limitato al fatto che la loro squadra vinca o perda, ma una fan experience che possa fargli trascorrere dei momenti fantastici in uno stadio o in un’arena. È un aspetto che il calcio europeo dovrebbe considerare nel rapporto con i propri tifosi».

Da Undici n° 50