Ormai sono in pochi a ricordarselo, ma non è da moltissimo tempo che il Chelsea è considerato un top club, cioè una società forte e attrattiva sul mercato, una squadra ricca e cool. Tutto è cambiato alla fine degli anni Novanta, quando la Premier League ha iniziato a prendersi la palma di campionato più bello del mondo: fu allora che i Blues vennero a fare la spesa in Italia – in pochi anni acquistarono Gullit, Vialli, Zola, Di Matteo – e iniziarono a trasformarsi in ciò che sono oggi. Forse è per questo che i creativi del Chelsea, insieme ai designer Nike, hanno deciso di guardare proprio agli anni Novanta per confezionare la nuova maglia da gioco: il club di Stamford Bridge è reduce da un anno e mezzo a dir poco confusionario e deve iniziare un nuovo ciclo, allora perché non rivolgere il nostro sguardo a uno dei momenti più importanti della nostra storia? Nella nuova maglia, tutto questo si traduce in un’estetica evidentemente vintage, ispirata a quella della stagione 1997/98: in quell’anno il Chelsea vinse la Coppa delle Coppe e indossava una maglia blu con degli inserti bianchi lungo i fianchi, simili a quelli disegnati per il Kit Homr 2023/24. Il bianco è presente anche nelle maniche – arricchite però anche da una sottile finitura in oro – e nella parte posteriore del colletto, quella che scende fino alle spalle. Per il resto il design è estremamente pulito. Anzi, per il momento la divisa è stata lanciata senza il logo del main sponsor, quindi risulta ancora più minimale.
Anche l’intera campagna di lancio è stata incentrata sull’heritage degli Anni Novanta: Dennis Wise e Roberto Di Matteo sono presenti nelle foto con i giocatori di oggi, sui muri del set fotografico sono stati appesi diversi cimeli di 25 o più anni fa, tra cui le maglie di Vialli e Leboeuf, la sciarpa della finale di FA Cup del 1994. Il tuffo nel passato, però, non ha chiuso la strada a delle nuove idee. Nike e il Chelsea, infatti, hanno deciso di osare con i propri simboli storici: il crest del club e lo swoosh, entrambi iridescenti. In pratica, i due loghi sono stati concepiti in modo da offrire riflessi mobili e cangianti in base alle condizioni dell’illuminazione, in pratica cambiano colore – seguendo le nuance dell’iride, da qui il termine “iridescenti” – in base a come vengono guardati o inquadrati. È una nuova sperimentazione, è avanguardia pura: negli ultimi anni, infatti, molti club e i loro kit supplier sono stati criticati per aver “sacrificato” – cioè cambiato – il colore del loro stemma in base alle esigenze delle loro nuove, soprattutto quelle Away. Il Chelsea, è evidente, ha osato ancora di più: ha ideato – o comunque approvato – uno scudetto che non ha un colore fisso, e l’ha apposto addirittura sulla divisa per le partite in casa. Niente male come rivoluzione.