Questi non devono essere giorni facili, per Leonardo Bonucci. La sua carriera sta finendo e la sua rilevanza diminuisce di conseguenza: Allegri gli ha fatto sapere che di lui alla Juve non c’è più bisogno e che la sua presenza non è più gradita. Da capitano a fuori rosa. Gli usi e costumi del pallone vogliono che a questo punto si arrivi a una delle formule del discorso calcistico più fastidiose che ci siano: quel triste, solitario y final con il quale Osvaldo Soriano ed epigoni non smetteranno mai di tormentarci. Nonostante la tristezza, Leo è riuscito a regalare ai social un capolavoro di passivo-aggressività: quella foto in bianco e nero, scattata in compagnia di tutti gli altri fuori rosa juventini, faccione sorridente e posa da capoclan, pubblicata come story di Instagram. A suggerire – se non proprio a dire – che tristi, solitari e finali saranno gli altri.
Conoscendolo, non avevo nessun dubbio sul fatto che Bonucci avrebbe trovato il suo personale colle del fomento anche nella più imbarazzante e mortificante situazione che un calciatore possa vivere. Non avevo nessun dubbio perché seguo Bonucci dall’inizio della sua carriera e so che il suo pregio principale non è la costruzione dal basso: è l’invenzione delle motivazioni.
Bonucci è un fuoriclasse dell’autoconvincimento, un uomo capace di trovare motivi per l’(auto)esaltazione anche dove ci sono soltanto ragioni di (auto)commiserazione. «Alla fine, degli uomini, contano il cuore e le intenzioni», scrive nel primo post Instagram della stagione 2023/24. E per gli esegeti delle parole, dei pensieri e delle opere bonucciane è tutto già qui. “Gli uomini” come idea romantica ed aspirazione eroica, infusi in egual misura di fanciullesca purezza e testosteronica autostima. E poi l’uso di parole chiave, che vengono spesso in coppia perché per esprimere certe complesse psicologie una parola è poca e due invece ci stanno alla perfezione: il cuore e le intenzioni, il richiamo al sentimento e alla ragione, alla componente dionisiaca e apollinea che nel superuomo trovano finalmente il modo di conciliarsi.
Bonucci ha ancora fame, lo so. Lo so perché la fame è stata l’immagine con la quale ha rappresentato tutto di sé in tutta la sua carriera. C’è stato un periodo in cui intratteneva un surreale scambio epistolare su Twitter con il motivatore Alberto Ferrarini, e pure con quello che sembra essere il suo profilo parodia, motivatore10 (ma Bonucci si sarà mai accorto della cosa? Forse no, d’altronde quello che conta è la motivazione finale, mica la fonte d’origine della stessa).
Mi sembra il momento opportuno per tirare fuori un pezzo di storia di Twitter, le interazioni tra Bonucci e il suo motivatore pic.twitter.com/axk1Kb4Tah
— ¤ (@Amookeeena) July 13, 2023
Per qualche ragione che probabilmente si è persa nel passato remoto della storia di Twitter – gli scambi in questione risalgono a più o meno dieci anni fa, ormai – il motivatore sia vero che falso era solito interrogare Bonucci sulla quantità e qualità della sua fame, con il piglio brutale e improvviso di un sergente maggiore Hartman. Ma Bonucci recluta impaurita e spaesata non è mai stato. «Soldato LB, quanta FAME hai di giocare VINCERE e combattere stasera per la MAGLIA che indossi da 0 – 10», gli chiede un giorno un utente, che forse voleva provare a insidiare il ruolo del motivatore nella routine motivazionale di Bonucci. Nella risposta al suddetto utente, Bonucci quantifica con sorprendere precisione la sua fame: «10.01». Perché il superuomo ha fame ma non si lascia dominare dalla stessa.
@bonucci_leo19 DIVIENI FOLLE .. SII AFFAMATO ..
E VATTI A PRENDERE IL TUO AVVERSARIO https://t.co/xLTGDp9Um4— Alberto Ferrarini (@FerrariniAlbert) October 23, 2014
Anche se persino per lui ci sono momenti in cui questo incontrollabile appetito rischia di prendere il sopravvento. E cosa si fa in questi momenti? Si notifica immediatamente l’incontrollabile desiderio al fidato motivatore: ci sono scambi tra quest’ultimo e Bonucci che consistono unicamente di urla in caps lock affermativi «IO HO FAME» o comparativi «IO HO PIÙ FAME DELLO SCORSO ANNO» del calciatore rivolti all’interlocutore. Di cui, tra l’altro, non si conosce la risposta: ce lo immaginiamo davanti allo schermo che annuisce soddisfatto, ammirato dal suo stesso, raffinatissimo lavoro sui meccanismi mentali altrui.
Ma nell’immaginario bonucciano la fame non è solo la sua, ovviamente. È anche quella degli altri, che però in questo caso assume una funzione contraria: la fame altrui è indice di debolezza, di scarse energie, di necessità di crescita. Ed essendo l’immaginario bonucciano un pantheon strapaesano, questo tipo di fame può essere saziata solo con il più tradizionale e ruspante dei cibi: la pastasciutta. Ce lo ricordiamo tutti, quello sfottò rivolto ai tifosi inglesi dopo la vittoria nella finale degli Europei, contro l’Inghilterra, a Wembley. Tanti lo hanno preso così, come uno sfottò e basta. Ma chi conosce davvero la retorica di Bonucci sa in quelle parole c’era anche il riconoscimento del valore dell’avversario: so che avete fame, ho visto la vostra fame, ma non è ancora la fame giusta, non siete ancora all’altezza della vostra stessa fame. Prima di arrivare a provare la fame che sento io, voleva dire Bonucci con quel «ne dovete mangiare di pastasciutta», prima di arrivare ad avvertire questo appetito dello spirito, dovete saziare le necessità mondane, i bisogni del corpo. E quindi, la pastasciutta. Anche perché nulla riempie ed energizza come un pieno di carboidrati. Italiani, poi.
E per mangiare serve la bocca, si capisce. Una bocca funzionante, s’intende. E come la si mantiene funzionante, la bocca? Sciacquandola frequentemente e attentamente. Si tiene tutto, nell’immaginario di Bonucci. L’esultanza-invito all’igiene orale che ha ripetuto in tutte le occasioni festose della sua carriera non era mica un vezzo suo o un presa in giro per gli altri: era un consiglio per tutti quelli che volevano seguire le sue orme. Sciacquatevi la bocca, perché altrimenti non riuscirete a soddisfare la vostra fame. Sciacquate la bocca del corpo e soprattutto quella della mente, per saziare poi gli appetiti fisici e quelli assai più rilevanti della mente. Probabilmente era questo che gli ricordava motivatore10 in quegli scambi in cui Bonucci gli rispondeva, con il caps lock d’ordinanza, «AGLI ORDINI!!!» (per non dare un’immagine errata del rapporto tra Bonucci e motivatore10: tra i due ci sono stati anche scambi meno concitati, in cui il motivato si limita a rispondere al motivatore «hai ragione capitano» o «grazie capitano!!!»).
Me lo immagino in questi giorni, Bonucci. La vita di un fuori rosa è piena di vuoti e di pause. Avrà il tempo di tornare ai tempi della fame, ne sono sicuro. Ci sarà per lui una pausa lunga abbastanza, durante la quale potrà scorrere a ritroso tutte le sue conversazioni fatte su Twitter con il suo motivatore. Ce n’è una che sonocerto gli tornerà utilissima in questo momento di profondissimo scazzo con Allegri. Si va sempre per metafore, perché nella lingua di Bonucci il letteralismo non è contemplato. «SOLDATO: appena lo Vedi VINCI IL TORO nella testa subito, poi abbatti il suo corpo, se gli dai 1 mm sei in pericolo !!!», scrive a Bonucci sempre lo stesso utente, quello che cerca di insidiare il primato del motivatore. Penso a Bonucci che rilegge questo messaggio, alza lo sguardo e vede toro nuovo che gli si para davanti in questa ennesima battaglia della sua carriera. E, stimolata dalla fame di sempre, la sua mente formula la risposta di sempre: «LO VOGLIOOOOO!!!».