Quell’estate al mercato: Gonzalo Higuaín, 2016

Il passaggio del Pipita dal Napoli alla Juventus: un racconto intimo.

La prima estate di una nuova vita lavorativa dovrebbe scorrere in modo placido, sereno, rassicurante. In fondo gli scossoni sono già arrivati, quindi che altro può ancora succedere? La pensavo più o meno così, a fine giugno 2016. La mia era una condizione particolare, anche esaltante a guardarla dall’esterno: ero sempre stato tifoso della SSC Napoli, da qualche mese ero diventato giornalista, da poco tempo avevo iniziato a lavorare con una testata che seguiva e segue il Napoli, vale a dire Il Napolista, e in virtù di questa posizione privilegiata avevo vissuto dall’interno la prima stagione del Napoli-di Sarri, una squadra destinata a diventare un brand, e poi uno scudetto mancato per pochi punti, la corsa folle e bellissima di Gonzalo Higuaín per diventare recordman di gol segnati in una singola stagione di Serie A. Infine, come se tutto questo non bastasse, mi stavo preparando per partire alla volta di Dimaro Folgarida, un paesino della Val di Sole, in Trentino, per lavorare come inviato in occasione del ritiro precampionato del Napoli.

Dimaro Folgarida era ed è un luogo che si presta perfettamente a quella che sarebbe la mia idea di estate lavorativa da vivere in modo placido, sereno, rassicurante: ci sono una stradina che si arrampica fino a una piazzetta grande quanto un negozio d’abbigliamento del centro storico di Modena, un incrocio che conduce al piccolo campo comunale – dove il Napoli svolge ancora oggi i suoi allenamenti estivi – oppure alle case e agli hotel di costruzione più recente, tanti chalet di legno marrone e delle enormi distese di verde interrotte da villette sparse. Appena fuori dal centro abitato, poi, c’è un torrente con ai lati una lunga pista ciclabile: un luogo perfetto per fare una corsetta senza sudare troppo. In quella parentesi estiva, dunque, il ritmo serrato delle sedute guidate da Sarri e l’arrivo dei giocatori importanti e/o dei nuovi acquisti – gli Europei e la Coppa America avevano dilatato i tempi della preparazione precampionato – sembravano dover essere gli unici ostacoli a una routine lenta, consolidata, come si conviene a un soggiorno in alta montagna, anche se fai il giornalista: passeggiata, lavoro, passeggiata, pranzo, lavoro, passeggiata, lavoro, cena, lavoro e poi un po’ di convivialità, se va bene. Il ritiro iniziò proprio così, con questo ritmo cadenzato. Ma poi andò molto diversamente. Tutto cominciò quando qualcuno, un giorno, iniziò a parlare di una possibile cessione di Gonzalo Higuaín alla Juventus.

Una notizia clamorosa di calciomercato, quando non è totalmente priva di fondamento, attraversa gli stessi step evolutivi di un incendio in un appartamento: inizia piano, magari con una fiammella piccola, apparentemente innocua, e poi comincia a divampare, a propagarsi, infine divora tutto ciò che trova intorno a sé. A Dimaro Folgarida, in quei giorni, è andata esattamente in questo modo: i primi sussurri nella tribuna stampa erano appunto dei sussurri, qualcuno diceva che Higuaín fosse finito nel mirino della Juve e tutti gli altri ridevano di queste voci, dicevano che De Laurentiis si stesse preparando a cederlo però all’estero, che il presidente del Napoli non avrebbe mai permesso una cosa del genere.

In pochissimi giorni, quindi in poche ore, quelle fiammelle sono diventate alte, altissime, incontrollabili, come succede sempre se non si interviene in tempo con gli estintori oppure con gli idranti: un inviato di Sky, nel bel mezzo di una noiosa seduta tattica, disse che «se la Juventus prende un attaccante, quell’attaccante è Gonzalo Higuaín»; il 16 luglio, nel corso di un evento a cui erano presenti altri calciatori del Napoli, davanti a un migliaio di tifosi, Nicola Lombardo – direttore della comunicazione del club – prese il microfono e chiarì che «parlare di Higuaín alla Juve equivale a parlare del fatto che a Dimaro possa atterrare un asteroide»; poche ore dopo quella frase, la Gazzetta dello Sport scrisse che «la Juventus non vuole pagare la clausola rescissoria prevista nel contratti di Higuaín, pari a 94,7 milioni di euro, e quindi l’attaccante argentino è destinato a rimanere a Napoli, visto che De Laurentiis non tratta al di sotto di quella cifra»; il 21 luglio diversi siti e giornali raccontavano come Gonzalo Higuaín, atteso in Trentino dopo quattro giorni per vivere le ultimissime ore di ritiro insieme ai suoi compagni di squadra, non avesse alcuna intenzione di presentarsi a Dimaro Folgarida, al punto di essere pronto a presentare un certificato medico pur di non rispettare i suoi impegni contrattuali.

Gonzalo Higuaín, nella stagione 2015/16, ha segnato davvero in tutti i modi

Il punto di non ritorno, lì divenne chiaro a tutti, era stato abbondantemente superato. In effetti il 25 luglio Gonzalo Higuaín non si presentò in ritiro, e io nel frattempo avevo vissuto sulla mia pelle l’ansia febbrile per il racconto giornalistico del calciomercato, un genere paraletterario che si nutre di qualsiasi cosa. In quel caso, si nutrì di articoli sui seguenti avvenimenti: indiscrezioni smozzicate sottovoce da insider improvvisati che si aggiravano sugli spalti e si intrufolavano in tribuna stampa; tweet criptici e commenti indignati; whatsapp inoltrati che raccontavano i retroscena più scottanti della trattativa; interpretazioni sulla mimica facciale dei dirigenti del Napoli che si manifestavano qui e lì nel corso di quei giorni ad alta tensione. Proprio in quei giorni, grazie a – o per colpa di – Higuaín ho fatto anche il mio esordio in un programma tv, nel senso che ho introdotto un (finto) processo a Gonzalo inscenato sul palco allestito davanti all’auditorium di Dimaro Folgarida. Qui, per chi volesse, c’è il video di quella trasmissione andata in onda su un’emittente locale napoletana.

Un affare che allora mi sembrò interminabile in realtà ebbe una gestazione piuttosto breve: il 27 luglio 2016, esattamente sette anni fa, Gonzalo Higuaín fece la sua ricomparsa in Italia, all’aeroporto di Torino; pochi minuti dopo lo rivedemmo sul balcone della sede della Juventus, per farsi immortalare con la sua nuova maglia e per farsi intervistare. Il napoletano razionale e non per forza antijuventino che albergava e alberga ancora in me – esistiamo davvero, anche se siamo in netta minoranza – fu costretto a spiegare più volte la sua posizione un po’ democristiana e quindi anomala, in quell’ambiente che vomitava rabbia: il mio parere era che si trattava di un’operazione di mercato come tante altre, solo più costosa, che la Juventus aveva certamente indebolito una concorrente diretta ma forse aveva investito troppi soldi per un giocatore prossimo ai 29 anni, che quella cessione era stata inevitabile per il Napoli vista l’esistenza di una clausola rescissoria, che secondo me Higuaín aveva avuto un unico torto, quello di non essersi esposto pubblicamente sulla volontà di voler lasciare il Napoli, e in questo la Juventus non contava così tanto, a pensarci bene.

Moltissimi tifosi del Napoli, praticamente tutti, non erano proprio d’accordo con me. Un mio amico d’infanzia, un minuto dopo aver visto le prime foto di Higuaín a Torino, mi aveva già mandato un audio Whatsapp in cui proferiva un insulto in napoletano che risultò intraducibile in qualsiasi lingua neolatina, e che se pure fosse stato traducibile non avrebbe potuto essere pubblicato su nessuna testata regolarmente registrata in un tribunale, neanche su Charlie Hebdo. Ogni tanto vado a recuperare quei dieci secondi di pura arte vernacolare e li risento ancora. Così, giusto per riassaporare l’atmosfera elettrica di quel fine luglio 2016.

Anche alla Juve non è andata poi così male, anche se questi sono i gol segnati in tre stagioni

Alla Juventus, Gonzalo Higuaín ha vissuto delle stagioni altalenanti: ha segnato molto e diversi gol sono stati decisivi, alcuni sono arrivati proprio contro il Napoli, solo che la sua stella si è esaurita in poco tempo. Col senno di poi, si può dire che quel trasferimento abbia contribuito a consolidare gli equilibri (anche se sarebbe meglio dire squilibri) tecnici della Serie A di allora, ma anche che il suo impatto tecnico è stato meno fragoroso di quanto ci si potesse aspettare. Dal punto di vista emotivo e persino socioculturale, invece, l’impatto di quei giorni è stato gigantesco: il passaggio di Gonzalo Higuaín alla Juve è stato un grande trasferimento vissuto come un grande tradimento, il primo sull’asse Napoli-Torino ai tempi dei social network e con entrambe le squadre potenzialmente in lizza per vincere lo scudetto – al netto della chiara superiorità economica dei bianconeri. L’insofferenza nei confronti della Juve, un sentimento che sobbolliva da sempre nel multiverso del tifo napoletano, finì per detonare e per travolgere ogni cosa, raggiunse vette sublimi di creatività e velenosi abissi di odio e persino di minacce. Alla fine anche i tifosi della Juve si fecero trascinare in una rivalità che loro, a pensarci bene, non avevano mai considerato davvero.

Quanto a me, ricordo il terrore negli occhi della mia compagna – non napoletana e non tifosa – ogni volta che avrebbe sentito nominare Gonzalo Higuaín anche dopo la fine del ritiro di Dimaro Folgarida: chissà quante volte devo averle raccontato cose per cui non aveva il minimo interesse, chissà quanto deve essere stato pesante abitare a Napoli in quelle settimane. Personalmente, io capii che il lavoro di giornalista sportivo può essere bellissimo, lo è davvero in alcuni momenti, ma altre volte non si concilia assolutamente con l’idea di vivere dei giorni in modo placido, sereno, rassicurante. Soprattutto quando c’è il calciomercato, e infatti me ne sarei accorto in altre circostanze. Come tifoso del Napoli, l’unico momento in cui mi sono incazzato un po’ è stato quando Higuaín ha esordito con la Juventus. Era il 20 agosto 2016, era la prima di campionato contro la Fiorentina, la squadra di Allegri vinse per 2-1, in rimonta, dopo aver giocato piuttosto male. Il gol decisivo lo segnò proprio Gonzalo Higuaín.

In quel momento, forse solo in quel momento, realizzai che la Juve aveva comprato il giocatore più forte della mia squadra del cuore. E ho giurato a me stesso che non sarei andato mai più a Dimaro Folgarida. Un minuto dopo, però, ero tornato razionale e democristiano, la mia rabbia era già sbollita ed ero di nuovo in pace con il mondo intero, con il mio tifo per il Napoli, con la Juventus, con Higuaín e persino con Dimaro Folgarida, dove infatti sarei tornato nel 2018 per seguire un altro ritiro del Napoli. Durante quel ritiro la Juventus avrebbe acquistato Cristiano Ronaldo dal Real Madrid. Il Napoli in quel caso non c’entrava niente, per fortuna.